Un salotto da attraversare in punta di piedi

di Ariella Fonsi

Un salotto da attraversare in punta di piedi

di Ariella Fonsi

Un salotto da attraversare in punta di piedi

di Ariella Fonsi

Alberto Sordi ha detto che Roma è un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi, come se fosse un posto talmente etereo da meritare la nostra più completa attenzione e rispetto. Chi vive a Roma sa che, nella quotidianità, la capitale può sembrare più che altro una giungla, selvaggia e disordinata, nella quale sopravvivere. Ti senti in Jumanji per la maggior parte della giornata: cercando di scansare con la macchina le buche sull’asfalto, nell’ingorgo del traffico mattutino con la gente che impreca, nelle file interminabili negli uffici (o delle poste per pagare le multe), nella ricerca dello zen interiore mentre intorno a te regnano confusione e disservizi. L’abitante medio è un Alan Parrish che cerca il suo piccolo angolo di pace e tranquillità in cui vivere.

La notte, però, Roma ritorna ad essere quello splendido salotto che Alberto Sordi vedeva anni addietro, un’opera d’arte da assaporare con calma in un museo. Vivo a Roma da anni e molti sono stati i momenti di contemplazione in cui ho percepito la bellezza e la maestosità di questa città, ma uno mi ha colpita in particolar modo. Camminando per i vicoli, distratta dalla musica (un sottofondo di “La sottile linea bianca” degli Afterhours), mi sono resa conto di essere arrivata a Piazza Venezia e che l’Altare della Patria, di solito affollato da turisti in preda a raptus fotografici, stava lì, solo e maestoso. Stavo “spiando” ciò che di giorno mi viene difficile osservare, e mi ha rapita la bellezza, quella del Monumento del Vittoriano dormiente, del Foro Romano deserto, delle strade millenarie silenziose che evocano l’antica grandiosità di una città eterna.

Eccola, la capitale da attraversare, per quanto la si possa odiare quando è jungla, la si ama quando è salotto.

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Foto di Ariella Fonsi

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