Watchmen, il mondo ha tante maschere

di Fabrizio Grasso

Watchmen, il mondo ha tante maschere

di Fabrizio Grasso
Watchmen, il mondo ha tante maschere

Watchmen, il mondo ha tante maschere

di Fabrizio Grasso

Lunedì è andato in scena il primo episodio doppiato in italiano dell’acclamata serie tv Hbo “Watchmen”, firmata da Damon Lindelof, già creatore di Lost. Un omaggio e un sequel del fumetto capolavoro di Alan Moore

Robert Redford è il presidente degli Stati Uniti d’America. E lo è da più tempo di chiunque altro abbia ricoperto quella carica prima di lui. È solo una delle tante provocazioni lanciate da Watchmenfumetto che rappresenta forse la punta di diamante delle opere di Alan Moore e Dave Gibbons e che oggi ritorna con una serie tv dal sapore di sequel, ma che in realtà è molto di più. Una sorta di espansione, quella che gli amanti dei videogiochi chiamerebbero DLC, che sposta le lancette del tempo più avanti di 35 anni rispetto all’originale.

Sebbene gli appassionati di comics si diletteranno a scovare i riferimenti, gli easter egg, le citazioni nascoste nelle diverse puntate, siamo di fronte a una serie che può essere vista anche da chi non abbia la minima idea di chi siano “Spettro di Seta” o il “Dottor Manhattan”. Perché il regista gioca soprattutto con il “Sogno Americano”, quello stesso “Sogno” che spesso e volentieri si trasforma in incubo.

La nuova serie firmata da Damon Lindelof (autore di Lost) è infatti ambientata ai giorni nostri, ad esattamente 34 anni dal misterioso avvenimento che colpì New York nel 1985: il Dottor Manhattan (protagonista principale della graphic novel di Moore, di cui si vede solo un piccolo cameo nel primo episodio) è ancora in esilio volontario su Marte e i vigilanti in maschera sono illegali dal 1977. I cellulari non esistono e il Vietnam è diventato la 51esima stella sulla bandiera americana. Non ci sono più le agitazioni per la guerra fredda fra Usa e Russia e per un mondo sull’orlo di un conflitto nucleare, stavolta le tensioni sono quelle razziali, sempre più alte in tutto il paese anche a causa delle politiche impopolari del longevo presidente Redford, volte a garantire risarcimenti economici agli afro-americani e agli altri gruppi che in passato hanno sofferto di discriminazioni razziali.

Nella zona di Tulsa (Oklahoma), tra i contrari si annovera anche la Settima Cavalleria, un gruppo terrorista fautore della supremazia bianca che è riuscito a entrare in possesso del diario di Rorschach, contenente la verità nascosta sull’incidente del 1985, e che, mascheratosi come il vigilante scomparso, prende di mira figure governative come gli agenti di polizia. Per proteggere questi ultimi e le loro famiglie da eventuali rappresaglie, vengono varate delle leggi che consentono alla polizia di operare a volto coperto. Proprio questo dettaglio è simbolo delle contraddizioni che caratterizzano quel mondo, scaturite dai fallimenti continui della politica americana: alla polizia è impedito di utilizzare armi da fuoco, e ogni volta che se ne vuole impugnare una è necessario ricevere il permesso dalla centrale. Il che, certo, da una parte è un bene, specie di fronte ai tanti morti ammazzati per errore. Ma d’altro canto pone i poliziotti in una posizione eccessivamente esposta, essendo facili bersagli per gli estremisti. Perché al centro di tutto c’è il solito dilemma su cos’è giusto e cos’è sbagliato, su quale sia effettivamente il male minore per la società.

In questo contesto si inserisce il personaggio di Angela Abar, interpretato dall’attrice premio Oscar Regina King, una detective della cittadina che, come tutti i personaggi della realtà alternativa ideata da Moore, nascondono una doppia identità al mondo, una vita segreta al “servizio” della legge. Angela è infatti Sorella Notte, una vigilante che veste un abito interamente nero, con mantello e cappuccio che le lascia scoperti solamente gli occhi, oscurati anch’essi con uno spray nero. Accanto a lei troviamo Wade alias Specchio (Tim Blake Nelson), la cui maschera lucente tende a riflettere sull’interrogato criminale il suo volto, mettendone in risalto i difetti e le paure; Terrore Rosso (Andrew Howard), un poliziotto comunista e vigilante di Tulsa che rende manifesto il suo credo politico già dall’abbigliamento acceso; Panda (Jacob Ming-Trent), il cui nome deriva da un buffo cappuccio che ricorda la testa dell’orso. Tutti rendono conto al commissario capo Judd Crawford, interpretato da Don Johnson, l’unico a non nascondere la propria identità con una maschera.

Watchmen è una storia di sangue, inganni e mascheramenti, per un mondo in cui non è chiaro se sia meglio sapere ed essere costretti ad agire oppure rimanere all’oscuro per vivere più tranquilli. Ma il problema è sempre lo stesso: “Quis custodiet ipsos custodes?” Chi sorveglierà i sorveglianti?

https://www.youtube.com/watch?v=-33JCGEGzwU
Il trailer ufficiale di Watchmen (HBO)

di Fabrizio Grasso, all rights reserved

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