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Venne l’amore e ti rapì gli occhi
lucerne, splendore di taciti sorrisi.
Nudò i fianchi timidi di peccato
pallidi al sole nella stanza sul mare.
Quel mare nascosto dietro carezze di lacrime
e gemiti profani di gabbiani affamati.
Venne l’amore e ti morse la carne
cosparsa di sangue e odori sconosciuti.
Sulla brace s’infiamma il suo petto celeste
e smorta inaridisce la tua fronte sudata.
I cuori esalano il loro ultimo respiro
prima di un abbraccio téner fatale
troppo caldo da far sentire freddo
troppo vero da istigare promesse.
E mentre la giovinezza ricama menzogne
solo il presente sa mieter speranze.
E quando dai corpi s’allontana il pudore,
Il vizio li coglie, è Amore è Amore.
di Enrichetta Glave, all rights reserved