Surrealismo e magia al Guggenheim

In questi giorni di frenesia per la Biennale Arte che è stata inaugurata il 23 aprile, Venezia apre le sue porte alla magia occulta.

di Cristina de Palma

Surrealismo e magia al Guggenheim

Surrealismo e magia. La modernità incantata.

di Cristina de Palma

Surrealismo e magia al Guggenheim

Surrealismo e magia. La modernità incantata.

In questi giorni di frenesia per la Biennale Arte che è stata inaugurata il 23 aprile, Venezia apre le sue porte alla magia occulta.

di Cristina de Palma

Venezia città di arte e magia. Si apre così la prima mostra internazionale dedicata all’interesse nutrito dai surrealisti per la magia, l’esoterismo, la mitologia e l’occulto. 

La mostra, nata dalla collaborazione tra la Collezione Peggy Guggenheim e il Museum Barberini di Potsdam, ha aperto le sue porte il 9 aprile scorso, offrendo uno sguardo inedito sul movimento di André Breton, Max Ernst e compagni. 

Sono circa sessanta le opere esposte nello splendido decoro di Palazzo Venier dei Leoni, sul canal Grande, dimora storica della collezionista Peggy Guggenheim. Non è un mistero il forte legame esistente tra la collezionista americana e i principali fondatori del movimento surrealista degli anni ‘20 e ’30, tra i quali Max Ernst, ex marito della “dogessa” – così veniva chiamata la mecenate veneziana vista la sua importanza nella vita culturale e social della città. 

Come racconta la curatrice della mostra, Gražina Subelytė nel saggio contenuto all’interno del catalogo della mostra veneziana: 

Con il Manifesto del Surrealismo, pubblicato nell’ottobre del 1924, lo scrittore francese André Breton fonda un vero e proprio movimento letterario e artistico. Negli anni Venti del XX secolo la cerchia di Breton è formata da un circolo ristretto di poeti e artisti, soprattutto francesi, ma un decennio più tardi il Surrealismo è già considerato il più importante movimento d’avanguardia in Francia. Una sorta di corrente intellettuale dal fermento internazionale, il cui apogeo è rappresentato dalla Exposition internationale du surréalisme, che si tiene nel 1938 a Parigi e che riunisce più di duecento opere d’arte di sessanta partecipanti provenienti da quattordici paesi“.

E proprio nella meravigliosa cornice di casa Gugghenheim, si può ammirare il ricco patrimonio surrealista presente nella collezione, con un occhio attento questa volta alla tradizione dell’occulto. La mostra si sviluppa su dodici stanze e segue un percorso ben preciso tracciato dall’alchimia, la metamorfosi, i tarocchi, la nozione dell’artista come mago e della donna come essere magico. Sono quasi una ventina gli artisti esposti, tra i quali troviamo Victor Brauner, Leonora Carrington, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, Paul Delvaux, Max Ernst, Leonor Fini, René Magritte, Kurt Seligmann, Yves Tanguy, Dorothea Tanning, e Remedios Varo. 

Venezia, Collezione Guggenheim
Max Ernst (1891–1976)
L’Europa dopo la pioggia II , 1940-1942

I surrealisti si sono interessati alla magia perché, grazie ad essa, hanno preso le distanze dal pensiero razionale, trovando una sorta di metodo per comprendere e trasformare la realtà prescindendo dall’uso della ragione. Una salvezza intellettuale che ha permesso loro di fuggire mentalmente dagli orrori delle due guerre mondiali, viaggiando in quella terra di mezzo abitata dall’inspiegabile, dallo stupore e dall’inconscio. Freud definisce la magia come una specie di onnipotenza del pensiero e sottolinea il fatto che i nostri pensieri e i nostri desideri possono essere così forti da influenzare la nostra realtà. E così i surrealisti hanno iniziato a vedere se stessi come dei maghi che possono cambiare il mondo.

Da un punto di vista cronologico, l’esposizione spazia dalla pittura metafisica di Giorgio de Chirico, datata intorno al 1915, all’iconico dipinto di Max Ernst La vestizione della sposa, del 1940, fino ad arrivare all’immaginario occulto delle ultime opere di Leonora Carrington e Remedios Varo. E proprio le donne sono al centro di questa mostra, sia come artiste che come modelle. Una rivincita artistica importante, grazie ai dipinti che pongono l’essere femminile al centro delle opere. Le varie figure ritratte diventano alter ego femminili che esprimono la capacità di essere artefici del proprio destino. Sono rappresentazioni di donne forti, ibride, senza nessuna paura, che gridano chiaramente la propria autonomia.

Vengono messi in discussione gli stereotipi di genere: le donne sono seduttrici letali e ibridi femminili come la sfinge, protagoniste di rituali al di fuori del tempo e dello spazio. L’uomo, invece, riveste un ruolo marginale, diventando passivo e debole. 

Max Ernst La vestizione della sposa (a sinistra)
– Leonor Fini La pastorella delle sfingi (a destra)

Un’intera sala è poi dedicata ai lavori di Kurt Seligmann, artista e studioso di occultismo di origine svizzera, autore del libro “The Mirror of Magic” del 1948, divenuto un classico dell’occulto. ampiamente letto dai surrealisti, tra cui la stessa Carrington. Collezionista di testi ermetici, unitosi al movimento surrealista nel 1934, Seligmann ebbe un ruolo fondamentale nel favorire il legame tra le attività del gruppo surrealista e l’occulto, soprattutto durante il periodo dell’esilio negli anni quaranta del XX secolo, quando la magia e il mito divengono due degli interessi più pressanti del movimento.

Dodici stanze che raccolgono il nettare del surrealismo, e che dimostrano una volta ancora come arte e realtà siano legate da sempre da un filo sottile che unisce bellezza e voglia di fuggire dagli eventi storici un po’ infelici.

La mostra è visitabile fino al 26 settembre 2022.

Dal 22 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023, si sposterà al Museum Barberini di Potsdam in Germania. 

Per info: https://www.guggenheim-venice.it

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