Tarots – The Fool

di Federica Picasso

Tarots – The Fool

di Federica Picasso

Tarots – The Fool

di Federica Picasso

“E se anche questo viaggio ci ha condotti in un Inferno senza fine, è  Insieme che noi l’abbiamo attraversato.”

Carta n. 0 – Il Matto

Quando riaprì gli occhi, la realtà dovette sembrarle un sipario insanguinato.

Una ciocca di capelli rossi le era finita sopra la faccia. Filtrava la vista. La scomponeva. La tagliava. La sminuzzava in decine di filamenti.

“Pastoso.”

L’unico aggettivo che le si presentò, impertinente, alla mente. Il mondo era pastoso. Raggrumato. Granulare. Era per via della colla rappresa lungo le ciglia finte. Le palpebre serrate, ancorate ancora al sonno. Vincolata ai suoi stessi incubi.

Quel pessimo vezzo, evolutosi in vizio, che non era mai riuscita a togliersi. “Chi bella vuole apparire un poco deve soffrire.”

L’inventrice di quel motto doveva essere una grottesca zitella sui famosi tre ottanta: ottanta anni, ottanta chili, ottanta centimetri di altezza.

Un poco. Come si trattasse di scegliere tra versare uno o due cucchiaini di zucchero nella tazza del caffè. La verità, la verità che aveva dovuto imparare ad accettare, era che quel caffè amaro. Amaro da far rivoltare lo stomaco. Amaro da farti piegare in due davanti un water, neanche fosse un inginocchiatoio.

Quanto le era costata quella bellezza?

Un’altra verità era che, in fin dei conti, gliel’ avevano anche domandato. Erano stati onesti. Di quella onestà  talmente crudele da risultare inverosimile. Non realmente credibile.

Il problema principale, si disse, è prodotto probabilmente dai modi di dire. “Qual è  il prezzo?”.

“Oh, è molto semplice. Tutto.”

Le persone non hanno mai un’autentica percezione del loro Tutto. Ci infilano sempre due o tre cose. Il conto in banca? La famiglia? Una relazione più o meno stabile? Un’ amante a cui si paghi lo stipendio perché fissi gli appuntamenti e risponda alle chiamate?

Cos’è Tutto?

Provò a muoversi. Le braccia, sotto pezze di stoffa colorate, erano indolenzite. Là  dove l’avevano tenuta ferma. Bloccata. Si aspettava di trovare dei lividi. Ecchimosi. Il termine tecnico. “La paziente presenta delle ecchimosi”. La maggior parte dei parenti delle vittime di aggressioni finisce col guardare imbarazzata il medico, chiedendosi di che diavolo stia parlando.

Ma lei non era stata una vittima. Non secondo il senso comune. Alcuni avrebbero potuto sentenziare “Quella lì se l’ è cercata!”. E no, banalmente, non avrebbe potuto dar loro torto.

Se l’era cercata. Eccome. Aveva risposto all’ annuncio. Forse prendendolo sotto gamba all’ inizio. Forse. Per noia. Forse. Ma noia di cosa? Non avrebbe saputo ricollocare una diversa versione di se stessa dentro la mente.  “La signorina….ha prestato il suo consenso…” Il contratto che ancora stringeva tra le dita recitava questo. Signorina? Come si chiamava? Qual era stato il suo nome prima della cerimonia?

Che lavoro faceva? Quanti anni aveva? Dove andava di solito il venerdì sera? Qual era il suo gruppo sanguigno?

Si mosse, come certi ingranaggi meccanici non oliati. Come un burattino destatosi in un baule. Provò a estrarre dal petto un profondo respiro. Niente. Non funzionò.

Batté tre colpi in direzione del proprio petto. Immobile. Statico. Incapace di un qualsiasi sussulto. Niente pressione sanguigna, con ogni probabilità . Allora aveva funzionato. Aveva funzionato per davvero.

Quanto al costume che si ritrovava addosso, era una meraviglia. Altro che moda pret-à -porter o capi basic. Rifiniture in oro. Seta pregiata sgargiante. Multicolore. Come certi fuochi ipnotici per lo sguardo.

Scosse la testa. Un tintinnio cristallino di campanelli squarciò il Silenzio. Lo frantumò in mille pezzi. E le venne da ridere. Una parte remota della propria mente, inesplorata fino ad allora, le impose di ridere. Irrispettosamente. Febbrilmente. Rise.

Lei. Con quel ruolo nuovo di zecca. Così come l’avevano battezzata. “Arlecchino.”

Al centro di un faro che illuminava un teatro abbandonato altrimenti buio.

L’ Arlecchino.

Perversamente. Rise.

E quel mondo distorto rispose.

 


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2 risposte

  1. …l’antica maschera del perduto pianto…

    “Hail, horrors, hail,
    Infernal world, and thou, profoundest hell,
    Receive thy new possessor: one who brings
    A mind not to be changed by place or time.
    The mind is its own place, and in itself
    Can makea heav’n of hell, a hell of heav’n”…
    Paradise Lost

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