Un viaggio nel “BRT pop”: intervista a Bartolini

di Stefano Frisenna

Un viaggio nel “BRT pop”: intervista a Bartolini

di Stefano Frisenna
Un viaggio nel "BRT POP": intervista a Bartolini

Un viaggio nel “BRT pop”: intervista a Bartolini

di Stefano Frisenna

Anacronistico, pionieristico e con una vita da “artista fuori sede“: così avevamo descritto Bartolini qualche mese fa dopo il suo EP d’esordio, BRT Vol. 1, senza dubbio una delle più gradite sorprese musicali di questo 2019. Bartolini, nel frattempo, non si è fermato a quello che sembra essere il primo capitolo di un diario segreto nascosto nel cassetto di un liceale, ma è andato avanti pubblicando due singoli di forte impatto: Ferrari – al primo posto tra i suoi brani più ascoltati su Spotify con oltre 100.000 streams – e Te in particolare, il suo ultimo lavoro uscito solo due giorni fa e che sembra destinato ad un futuro quantomeno altrettanto roseo.

Noi di The Freak, che ai cantautori emergenti stiamo sempre particolarmente attenti, abbiamo deciso di scambiarci quattro chiacchiere, tracciando un bilancio dei risultati raggiunti finora e cercando di capire quali saranno le prossime mosse del ventiquattrenne cantante di origine calabrese.

  • Uno dei più vecchi cliché della musica è “la seconda opera è sempre la più difficile”. Ora che sei arrivato al post Vol.1, cosa puoi dirci su questa affermazione?

Devo dirti la verità, mi sento ancora molto lontano da questa affermazione perché non considero il Vol.1 come una prima opera vera e propria, bensì più come una sorta di diario personale.

  • Se il primo album è stato concepito in parte durante gli anni inglesi, in questa nuova fase è cambiato il tuo modo di scrivere? O recupererai comunque idee nate a Manchester?

La mia scrittura cambia di continuo e mi piace sperimentare molto. Nel nuovo disco mi pare non ci siano idee nate a Manchester, o almeno per adesso visto che ci vado domani. 

  • Dal punto di vista prettamente musicale, possiamo aspettarci qualcosa di nuovo? Quali sono le influenze per il tuo futuro prossimo?

Rispetto all’inizio sto attraversando una fase diversa, sicuramente più consapevole, più sintetica e questo credo si senta nelle nuove canzoni. Parliamo sempre di pop con varie influenze da mondi musicali che inconsciamente mi compongono come persona prima di tutto. Vi è sempre una maggioranza di elementi Brit, infatti ogni tanto scherziamo definendolo “BRT POP”.

  • Ora che stanno aumentando i riconoscimenti da parte del pubblico, è cambiato il tuo modo di vivere il progetto?

Cerco di vivere la cosa sempre nello stesso modo, ma allo stesso tempo di sperimentare cose nuove ogni giorno. Comunque sono molto contento di come sta andando, in poco tempo sento di aver raggiunto traguardi molto importanti, sicuramente inaspettati e questo è anche merito di belle persone che sono state al mio fianco e che continuano a starci.

  • Dato che la tua “setlist” crescerà negli anni, quali sono i pezzi che ti porterai sempre dietro da Vol.1?

Probabilmente tutti. Penelope sicuramente.

Penelope, brano presente in BRT Vol. 1
  • Qual è secondo te la frase più bella che tu abbia scritto?

In genere non sono mai soddisfatto delle cose che scrivo quindi non riesco a darti un parere personale a riguardo. C’è una frase che piace tanto a diverse persone, di una canzone che ho scritto tre anni fa e che sarà nel disco ma non voglio spoilerare niente.

  • Qual è stato il concerto più bello del tuo tour? Un aneddoto particolarmente divertente di questi ultimi mesi?

Le due aperture a Calcutta, a Cosenza e Majano di Udine; il MI AMI e Sherwood. Per un ragazzo che viene dalla provincia, suonare nella mia (Cosenza) è stata un’esperienza devastante a livello emotivo. Suonare in quella piazza davanti alla mia famiglia e ad un mare di gente che mi ha accolto con un affetto inaspettato, in apertura ad uno degli artisti italiani che stimo di più, è stato incredibile. Sherwood a Giugno, dove abbiamo avuto diversi problemi tecnici, ma alla fine credo sia stata la data più divertente. Si è rotto il basso elettrico ed il bassista ha suonato una chitarra acustica a mo’ di basso. Padova è sempre incredibile con me ed è una piazza a cui sono particolarmente affezionato.

  • Hai mai pensato ad un “piano B”? Ad un Bartolini non musicista?

No, il mio piano B ha già fallito.

  • Cosa puoi dirci su Bartolini nel privato? Sei più un lettore o un “netflix guy”? C’è un opera che ti piace in particolare?

PEAKY F****** BLINDERS, BoJack Horseman e Jim Carrey sono tutta la mia vita. Sono un fan della beat generation, di italiani apprezzo molto Bufalino, Tondelli.

  • Il 2018/2019 è stato il biennio del Gin Tonic. Quale usanza britannica dovremo importare nel 2020?

Maggiore attenzione alla musica, in particolare durante i concerti.

  • Dato che siamo a fine anno, quali sono le migliori uscite discografiche del 2019 secondo te?

Fontaines D.C. – Dogrel

DIIV – Deceiver 

The Radio Dept. – I Don’t Need Love, I’ve Got My Band

Foxygen – Seeing Other People 

Toro y Moi – Outer Peace

  • Qual è la canzone italiana che avresti voluto scrivere?

Fred Bongusto – Una rotonda sul mare

  • Cosa pensi della scena attuale? Hai un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare?

Posso dirti che sicuramente mi piace qualcosa da ogni scena e sarei molto curioso di collaborare con artisti che fanno roba diversa da quello che faccio io. Se dovessi sceglierne uno definitivo, però, ti direi Brunori.

di Stefano Frisenna, all rights reserved

Da oggi troverete su Spotify la nostra nuova playlist, con tutte le novità firmate dai migliori cantautori emergenti italiani: Brand New Italians, a cura di Stefano Frisenna.

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