The Freak holidays’ collection: tra campagna elettorale e cenoni.

di Pietro Maria Sabella

The Freak holidays’ collection: tra campagna elettorale e cenoni.

di Pietro Maria Sabella

The Freak holidays’ collection: tra campagna elettorale e cenoni.

di Pietro Maria Sabella

L’inverno – da poco iniziato – si apre in Italia con lo scioglimento delle Camere e l’avvio di una campagna elettorale che probabilmente andrà avanti per i prossimi 63 giorni. E dato che, anche quest’anno, gli italiani – oramai Griffindoro della tastiera, si sono divisi su ogni minimo dettaglio del Natale e delle festività in genere, capiamo che ci attenderanno giorni di fuoco e di sana infamità.

I grandi fautori del politcally correct si sono lasciati andare, slacciando le proprie cinture alla fine del grande pasto per aggredire con viva caparbietà ogni oppositore ideale e potenziale.

Del resto, è così chiaro che siamo tutti quanti dei radicalizzati. L’individualizzazione di ogni processo di conoscenza e della manifestazione del pensiero ci ha reso tutti degli estremisti da tangenziale, pronti a usare la nostra bacheca per portare avanti una crociata inefficace ed utile solo a sfamare la nostra autoreferenzialità.

Così, per il 2017, con spirito decisamente sarcastico, abbiamo deciso di tratteggiare le personalità dei Guelfi e Ghibellini di Italia, provando a scavare nella loro psiche disturbata e trovare una minimo comune denominatore che – almeno di fronte ad un albero natalizio – possa far trovare loro una risposta ai loro “perchè”.

Ad ogni personalità, idealmente seduta a tavola, legheremo una canzone affinchè anche su di esse possano crearsi ulteriori dibattiti da bar.

  1. L’uomo del Panettone tradizionale prodotto ancora dall’IRI (con canditi).

L’amante del panettone con i canditi è tendenzialmente un uomo adulto italiano che guarda Mediaset, ma solo canale 5 e Rete 4 perchè Italia 1 è troppo, che non disdegna Rai 1 quando va in onda qualcosa tipo il gioco dei pacchi o il discorso di fine anno del Presidente Mattarella.

L’uomo amante del panettone con i canditi tifa Inter o Lazio e vota la Meloni. Non di rado bestemmia contro i figli quando non trova più il muschio per preparare il Santo Presepe.

Crede che i migranti arrivino nel nostro Paese attraverso il canale di Sicilia inaugurato anni fa dalla Ministra Gelmini insieme a quello che lega il Cern al Gran Sasso; non entra da Tiger ma va spessissimo all’Ikea.

Non sa cosa sia Netflix ma prova ad imparare a fare la differenziata. Su Facebook denigra la Lucarelli perchè, una volta, ha letto il Rolling Stones, inveisce contro la Boldrini perchè “viene dall’Unicef e noi abbiamo povertà anche in Italia” e mette mi piace alle foto di Belen e Cecilia Rodriguez.

A Natale siede a capo tavola, lato finestra così esce per scaricare i video natalizi osè di nascosto.

Per le citazione colte predilige Nieztsche e Popper, a volte conclude con brevi cenni a qualche Bolla Papale.

Ovviamente è in Crociata contro chi mangia il Pandoro e i Panettoni artigianali “tutti strani”. La mattina ti manda foto con scritto “Buongiornissimo Caffè!1!”; non leggeva Repubblica ma ora, con il cambio di grafica, non la guarda neanche.

La sua canzone preferita del 2017 è Shape of you di Ed Sheran, messa in onda alla fine della cena aziendale di Natale quando tutti aspettano di ballare con le stagiste.

Ed Sheran – Shape of you

2. La Lei che difende Spelacchio e mangia Pandori di soia.

Lei siede subito in prossimità dell’amante del Panettone IRI, esattamente alla sua sinistra e passa il pranzo di Natale cercando sui siti più improbabili quali siano i capi d’accusa contro ignoti mossi per l’albericidio di Spelacchio.

La donna che difende Spelacchio si informa su internet, condivide tutto in Dropbox e usa solo Instagram: “Facebook è vecchio e pieno di gente che schifa tutti e parla tanto”. Su instagram carica stories ogni trenta minuti con questa sequenza: caffè della mattina con tutto apparecchiato perfettamente (anche di lunedì alle 09:00), monumento, cielo, pranzo gourmet, selfie con specchio e guanti tagliati, altro monumento, scrivania dell’ufficio piena di post-it e matita sul naso, finestrino del tram, lei accovacciata su una rupe fuori città mentre fissa il cielo o al mare mentre la sabbia le taglia la faccia per il vento, bistrot con gli amici con vino rosso e sashimi all’uovo di quaglia.

Alla fine della giornata, accede su Facebook con il cellulare dell’amica per controllare i profili degli altri.

Non fa il Presepe ma solo l’albero finto. Crede che Gesù di Nazareth sia Palestinese nonostante molti dicano che sia ebreo.

E’ a favore dello ius soli “perchè è giusto che quando nasci da genitori italiani diventi anche tu italiano”.

Entra solo alla Feltrinelli e non alla Mondadori per comprare l’ultimo di D’Avenia (edito Mondadori).

Non sopporta Salvini ed aggredisce tutti quelli che votano a destra. Ha fatto un master e alla cena aziendale snobba le stagiste; è contro la violenza sulle donne ma augura alla sua compagna di stanza stagista di incontrare Weinstein.

Mangia leggero anche a Natale. Poi esce e prende due chili bevendo Martini.

La sua canzone preferita del 2017 è La musica non c’è di Coez perchè spesso l’ha ascoltata sul tram andando al master in attesa che il ragazzo con il Kindle in mano la guardasse.

3. La hater -influencer che odia il Natale.

La trovi solitamente davanti agli ultimi scaffali di Tiger mentre acquista pacchi di cannella, zenzero, curcuma dai danesi a 2 €. Anche lei ha comprato l’ultimo di D’Avenia ma proprio alla Mondadori.

Il giono di Natale si siede per ultima a tavola, sbuffando ed inveendo contro Splelacchio e la Boldrini.

Odia il Natale e ogni cinque minuti condivide post indecenti contro tutta la famiglia ed i parenti lamentandosi della confusione, dei rumori e dei fastidi. E’ una di quelle che ha scritto che: ” quest’anno il Natale è venuto di lunedì” con la faccina incazzata. Per tutta la giornata ha fatto accessi su Facebook ogni trenta secondi per capire quanti like stesse accumulando.

Per disperazione, giunta la sera, la hater afferra il cugino più piccolo e il jack russel dello zio del panettone IRI e posta un selfie su Instagram sottolineando che l’unica cosa bella del Natale, in fondo,  sono gli affetti dei più piccoli e i nostri amici a quattro zampe”.

Scattata la foto scaraventa il cane che disgraziatamente aveva poggiato la zampina sulla Micheal Korse non scontata da 325,00 €  presa alla Rinascente.

Non andrà a votare ma tifa Grillo e come Presidente del Consiglio vorrebbe ancora Gentiloni che comunque “ha lavorato bene”.

Non mangia nè Pandoro nè Panettoni ma solo i dolci della nonna tanto buoni e tanto belli da postare su Facebook per affermare l’importanza delle tradizioni. Durante l’anno non va mai a trovare la nonna e non sopporta il suo odore di cucina misto al ash.

La sua canzone preferita del 2017 è Subeme La Radio di Enrique Iglesias. Anche per lei Despacito è troppo Mainstream.

4. Il dottore di ricerca che mangia solo panettoni artigianali

Solitamente d’estate lo troviamo tra Capalbio e la Maddalena in camicia di lino e con in mano il libro del secondo classificato al Premio Strega o di Hanya Yanagihara da 900 pagine.

Di inverno replica con modalità speculari: coppola irlandese, dolce vita e Zygmut Bauman. Ovviamente non legge nessuno di questi volumi ma incita il dialogo molesto a tavola, cercando di fare innervosire il parente amante dei panettoni tradizionali.

Divide su tutto e critica tutto. Secerne consigli su ogni momento della giornata di festa e arricchisce continuamente le sue parole con riferimenti culturali e storici, persino sulla ricostruzione etimologica del termine “Suca”, con il quale i suoi cugini più piccoli spesso gli si rivolgono.

Mentre gioca a carte parla di politica; ama commentare i post degli altri ma raramente ne scrive di propri.

Al momento dell’apertura del panettone, apre la lite con il parente tradizionalista.

Di solito, dopo accuse reciproche su chi ha lavorato e chi invece non ha mai lavorato un giorno in vita, tra chi avrà la pensione e chi invece non la prenderà mai, termina gustando un Lagavulin.

Forse voterà Liberi & Uguali, al massimo il Pd ma solo perchè è segretamente e impotentemente innamorato di Maria Elena Boschi.

La sua canzone preferita del 2017 è Ti fa stare bene di Caparezza, perchè termina con “Questa canzone è un po’ troppo da radio sti cazzi finchè..”

5. Il liberal anti webeti che vota Maneskin ad X-Factor

Proseguendo il nostro cammino narrativo, incontriamo lui, il liberal anti conformista, un po’ radical un po’ Berlusconiano.

Il giano bifronte spaccato in due emotivamente ed intellettualmente tra tradizione cattolica e bio testamento.

Al pranzo di Natale e di Capodanno viene in giacca e cravatta colorata petalosa, qualcosa di comprato, a metà strada fra Ferragamo e l’Antica cravatteria artiginale di Napoli del 1814. Non appena arrivato a casa, saluta i parenti e impreca contro Licitra a favore dei Maneskin e, da lì, rievoca l’epica epopea della storia Italiana, soffermandosi in particolare sul Risorgimento, Cavour e la buona massoneria.

“Non cambierà mai nulla” e “Colpa di questa sinistra” sono i due perenni leit motiv. Anche lui però è intimamente di sinistra ma non ama perdere ed essere pigro. Non sopporta la Boldrini ma ci uscirebbe a cena; pratica il salto della quaglia e partecipa al family day.

Se provi a chiamarlo o a contattarlo, dice sempre di essere impegnato ed indaffarato in qualche cosa, diviso fra ufficio ed il giornale on line che gestisce. In realtà è sempre connesso su facebook e lo vedi pontificare come Martin Lutero.

Guadagna 800,00 Euro ed alla cena aziendale viene con l’auto noleggiata e il calzino colorato sotto al pantalone con i risvoltini, stile “ti è entrata l’acqua in casa”. Con il manager  si comporta come Bambi e con le stagiste vorrebbe essere un Weinstein.

E’ pro presepe e contro le quote rosa.

Dal 20 dicembre al 6 gennaio si diverte a deridere il Natale, tuttavia dal 21 dicembre gira su Instagram la sua foto con maglione natalizio all’inglese, rum, sigaro, albero di Natale e amici del Rotary.

Ovviamente la canzone dell’anno è Chosen dei Maneskin, perchè alla fine neanche la musica cambia in Italia.

6. Il complottista legato al culto mitraico e che non fa il vaccino anti-influenzale.

Infine, arriva lui: il complottista.

E’ lo zio quaranticnquenne deluso dalla politica e dai concorsi truccati, che invoca continuamente il “magna magna” ma che non paga mai le tasse, in particolare il canone Rai (prima che entrasse in bolletta). E’ in attesa di assunzione alla provincia dal 2007 e nel frattempo si è diviso fra Arci e assegno di disoccupazione, passando poi alla gestione di un orto cittadino in un quartiere abitato da molti immigrati.

La Vigilia di Natale rimane in silenzio, almeno fino a quando le zie e la nonna non decidono di andare alla veglia in Chiesa. A partire da quel momento esprime il meglio di sè; parte con la vita di Erode, l’impero romano nel I secolo ed afferma che Gesù è nato in primavera e che il cattolicesimo derivi da culti pagani precedenti.

Poi, improvvisamente sciorina argomentazioni su: surriscaldamento climatico, bio massa, alieni e vaccini anti-influenzali. Di solito, parla rincorrendo fra cucina e soggiorno i propri interlocutori che non gli danno mai del tutto retta.

Ogni tanto incorre anche lui in qualche “suca” da parte dei cugini più piccoli.

Vota M5S ma è attratto fisicamente da Vincenzo De Luca.

Non mangia Pandoro nè Panettone; anche lui predilige i biscotti della nonna fatti in casa. Prima di cenare si igienizza le mani con l’Amuchina. Litiga sia con il liberal che con il dottore di ricerca.

E’ sposato ed appena può segue il cognato tradizionalista sul balcone per guardare i video osè.

La sua canzone preferita del 2017 è Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani. E’ da febbraio che la canta.

 

Ebbene, siamo ormai giunti al conto alla rovescia. Mentre qualcuno si lascia esplodere le dita e qualcun’altro tocca la cognata sotto al tavolo, siamo qui a farvi i nostri migliori auguri per uno splendido 2018, fatto ancora di incoerenze, incomprensioni, difficoltà e tradimenti. Almeno quest’anno potrete prendervela con il nuovo governo.

Auguri.

 

di Pietro Maria Sabella, all rights reserved

 

 

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