AND THE WIN(N)ER IS… VINHO DO PORTO

di Fabrizio Spaolonzi

AND THE WIN(N)ER IS… VINHO DO PORTO

di Fabrizio Spaolonzi

AND THE WIN(N)ER IS… VINHO DO PORTO

di Fabrizio Spaolonzi

And the Win(n)er is….Vinho do Porto

Già. Mi è venuta in mente un po’ per scherzo, un po’ come curiosità, ma non avendo trovato nulla di simile sul web, ho pensato che The Freak fosse la piattaforma giusta da cui lanciare l’Europeo dal punto di vista del vino. Una prassi che vorrei mantenere per i mondiali, quindi, cari lettori, datemi il tempo di rielaborare meglio l’idea e vi prometto un Campionato del mondo a suon di sboccio partita per partita!
In ogni caso, l’idea è ripercorrere le varie fasi del torneo, rendendo le partite di calcio delle sfide vinicole, e vedere, appunto, quale avrà la supremazia sugli altri. Per questo, con il sapore di questa storia un po’ diversa, mi sono gustato (anche amaramente!) le partite di EURO2016, attendendo la sentenza del campo che ha dichiarato il Portogallo vincitore finale, dove vincitore, nel nostro caso, è il Vinho do Porto!
Dunque, come sono andate davvero le gare, viste dal bicchiere?
Ecco prima di tutto chi si è presentato all’appuntamento francese. europeo

Sabrage dell’Europeo la sfida tra Francia e Romania, che ha inaugurato nelle terre di Saint-Denis questo atteso appuntamento andato giù tutto d’un sorso. Hanno messo piede a tavola 24 squadre, ma solo sedici di loro hanno superato l’affinamento. Al turno dopo, guardando il tabellone da sinistra a destra, l’avvicendarsi delle sfide ha comportato i seguenti risultati verso gli ottavi di finale: un match bianco-rosso tra Svizzera e Polonia, in cui i vitigni polacchi si impongono ai calci di rigore. Sfida intensa quindi giocata sulla qualità dei legni, che hanno permesso alle cantine di Zielona Góra e Cracovia di avere la meglio sui vicini d’Oltralpe che pur sin son difesi in maniera eccellente tra Pinot noir e Chasselas. Il Portogallo, schierato con i suoi intramontabili vini di Porto e Douro, ha superato le eccellenze croate, ancora troppo nuove per il mercato, e che hanno necessità di una maggiore evoluzione, seppur, con i loro numerosi e variegati vitigni inizino a rappresentare un gioco interessante sulla scena europea. Il Galles, certamente tra gli outsider, si beve i cugini nord irlandesi in una sfida più maltata che tanninica. Infatti, le due formazioni possono certamente essere rappresentate meglio dai loro scotch e whiskey che dai rispettivi sparkling wines ancora molto lontani dall’essere apprezzati all’estero.vini europei

Infine, una grande scuola di mastri birrai, il Belgio, si gioca la carta dei bianchi valloni e dei bianchi fiamminghi, e tra Riesling, Chardonnay, Auxerrois e Bronner riesce, vuoi per tradizione di fermentazione vuoi per ambizione, a superare gli ungheresi, che nonostante le loro 22 regioni vinicole lasciano purtroppo sul terreno più grappoli del previsto e chiudono il loro torneo con un raccolto modesto. Saranno stati felici i nostri imprenditori friulani! 
Lato destro del tabellone, pienamente rispettate le attese, con una sorpresa direi..vulcanica! Se da un lato infatti riesling, icewine, e famiglie traminer rispettano il loro dovere travolgendo gli avversari slovacchi, il particolarissimo “vino bruciato”, Brennivin, islandese abbatte le bollicine inglesi, spesso apprezzate in casa, ma che fuori fanno difficoltà ad emergere, come in questo caso. L’Italia, ça va sans dire, frena le ricorrenti ambizioni spagnole che nonostante i migliori Palomino de Jerez, Pedro Ximenez, Moscatel, Rioja, Navarra tra barrique e Morata, Piquet e Tempranillo, nulla possono contro il Belpaese che si limita, per modo di dire, ad aprire due bottiglie e bersi l’avversario. Un Sangiovese riserva apre la strada, anche ormai favorito da anni di scuola enologica ed affinamento piemontese, ed il colpo di grazia arriva forte, saporito, corposo, un Negramaro superiore, che sprigiona sul finire tutta la sua potenza.
La Francia, vuoi per una questione di “terroir” favorevole, vuoi per innegabile qualità, liquida la questione irlandese con facilità, d’altronde in tema di uve la Guinness non può fare la sua parte.
Al passaggio successivo la prevedibile vittoria dei vinhos tintos de Portugal sulla umile vendemmia polacca sono anticipatori di quarti(ni) interessanti. Sempre inattese, le bollicine delle terre di Cardiff mettono un po’ di frizzante e pongono fine alle ambizioni dei mastri birrai belgi delle terre del nord, che si ritrovano sotto di tre luppoli, rilanciando con un solo grappolo, ahimè non sufficiente per passare il turno. portogallo vinho

Scontata Francia-Islanda. Vuoi per simpatia, vuoi per curiosità, gli amici dell’isola pan-artica avevano iniziato a suscitare entusiasmi con le loro giocate etiliche, ma i padroni di casa avevano tanto da offrire ai loro ospiti, e sulle vigne di Saint-Denis, dove tutto ha avuto inizio, hanno presentato un’orizzontale di vini francesi: 5 barrique portate alle porte di Parigi dal resto della Francia, come fossimo in un ristorante stellato dell’Ile de Paris. Al quinto bicchiere i gaiser erano pieni, ed i fumi dell’alcool hanno fatto il resto.
Amara invece, purtroppo, la sconfitta italiana, che per la prima volta nella storia cede il passo. Sorso su sorso, con i Sommelier di mezza Europa a guardare ed assaporare la sfida, si è andati prima alle bottiglie di riserva e dunque agli assaggi con rigore. Ed è proprio lì che è mancato il fiuto. Da entrambe le parti molti errori sulla degustazione al buio, ma due gravi scivoloni, la bottiglia lucana che si presenta sul dischetto traballa sensibilmente e, al momento dell’apertura, sbaglia tutto, sa di tappo. Peccato, era stata messa sul tavolo proprio prima della fine del match! E poi, il Negramaro, versato fuori dal bicchiere, e, infine, il Franciacorta ’89 hanno fatto chiudere gli stand italiani, via dalla fiera, si torna in cantina per la prossima stagione.
Ci si avvicina al dolce finale, e dunque non poteva che essere il Vinho do Porto a qualificarsi per primo superando per 10% gradi a 7% i dragoni rossi del sud-ovest britannico che, comunque, possono vantare un ottimo risultato per questa edizione. Dall’altra parte dell’Esagono, a Marsiglia, i nostri cugini ed eterni rivali vendicano la tradizione italiana, eliminando la Germania. Botte piena e moglie ubriaca quindi per i maître rosé della Provenza, e ritirata dal mercato invece per le etichette ricche di Umlaut, che ancora non riescono a incontrare pienamente i gusti continentali.
Grand-finale dunque, Portogallo-Francia. Serata di Gala, solo bottiglie d’annata in campo. Una sfida di sapori, di sorsi, di gusti che si incalzano a ritmi sostenuti. Da una parte il meglio dei Vinhos Verdes, Porto/Douro, Algarve e Madeira, dall’altra Bordeaux, Champagne, Cote du Rhone, Sauternes… Il vino si inclina verso il bicchiere francese quando la bottiglia numero 7 sul ripiano portoghese si rompe, urtata da un Sommelier francofono. Cambio bottiglia, e la sfida si intensifica. La partita decanta, ne sorgono istanti a tratti dolci, ma nel complesso, sorso dopo sorso, si avverte la stanchezza di una lunga degustazione che sembra destinata ai cinque bicchieri. Ma, colpo di scena, da un vitigno della Guinea impiantato in Portogallo, una bottiglia annata 1987, tenuta in riserva, ecco che fuoriesce un vino d’eccellenza, capace di superare i rivali francesi e portare in patria, per la prima volta, non un calice qualunque, ma una coppa. Un paese in festa il Portogallo, tra cantine aperte e vini ovunque, i tifosi hanno assaporato tutta la notte il gusto più buono, quello della vittoria. E come si dice in questi casi, brindando in maniera diversa, “the win(n)er is..Portogallo”.

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