A Palazzo Bonaparte a Roma dall’8 ottobre al 26 marzo 2023 si tiene una mostra completamente dedicata a Van Gogh.
Noi di The Freak non possiamo non consigliarla come meta per chiunque abbia un amore per l’arte e per l’immenso genio che caratterizza la persona di questo artista.
Questa mostra – ve lo diciamo subito – è diversa da qualsiasi altra mostra su van Gogh!
Siamo alla vigilia dei 170 anni dalla nascita del pittore olandese: 50 sono le opere esposte, che arrivano direttamente dal Kröller-MĂĽller Museum: fra loro anche l’iconico autoritratto dell’artista.

All’ingresso si viene accolti con un filmato che riassume la vita di Van Gogh con varie manifestazioni visive.
Si parla delle sue influenze e del suo sregolato stile di vita e carattere.
Si cita il suo travagliato rapporto con Gauguin le sue diverse permanenze in istituti di cura, il suo tentato suicidio e la sua morte nel 1891 in compagnia del solo amato fratello Theo.
Parliamo di una vita caratterizzata da malessere e solitudine, ma che nonostante ciò lo porta a dover essere definito pioniere di una sensibilità artistica moderna.
“L’arte sgorga dall’anima“, scrive a Theo.
Questa mostra è strutturata su due piani e caratterizzata dalla presenza di molteplici sale attentamente allestite con giochi di luce e ombra, volti a fare concentrare l’attenzione visiva dello spettatore ad ogni dettaglio delle tele esibite.
Siamo in un palazzo dai soffitti alti e mozzafiato, ma nonostante ciò l’allestimento ci porta in un’atmosfera intima dove, con la voce dell’audioguida tra le orecchie ,tutto ciò che dobbiamo fare è lasciarci trasportare in un percorso di vita che sappiamo travagliato, ma carico di emozioni. Differentemente dalle solite mostre, questa sembra farci soffermare molto su un Van Gogh prima dei suoi colori caldi e sgargianti.
Parliamo di un artista che dipinge gli ultimi della società , quali contadini, tessitori e artigiani, gente scelta per la sua schiettezza, umile e per tale ragione unica.
I colori prevalenti sono il grigio, marrone, verde militare e le loro diverse sfumature. Non si può non rimanere estasiati nel guardare opere come “Donna che pela patate” o la tanto nota “Mangiatori di patate“.

Si è soliti collegare Van Gogh ai suoi colori brillanti e studiati, alle pennellate marcate e che sembrano muoversi con il paesaggio, ma lui non è stato solo questo.
Questa esibizione ci evidenzia un intero processo di crescita e consapevolezza che ha fatto parte della intera vita dell’artista.
Non può non cogliersi la sua sofferenza e la sua esigenza di continuare a fare arte nonostante la vita gli remasse contro. Le opere esposte in questa mostra evidenziano inoltre la passione di Van Gogh per il viaggio e con esse finiamo per passeggiare anche noi, esplorando ogni città e campagne da lui attentamente ritratte.
Le sue tappe sono dedicate all’evoluzione del segno e alla ricerca del “senso moderno del colore”.
In Olanda approfondisce il disegno e il chiaroscuro. A Parigi affronta il tema del colore. Ad Arles si dedica alla luce colorata. A Saint-RĂ©my approfondisce l’espressivitĂ del tratto.
Potremmo interrogarci dopo una mostra del genere circa l’esistenza di una definizione di anima fragile. Così come ci si può interrogare su come possa una emotività spiccata diventare anche la condanna di qualcuno. Come si fa a trovare un equilibrio quando la vita attorno a te risulta stretta e qualsiasi particolare ha la capacità di segnarti nel bene o nel male?
Una risposta immediata a questi interrogativi è assai difficile, ma ciò che è certo è che la capacità di far commuovere e sognare non possa non scorgersi nelle opere di Van Gogh. Artista che si è abbeverato di ogni tramonto, di ogni soffio di vento e squarcio di luce, che ha lasciato ad ogni oggetto che gli accarezzasse la vista di prendere vita e esprimere uno stato d’animo.
L’incapacità di esprimersi al meglio è purtroppo una problematica abbastanza comune, soprattutto in una generazione come la nostra fatta di like ed emoticon, una generazione dove spesso l’apparenza conta più di urlare in faccia cosa possa mai farci del male.
Non si può non riconoscere a quel “rivoluzionario” di Van Gogh, la sua ingenua e pura capacità invece di mettersi a nudo con i suoi quadri, con la evidente necessità di avere una voce anche quando le parole non sanno essere abbastanza.
Persino quando il mondo fallisce e l’uomo non comprende la genialità , l’arte parla.
Una risposta
Articolo eccellente che ti fa entrare nell’arte del pittore con semplicità ma analitica competenza