VINITALY: VENI, VIDI, VINI – 2. ROSSO VERTICALE

di Fabrizio Spaolonzi

VINITALY: VENI, VIDI, VINI – 2. ROSSO VERTICALE

di Fabrizio Spaolonzi

VINITALY: VENI, VIDI, VINI – 2. ROSSO VERTICALE

di Fabrizio Spaolonzi

Ci siamo lasciati con un orizzonte rosso dopo aver passeggiato sorsi tra i bianchi d’Italia. Un orizzonte rosso rubino, lo vedevamo dritto davanti a noi, ma era sì, un orizzonte verticale.

Un respiro profondo per capire cosa ci aspetta. Non dico pianificare, impossibile, ma almeno orientarsi. Mi sembra di essere entrato da ore, invece sono appena le 15.00 e abbiamo fatto solo due regioni e un estero. Ci manca un mondo. A questo punto la lista dei non-fare, prevista inizialmente, si allunga inesorabilmente. E per deformazione D.O.C (di origine campanilista!), oltre che per avallare il certamente non sgradito desiderio dei mantovani, una buona parte del nostro tempo la impiegheremo in Piemonte. Ma non prima di essere passati dai padroni di casa. E allora, continuiamo a girare, ciak, Via col Veneto.

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I protagonisti che a Verona sono di casa ci regalano il sapore di un’accoglienza che non profuma solo di buon vino, ma che mette insieme la cortesia, la professionalità e l’esperienza con una straordinaria qualità. Ci accomodiamo grazie alle amicizie dei nostri amici mantovani, nella dimora Trabucchi d’Illasi, dove ci prepariamo a fare il definitivo, inesorabile passaggio ai rossi. E che rossi. Iniziamo a sederci, con la gentilissima Signora Raffaella che ci racconta un po’ dei loro vini, servendoceli, ed accompagnandoci prima con il salato e poi con il dolce. Appena messi in tavola i cantucci, capisco subito cosa avrebbe fatto seguito. Ma rimango concentrato sul mio bicchiere di Amarone. Molto buono, ma ecco che subito viene superato dal suo fratello nobile. Arriva la Riserva Cent’anni. E qui, un infinito sorriso di piacere si apre sui volti dei vari degustatori. Un attimo di pausa godereccia, ed ecco che a completare il trittico, già pronosticato dai cantucci, arriva lo splendido Recioto. Meraviglioso. Mai bevuto uno così, confermo subito a Matteo e Paolino che prontamente avevano anticipato le mie parole e che ora ribadiscono con un “visto?”. Pace dei sensi.

Dopo questo nettare è pero giunta l’ora di cambiare casa. E dai padroni di casa, ci spostiamo alla mia casa, Piemonte. Non è nemmeno necessario scegliere la collina, sappiamo esattamente dove andare, e puntiamo dritti verso Paolo, che vediamo a pochi metri da noi. Paolo Alberione. Commerciale per Batasiolo. Beni di Batasiolo nasce per volontà dei fratelli Dogliani, che diedero questo nome alla tenuta (da cui, in dialetto antico, appunto, Beni), che si estende su diversi vigneti nelle zone di produzione del Barolo. È qui che nuovamente il nostro orizzonte si tinge di un rosso verticale (anche se non propriamente detto..). Già, perché dopo rapidi convenevoli di rito, peraltro sempre molto graditi, ci ritroviamo in fila al banco, davanti al nostro futuro prossimo. E allora, diamo inizio alle danze, le danze per il palato. Barolo “base” e “Riserva”, poi Boscareto, Cerequio, Bofani, Brunate, Briccolina. Insomma, i Magnifici 7. Mi sembra di essere davvero a cavallo tra le colline, ed ogni sorso volgere lo sguardo a Monforte, poi a Serralunga ed a La Morra. E mentre vago, leggo un po’ di storia, ed ascolto il vino che mi viene raccontato.. Seven Heaven.

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Ci congediamo dagli ormai amici di Batasiolo, con appuntamento in Langa prima dell’estate. E-state certi che ci andremo!

Siamo quasi pronti ad andarcene, eppure, tutti sentiamo che manca qualcosa. Manca quella sensazione di raggiungere il numero perfetto, quel terzo sorso che, come accadde per il Barolo, deve lasciare un elegante gusto di addio, che ha il sapore di un arrivederci. Libro degli appunti alla mano, passo già in direzione uscita, troviamo esattamente il tris tanto atteso. Ed è proprio perfetto.

Non poteva esserci nulla di più azzeccato. Il trio vinicolo del trentino, Gumphof, Waldgries, Köferhof. Ma perché Trio? Perché le tre tenute, che restano indipendenti l’una dall’altra, si uniscono per condividere le proprie conoscenze, moltiplicare le proprie esperienze e costruire una collaborazione armonica, nel rispetto della diversità dei terreni, delle uve, delle cantine. Davvero una splendida storia di vi(g)na e di vigne, che mi impongo di tastare sul terreno reale nel futuro prossimo. Per ora, tasto nel presente! Un salto da ognuno, Pinot bianco, Sauvignon e Kerner. Avrei provato anche il Riesling, ma tutti, Fiera, produttori, e fegato, mi hanno detto che era ora di chiudere. In effetti non si può esagerare, tra bere e bere bene c’è un confine, netto e demarcato, che bisogna cercare di non travalicare. Certo, poi c’è il bere tanto bene e bere bene tanto, che sono un altro discorso…!

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Insomma, ci siamo. È davvero ora di uscire. Di mettersi alle spalle il primo Vinitaly della vita. Certamente il primo di una lunga serie. Non è ancora tempo di bilanci, perché più che quelli, la condizione è di s-bilanci! E i biglietti da visita, le brochures, gli appunti, i ricordi.. è tutto confuso tra passi, tasche e papille gustative….cala davvero questo tramonto, ma questa volta, è orizzontale. E tutto si spegne in questa notte color vinaccia, tinta di profumo e calda di esperienza. E in un sorriso, in un bacio di donna che in quei momenti ha l’ampiezza di un amore di-vino, finisce anche questo Racconto..

di Fabrizio Spaolonzi, all rights reserved

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