TI VOGLIO BENE ASSAI: MALINCONIA E FELICITÀ DELLA CANZONE DI NONNO LUCIANO

di Alessandra Carrillo

TI VOGLIO BENE ASSAI: MALINCONIA E FELICITÀ DELLA CANZONE DI NONNO LUCIANO

di Alessandra Carrillo

TI VOGLIO BENE ASSAI: MALINCONIA E FELICITÀ DELLA CANZONE DI NONNO LUCIANO

di Alessandra Carrillo

In una cornice che dalla New York proiettata al locale jazz romano Cotton Club rimanda a Napoli – con panoramiche del lungomare di via Caracciolo e la meravigliosa vista da Posillipo – la serata di venerdì è trascorsa tra video, note dal vivo degli Ánema e racconti di Luciano De Crescenzo.

Classe 1928, ingegnere, scrittore e filosofo che ci ha raccontato Platone, Aristotele ed Epicuro, Bellavista, Garibaldi, Ulisse, Napoli e l’importanza di essere felici nei suoi oltre 30 libri pubblicati da Mondadori, De Crescenzo tratta la storia e la filosofia con il sorriso e la leggerezza profonda che solo un’anima partenopea come la sua poteva rivelare.

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Ispirazione della serata teatral-musicale è stato il suo ultimo libro Ti voglio bene assai, in cui racconta la musica – antinfiammatorio dell’anima tra ritmi scanzonati e malinconiche nenie – della sua città del canto, Napoli. E così si sono succeduti brani celebri suonati dal gruppo Ánema, composto dal violinista e produttore Marcello Corvino, il chitarrista Biagio Labanca e il contrabbassista Massimo De Stephanis. Il trio è formato da musicisti rispettivamente di origini pugliesi, lucane e campane, con una solida formazione classica e una grande esperienza in ambiti jazzistici e nella musica popolare, che hanno fatto rivivere quella purezza e sacralità d’animo attraverso un viaggio musicale nella Napoli multiculturale della “Tammurriata nera”, di “’O surdato ’nnamurato” e di “Era de Maggio”, tra gli altri brani, mentre in video c’era un meraviglioso Lucio Dalla che cantava “Malafemmena” al pianoforte in un omaggio al grande Totò. image

Il tutto inframmezzato dai racconti del nonno Luciano, pelle bianca e occhi del cielo, che ricordava quando “scoppiò” la pace e non andò in guerra, nonostante i suoi 16 anni appena compiuti; che ci raccontava di quanto fosse fortunato ad essere felice; che elogiava il sole prima di tutto e ci confessava che O Sole Mio è la sua canzone preferita, mentre Carmela no, perché una Carmela l’ha fatto soffrire. Ed enunciava: “L’amore prima o poi finisce. Il voler bene dura per sempre”.

Un’ora trascorsa cenando e bevendo con un nonno vero sul piccolo palcoscenico, che raccontava aneddoti nella stanchezza della notte, chiudendo gli occhi mentre ascoltava la musica del suo cuore come se ci fosse un vecchio giradischi alle sue spalle. E la musica va…

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