Sputnik, la geopolitica
prima della salute

Vaccino Sputnik, la geopolitica
prima della salute

Il vaccino russo potrebbe essere la soluzione alla mancanza di dosi
ma l'Europa vuole vederci chiaro. Attenzione alla salute o solo geopolitica?

di Simone Pasquini

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di Simone Pasquini
Sputnik

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Vaccino Sputnik, la geopolitica
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Il vaccino russo potrebbe essere la soluzione alla mancanza di dosi
ma l'Europa vuole vederci chiaro. Attenzione alla salute o solo geopolitica?

di Simone Pasquini

In questi giorni non si sta facendo altro che parlare di vaccini: quanti sono? Quanti ne arriveranno? Perché in Italia ancora in tanti non sono stati vaccinati? Tante domande che esigono una risposta, mentre i negozi sono costretti a rimanere chiusi (molti lo saranno ormai per sempre) e il sentimento di frustrazione nelle persone è più che palpabile. Ogni nuova ondata porta con sé la promessa che le chiusure ed i sacrifici saranno quelli definitivI, finché la realtà non si incarica immancabilmente di smentire queste promesse. 

In questo clima di agitazione, molti animi erano stati rincuorati dal recente annuncio della possibile autorizzazione all’acquisto da parte dell’Italia del vaccino russo Sputnik. Il vaccino di Putin è effettivamente un prodotto molto ricercato da quei Paesi, europei e non, che non hanno ancora potuto approvvigionarsi dalle arcinote case farmaceutiche che ormai conosciamo tutti molto bene. Giusto ieri, l’Iran ha comunicato con soddisfazione l’arrivo di altre 100.000 dosi dalla Russia, che sommate a quelle già giunte nel Paese da febbraio arrivano quasi a quasi mezzo milione.

In Italia, già da tempo attori istituzionali e non avevano richiesto al Governo di prendere in considerazione il vaccino Sputnik. Ora, finalmente, l’Agenzia Italiana del Farmaco e l’EMA (il suo equivalente europeo, che “coordina” tutte le agenzie del farmaco degli Stati membri) stano da alcune settimane procedendo alle valutazioni necessarie per comprendere se il vaccino russo sia efficacie ed in quale misura, oltre ad accertarsi che non sia dannoso per la salute. 

Al netto delle questioni scientifiche, però, è impossibile negare che dietro alla decisione di acquistare o meno il prodotto russo ci siano delle importanti logiche di tipo geopolitico. E’ risaputo che la Russia, sebbene fosse stato il secondo Paese al Mondo (il primo è stato la Cina) a brevettare un vaccino contro il COVID-19, l’attuale soglia di vaccinazione nella Federazione è estremamente bassa, quasi insignificante (poco sotto il 3% della popolazione).

Sebbene molto sia dovuto ad una scarsa propensione dei russi a vaccinarsi, diversi osservatori hanno paventato la possibilità che questo sia in parte frutto di una scelta del Governo, il quale cercherebbe di conservare più dosi possibili per venderli all’estero, mascherando tutto sotto la parvenza di una scadente organizzazione vaccinale. Sicuramente, la possibilità di essere uno dei pochi fornitori di vaccino al Mondo permette alla Russia di avvalersi di un’arma politica molto forte, cosa che disturba molto i suoi principali avversari, in particolare le istituzioni europee.

Da mesi le relazioni fra UE e Russia si sono fatte estremamente tese, soprattutto a partire dall’arresto del dissidente russo Navalny dopo il suo ritorno in Russia. La netta condanna dell’Europa riguardo il barbaro trattamento riservato da Putin al suo avversario non è stata molto apprezzata da Mosca, la quale non vede l’ora di far valere la propria posizione di forza nei riguardi di una Europa che si trova in un cronico problema di approvvigionamento delle dosi dalle principali case farmaceutiche.

Molto hanno pesato le recenti parole di Thierry Breton, commissario UE al Mercato Interno, il quale pochi giorni fa ha decisamente negato la necessità per l’Europa di doversi abbeverare alla fonte (vaccinale) russa. Immediata la replica stizzita di Putin, il quale ha sostanzialmente definito Breton un uomo prevenuto che vuole difendere gli interessi di certe industrie piuttosto che la vita delle persone, ed ha ribadito la maggiore efficacia del vaccino russo rispetto quello commercializzato dalle case farmaceutiche occidentali. Forse potremo vedere degli importanti dopo la conclusione del Consiglio Europeo, che si sta svolgendo propri proprio in queste ore e che è stato dedicato anche alla discussione del futuro delle relazioni russo-europee. 

Al netto delle speculazioni politiche, in due recenti interviste televisive i professori Crisanti e Galli hanno esposto degli interrogativi che ancora aleggiano sul vaccino di Putin e che devono necessariamente essere chiariti prima di procedere ad una somministrazione di massa. La modalità di funzionamento su cui si basa lo Sputnik, spiegano i due esperti, è sicuramente molto innovativa, ma potrebbe presentare dei problemi di efficacia in particolare nei confronti delle varianti, che ormai costituiscono di per sé un problema nel problema.

Anche loro ribadiscono che non possono assolutamente esserci fughe in avanti fino all’approvazione definitiva dell’EMA, la quale però ha bisogno di tutto il materiale necessario per poter esprimere un giudizio con cognizione di causa. Cosa tutt’altro che scontata, considerata la provenienza dl prodotto. 

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