Un mercante d’arte si racconta: intervista ad Antonio Lagioia

di Marica Dazzi

Un mercante d’arte si racconta: intervista ad Antonio Lagioia

di Marica Dazzi

Un mercante d’arte si racconta: intervista ad Antonio Lagioia

di Marica Dazzi

Un mercante d’arte si racconta: l’intervista ad Antonio Lagioia

L’evoluzione della concezione dell’arte nella nostra storia sicuramente non si è fatta mancare nessun passaggio: dalla ricerca della perfezione nella proporzione fra la testa e l’altezza degli antichi greci (fonte di rimpianto costante per le nostalgiche della moda della taglia 46, che, come me, di fronte ai poster di Kate Moss si consolano pensando che un tempo il prototipo fosse la Venere di Milo, e subito dopo, per premiarsi della raffinatezza del pensiero appena partorito, si sentono giustificate a ingozzarsi di cannoli), allo sgomento naturalistico dei paesaggi romantici, la cui finalità era quella di sbalordire l’uomo provandogli materialmente la sua impotenza (funzione alla quale oggi supplisce la visione della gente in fila all’Apple Store di domenica pomeriggio), fino ad arrivare all’urlo universale di Munch, strazio storico per la consapevolezza ottenuta riguardo l’entità della razza umana (per una versione più recente dell’opera vi invito a visualizzare la mia foto-ritratto su Instagram la sera delle ultime elezioni). Li abbiamo vissuti tutti, ospitati, promossi, passati.

L’arte ha cambiato volto e funzione di epoca in epoca, e questo è stato detto e scritto in tutte le salse, ciò che però a scuola non si studia è il ruolo di chi apre e chiude il sipario di tale spettacolo: il mercante d’arte,  personaggio chiave di questo settore che, ad oggi ma non solo probabilmente, rappresenta il punto di forza della nostra nazione (almeno è quello che in Erasmus i tuoi colleghi saranno soliti dirti per risollevarti il morale dopo aver citato il nostro oramai nostalgico bunga bunga, sempre però solo dopo aver osannato gli spaghetti).

Incuriositi da questa figura, dunque, noi di TheFreak, abbiamo pensato bene di intervistare Antonio Lagioia, mercante d’arte appunto, che ci ha concesso il piacere di approfondire la conoscenza di questo lavoro:

Sicuramente la definizione “mercante d’arte” rende l’idea di un lavoro affascinante ma, per i profani, in cosa consiste praticamente la sua attività?

Per lo più vado a caccia di talenti e, una volta che li ho scoperti, mi occupo di organizzare loro mostre e cataloghi, e di farne scrivere ai critici, cercando di creare agli artisti una vera e propria carriera. Poi c’è un altro aspetto del mio lavoro che riguarda invece la ricerca e la raccolta delle opere dei grandi maestri del novecento deceduti, molte di queste sono custodite in collezione private e in archivi.un-mercante-darte-si-racconta-intervista-ad-a-L-OjGOCZ

Come si diventa “mercante d’arte”?

Sicuramente per passione ed intuito. Non deve nemmeno mancare la voglia di rischiare. Io sono stato introdotto in questo mondo dallo scultore Emilio Greco, è stato lui a trasmettermi l’amore per l’arte. Negli anni ho avuto poi modo di conoscere artisti del calibro di Renato Guttuso o di Aligi Sassu.

Qual è la situazione di questo tipo di mercato in Italia? Lei ha spesso esposto all’estero, e presto lo farà in Svizzera: quali sono le differenze con la nostra nazione?

Ho esposto in molti Paesi all’estero, anche a New York. Adesso, ad esempio, stiamo preparando una mostra a Londra. In Italia purtroppo questo è un mercato che, senza usare mezzi termini, sta morendo. Negli altri Stati c’è molto più entusiasmo, in modo particolare proprio per l’arte italiana. I nostri apparati governativi poi, al contrario degli altri, non aiutano affatto il nostro settore: abbiamo delle imposte fiscali molto alte, come l’Iva indetraibile al 22 %. Sono naturalmente tutti fattori che contribuiscono ad invogliare gli imprenditori ad investire altrove.

Qual è il suo rapporto con gli artisti che espone? Chi fra loro l’ha più influenzata?

Naturalmente a causa della mia carriera conosco molti artisti ma di certo, come ho già anticipato, se mi poni questa domanda non posso che rivolgere il mio pensiero ad Emilio Greco. Come dicevo è stato proprio lui, che parlandomi della sua arte, mi ha fatto innamorare di questo mondo. Ogni giovedì ricordo che portavo del pesce da Bari a Roma e lui mi attendeva felicissimo per mangiarlo assieme. È stato proprio in quelle serate, ascoltandolo, che ho preso la decisione di fare questo mestiere.

Cosa consiglierebbe ad un giovane che volesse intraprendere la sua carriera?

Del nostro mestiere si dice che si comincia con un soldo e un quadro e ci si ritrova, alla fine, dopo cinquant’anni, sempre con un soldo ma circondati da milioni di quadri. È facile cadere nella spirale di volerne acquistare sempre di nuovi, sempre di più. Gli consiglierei sicuramente di stare attento.

In questi giorni, come abbiamo accennato, sta esponendo a Bellinzona, in Svizzera, ci parli di questa sua ultima mostra.

Sì, si tratta di una mostra dedicata al pittore Sassu, nella quale abbiamo cercato di percorrere interamente il suo cammino artistico. Consta di ben sessanta opere, ventisei delle quali ci sono state prestate dalla galleria di Lugano, alcune invece arrivano da Milano e la gran parte dalla mia stessa collezione personale.

A cura di Maricia Dazzi

Cogliendo l’occasione per rivolgere i migliori auguri al signor Lagioia per l’esito della mostra, vi invitiamo a visionare l’articolo che abbiamo scritto a riguardo sulla nostra rubrica di Arte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati