Torna Wes Anderson con "Moonrise Kingdom"

di Redazione The Freak

Torna Wes Anderson con "Moonrise Kingdom"

di Redazione The Freak

Torna Wes Anderson con "Moonrise Kingdom"

di Redazione The Freak

Il nuovo gioiellino del sorprendente e stravagante regista Wes Anderson colpisce e conquista con tutta la sua fiorita e consapevole ingenuità. Se proprio si vuole essere accademici Moonrise Kingdom è una fiaba per adulti con i bambini, ma se questa semplice definizione non esaurisce la totalità di un mosaico così prezioso, sicuramente suggerisce la raffinatezza e l’esuberanza che presiedono ad una storia così eccezionalmente affascinante, una strumentazione complessa di suoni, colori ed emozioni.

Sam è un ragazzo orfano, scout nel camp Ivanhoe, Suzy è una ragazza sensibile e irrequieta. I due ragazzini si invaghiscono reciprocamente al loro primo incontro, così che decidono che l’unico modo per instaurare una relazione è intraprendere un’avventurosa fuga d’amore. La loro azione mobiliterà la piccola comunità di New Penzance e l’intero campo scout, originando una serie di inenarrabili e incredibili peripezie.
Moonrise Kingdom è un film di tonalità screziate e di pennellate policromatiche. Ad una sequenza di immagini iniziali caratterizzate da colori caldi, luminosi e pittoreschi, l’evoluzione della storia apre anche a sfumature annebbiate e rabbuianti, che avvolgono in modo particolare i momenti in cui le forze ostacolanti si fanno più decise sulle intenzioni dei due ostinati giovani. Complessivamente però lo spettatore è immerso in una cornice di assoluta freschezza e vitalità, in un’atmosfera rarefatta, indefinita, a volte epica (eloquente è il nome del campo scout), amplificata da una colonna sonora ritmata ed evocativa, in alcuni tratti evasiva.


Labile è il confine tra il mondo degli adulti e quello dei bambini, i caratteri e i comportamenti si confondono e si sovrappongono, nessun personaggio può essere classificato e cristallizzato ad uno solo dei due sistemi. Così come è discutibile la dialettica tra ragione e follia, quale delle due sia più opportuna, o meglio se ci sia realmente un contrasto diametrale tra le due e se in ogni caso la prima sia preferibile. La narrazione si inserisce in schemi simbolici: la piccola isola, così come l’organizzato e disciplinato campo scout, richiamano a riflessioni e raffigurazione più larghe, emerge una perspicua analisi della dimensione sociale, non rifiutando anche moduli anarchici e distopici.

Più che una personale concezione e rappresentazione del mondo puerile da parte del regista, quello che appare strutturale è invece la sua immaginazione e la visione del mondo della sua infanzia, filtrata attraverso la profonda sensibilità estetica di Wes Anderson di oggi; non che sia un film autobiografico, ma che aleggino due anime, quella del fanciullo e quella dell’artista, è suggestivamente plausibile, per un film indiscutibilmente sognante, ma essenzialmente maturo e sostanzioso, non indebolito da nessun freno inibitore.

Al cinema dal 5 dicembre

A cura di Gabriele Vertullo, titolare di “At The Movies”

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