Tra la vita e la morte. L’attesa

di Aretina Bellizzi

Tra la vita e la morte. L’attesa

di Aretina Bellizzi

Tra la vita e la morte. L’attesa

di Aretina Bellizzi

Codice nero di e con Riccardo Lanzarone

musiche Giorgio Distante 

una produzione Cantieri Teatrali Koreja

Vincitore del Festival Young Station 8

L’attesa. Di morire o di vivere ancora. Nonostante la malattia. Salvatore Geraci nell’ospedale in cui si trova continua a chiedere e a chiedersi: tocca a me? Ma per fare cosa? Non si sa. Intanto aspetta e il suo tempo si dilata fino a includere nel presente i ricordi del passato e i sogni futuri.

Un continuo oscillare sospeso tra momenti diversi, alcuni già vissuti, altri solo immaginati, un viaggio compiuto tutto e soltanto con la fantasia; a tratti si ha l’impressione che la malattia di Salvatore stia tutta lì, dentro la sua mente. E invece quella è l’unica rimasta libera in un corpo costretto all’immobilità.

Perché Ricotta, questo il suo soprannome, ha un tumore e dall’ospedale non può uscire. Sembra in prigione. L’infermiere come un carceriere scandisce i tempi del personaggio, così come la musica scandisce i suoi movimenti.

Codice nero, primavera dei teatri

La drammaturgia sonora di Giorgio Distante, in scena con la sua tromba e diversi strumenti, sembra modulare la presenza di Salvatore come fosse un burattino. O un uomo tornato bambino che a turno e a ripetizione si rivolge alla madre, ricorda il padre e si appella a Santa Rosalia. Un uomo rimasto solo, in compagnia di se stesso, del suo desiderio di salvarsi e di sposarsi. Anche ora che rischia di diventare un codice nero, ora che rischia la vita torna a essere un artificiere e ad accendere luci in un posto dove le luci si spengono, una dopo l’altra, continuamente. Sa che la sua prima notte di nozze può diventare la prima notte di morte.

La prima notte di quiete. Cerca con disperata forza di rimanere attaccato alla vita, impregnato della polvere da sparo con cui per anni ha lavorato, diventa lui stesso esplosivo. Salvatore fin da subito dice tutto e a volte troppo, spesso anche quello che non serve. E insieme al protagonista anche lo spettacolo si avvolge vorticoso su se stesso riproponendo una stessa struttura ritmica che talvolta disorienta.

Riccardo Lanzarone, nonostante qualche soluzione drammaturgica poco chiara, mostra la capacità di tenere viva l’attenzione e la curiosità dello spettatore, la sua vitalità scenica emerge fin oltre lo spettacolo sempre puntuale, esplosiva.

di Aretina Bellizzi, all rights reserved

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