TEATRALITÀ ED INTIMITÀ DEL D’ANNUNZIO SEGRETO AL QUIRINO

di Alessandra Carrillo

TEATRALITÀ ED INTIMITÀ DEL D’ANNUNZIO SEGRETO AL QUIRINO

di Alessandra Carrillo

TEATRALITÀ ED INTIMITÀ DEL D’ANNUNZIO SEGRETO AL QUIRINO

di Alessandra Carrillo

Il Vate declama l’Onda. E l’onda appare nelle sue parole, estetiche, giochi di suoni ma cariche di quell’acqua che giunge nelle volute profonde. È l’immagine enunciata, in bocca ad un d’Annunzio privato, nei suoi ultimi anni di vita mentre pensa ogni sera che potrebbe morire, e gioca alla giovinezza erotica confessando, quasi in ridicolo, le sue “cacarelle” (parola invisa al regime). dsc_5596

Un connubio di teatralità ed intimità, il fuori ed il dentro di un uomo portato a vita dal bravissimo Edoardo Sylos Labini: in un Vittoriale ovattato, ricco di tappeti e tendoni che nascondono la luce ed i rumori, accanto a Buddha e artiglierie pregiate, in questo mausoleo in vita si nasconde un “d’Annunzio Segreto”, quello di “Il Libro Segreto di Gabriele d’Annunzio tentato di morire” pubblicato nel 1935 (3 anni prima della sua morte per apoplessia) – un autoritratto interiore, rivelazione della vita segreta dell’Immaginifico mentre si smarrisce guardandosi dentro in una miriade di pezzi di un mosaico che non si incastra. Vengono fuori tanti tasselli, tanti aspetti di quella sua vita più intima, che sono però slegati tra loro e si confondono nello spettacolo teatrale nelle notti oniriche del poeta, quando si incontra con lo spirito dell’unica donna amata e che lo ha amato profondamente, Eleonora Duse (interpretata da una magnifica Viola Pornaro).

Quando i due si incontrano c’è un’aura particolare, una luce che sa di magico ed un silenzio che si staglia tra il pubblico: il poeta scende in platea e vede la Duse provare “Città Morta”, elogia l’attrice e la sua finzione (“La gente prova il dolore che non ha vedendo il tuo finto dolore”), la venera in quel busto velato nascosto anch’esso dietro una tenda.

I dialoghi tra i due sono i più potenti, nella drammaturgia di Angelo Crespi, quando la paura della vecchiaia di lei è declamata nella piega dei suoi capelli, fatta non dal pettine ma dalla tempesta, o quando la Musa gli ricorda di essere lo strumento della sua vittoria e di aver fatto di lui la sua malinconia: incombe l’essere che si svela nella forma, l’educazione estetica rivelata nel contesto in cui il Vate si è rifugiato, l’amore per quella poesia senza cui il mondo resterebbe muto.

Travolgente la “Pioggia nel Pineto” ed il bisogno del poeta di scrivere per rivelarsi, per respirare, per fare della sua vita un’opera d’arte: virtuosismi notturni di malinconia ed esaltazione che entrano in contrasto con il mondo perverso del giorno la cui luce tiene nascosta per giocare ad aizzare le sue amanti. C’è Luisella, madame Baccara (Evita Ciri), pianista dei suoi pensieri decadenti, la compagna di vent’anni che lo ispira con Liszt e Wagner ma che assiste solo all’amoreggiare di d’Annunzio e non vi partecipa ormai da anni. Si accenna al Volo dell’Arcangelo, a quando lei, turbata dalla gelosia, forse lo spinse fuori da una finestra. Forse. D'Annunzio Segreto, Locandina

Amore travagliato dalla presenza al Vittoriale della governante francese Amélie Mazoyer, chiamata da lui Aélis, che suona come hélice (elica), per sottolineare la sua abilità non comune nell’amore orale. È  lei (Giorgia Sinicorni) a dirigere i giochi del poeta, a scegliere le sue vestali nelle forme statuarie da lui preferite, a partecipare ai ménage à trois, ad accontentare il plasmatore di parole e forme a cui piace assaporare la filigrana e perdersi tra i cuscini, i profumi ed i petali di rosa per inebriare le sue donzelle alla ricerca di quel vigore contro l’età che bussa alla porta dietro il saio da fraticello o l’uniforme da generale.

Il poeta della bellezza afferma che “la fedeltà ha il suono scenico delle false catene” e così vive alla luce i suoi piaceri ed il suo voler essere amato, coccolato, osannato, idealizzato. Disprezza la paternità carnale, vorrebbe quella spirituale – ma non ha eredi di quel tipo. Vive la sua vita erotica ed eroica, rimembrando il Tricolore di Fiume, cedendo la sua pupilla destra alla Patria e alle volte rimandando al mittente richieste ed inviti di Mussolini. E’ anche l’uomo del “Memento Audere Semper” e così chiude il cerchio di un racconto intimo che torna alla forma estetica ed agli ideali, in un applauso di un ultimo atto di vita senza pari.

Al Teatro Quirino fino a domenica 16 Ottobre, in scena anche Chiara Lutri e Paola Radaelli, con la regia di Francesco Sala, scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, disegno luci di Pietro Sperduti, musiche originali di Antonello Aprea, la collaborazione del maestro d’armi Renzo Musumeci Greco e l’assistente alla regia Eliseo Pantone.

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