Storia del rock: “You were only waiting for this moment to arise” – I Beatles

di Cristina

Storia del rock: “You were only waiting for this moment to arise” – I Beatles

di Cristina

Storia del rock: “You were only waiting for this moment to arise” – I Beatles

di Cristina

‘You were only waiting for this moment to arise’

‘Non aspettavi che questo momento per spiccare il volo.’ ( Blackbird, Lennon-McCartney)

È il 6 Luglio 1957, quando nella chiesa di St. Peter a Liverpool, in un caldo sabato d’estate, due adolescenti di quindici e sedici anni si incontrano, inconsapevoli di quello che avrebbero realizzato insieme da lì a poco, erano Paul McCartney e John Lennon. Alcuni mesi dopo, in seguito ad un provino improvvisato su uno scuolabus, venne reclutato George Harrison. Ringo Starr arrivò solo nel 1962, sostituendo Pete Best alla batteria.

A quel punto il gruppo era già formato, ma mancava un nome. Furuno utilizzati “Black Jacks”, “Quarrymen”, “Johnny and the Moondogs”, “Long John and the Silver Beetles”, “Silver Beats”, e “Silver Beatles”, senza ottenere l’entusiasmo della band.

‘The Beetles’ (coleotteri) fu proposto da Stuart Sutcliffe, ma Lennon volle osare di più e, creando una parola macedonia, lo trasformò in “Beatles” per richiamare “beat” (battito, ritmo). Fu anche il poeta Royston Ellis, a dare a Lennon e McCartney l’ispirazione per trasformare “Beetles” in “Beatals”, partendo dalle parole “beat alls”. È quindi erronea la traduzione italiana Beatles=scarafaggi.

La prima volta che il gruppo si esibì con il nome “The Beatles” fu ad Amburgo, il 17 agosto 1960. Giovanissimi e ancora musicalmente acerbi, riuscirono ciononostante a catturare subito l’attenzione del pubblico. Tornarono in città svariate volte nel biennio 1960-1962, esibendosi in vari locali. A loro fu in seguito dedicata la ‘Beatles-Platz’: la piazza di Amburgo sulla Reeperbahn. Fu un periodo di formazione e costruzione importante. Proprio in questi anni, infatti, si delineò la line-up del gruppo: il loro look tipicamente british, stivaletti neri e giacca, la celebre pettinatura, ma soprattutto un certo ‘beat’ che ha segnato indelebilmente la storia musicale mondiale.

Al loro ritorno a Liverpool, trovarono un manager in Brian Epstein che all’epoca gestiva un negozio di elettrodomestici e dischi. Nonostante l’inesperienza, Epstein riuscì ad espandere la loro fama, ne ricostruì l’immagine, insegnando loro anche il famoso inchino all’unisono da mostrare nei concerti, per poi ottenere un provino ai Beatles con la Decca Records, il giorno di capodanno del 1962.

Fu così che i quattro, emozionati e nervosi, partirono alla volta di Londra e giunti alla Decca Records, affrontarono l’audizione ricevendo gradimenti e sorrisi, ma nessun contratto. La casa discografica preferì un altro gruppo: i Brian Poole & The Tremeloes, scartando definitivamente i Beatles. L’errore di valutazione divenne epocale.

Ma Epstein, fermamente convinto del talento di quei giovani, non si perse d’animo e chiese ai responsabili della EMI di ascoltare qualche pezzo inciso dai Beatles.

Nello Studio Tre di Abbey Road a Londra furono registrati quattro pezzi, tra cui tre composizioni originali: Love Me Do, P.S. I Love You e Ask Me Why, dalle quali l’assistente di studio rimase positivamente sorpreso. Fu solo a quel punto che i Beatles poterono avere un vero contratto discografico.

Il primo pezzo ad essere pubblicato come singolo fu ‘Love me do’, il quale non incontrò il favore del pubblico, raggiungendo solo il diciassettesimo posto nelle classifiche. Diversa fu la sorte che toccò Please Please Me, il secondo 45 giri che invece ottenne subito recensioni positive. Due mesi dopo la pubblicazione di Please Please Me, uscì l’album omonimo, che vendette subito 500.000 copie.

L’album seguente,’ With the Beatles’, fu pubblicato il 22 novembre 1963 ed ebbe l’unanime approvazione, sia di pubblico sia di critica, al punto tale da non renderne nemmeno necessaria la promozione attraverso l’uscita di un singolo.

La vera scalata al successo avvenne proprio a partire dal 1963, anno nel quale iniziarono le varie tournée all’estero e divennero conosciuti anche in Italia. ( Le prime recensioni li paragonarono a degli imitatori di Peppino Di Capri, non cogliendo l’abissale differenza e la genialità dei primi.)

In seguito, aiutati dalle apparizioni televisive negli show musicali, dalla loro immagine non convenzionale e dal travolgente carisma, conquistarono incessantemente il pubblico. Iniziò un fenomeno chiamato ‘beatlemania’: migliaia di groupies urlanti seguivano i loro idoli ad ogni spostamento, rendendo memorabili le impressionanti scene di delirio collettivo vissute ai concerti.

Il 10 luglio 1964 fu prodotto ‘A Hard Day’s Night’. Istantaneamente, con l’ascolto della prima traccia, ci si rende conto dell’innovazione: vengono incisi solo brani originali e viene usata la Rickenbacker elettrica a dodici corde, tutto cambia. Il ritmo diventa sostenuto, maturo, consapevole. Basta qualche singolo estratto da questo disco a ribaltare completamente la scena musicale mondiale.

Anche l’America è impaziente di accogliere il primo tour oltreoceano dei quattro. Il 1964 è per i Beatles un anno difficile, scandito da impegni frenetici e giorni veloci. Ne deriva ‘Beatles For Sale ‘ (Parlophone, 1964), un disco che vede I Beatles “stanchi morti”, provati da infinite ore di registrazione e incessanti live in giro per il mondo. John Lennon avverte il peso della gigantesca fama acquisita dal suo gruppo. Decide allora di chiedere aiuto: “Help!” è il brano che richiama questa atmosfera di affanno e paura. Compaiono, in questo disco, anche brani intrisi di pop psichedelico, ne è un esempio ‘Norwegian Wood’, in cui si sentono forti spinte innovative e rivoluzionarie, richiami ai suoni indiani e melodie dolcemente fluidificate.

Nel giugno del 1965, al culmine della loro carriera, ricevettero l’onorificenza di Membri dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla regina Elisabetta II per meriti musicali, culturali e sociali. (Anni dopo, nel 1969, Lennon restituì la medaglia alla regina, in un gesto di clamorosa protesta verso il ruolo assunto dal Regno Unito nel Biafra e contro l’appoggio agli Stati Uniti in Vietnam).

Il 1º giugno del 1967 fu pubblicato il disco considerato da molti il più importante della storia del rock: Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club. ‘All You Need Is Love’ divenne il manifesto dei figli dei fiori. Lanciata in mondovisione, rappresentò simbolicamente gli ideali di pace e fratellanza dei giovani di tutto il mondo. Con questa e altre canzoni, i Beatles riescono a penetrare nei cuori della gente diffondendo un messaggio universale di armonia. Allo stesso modo, “With A Little Help From My Friends” richiama sentimenti benevoli di amicizia, di collaborazione e di comprensione reciproca. Ma l’apice di tutto ciò è raggiunto dall’estro di John Lennon, che firma il capolavoro surreale “Lucy In The Sky With Diamonds”, ispirandosi ai testi della letteratura psichedelica di Huxley, ma anche alle favole di Lewis Carroll.

Lucy viaggia, è libera, non ha preconcetti, né chiusure mentali, vive nell’estasi di un cielo ricoperto di diamanti. È un brano al limite del reale, frutto del genio creativo di John Lennon misto a Lsd. Negli Stati Uniti, la pubblicazione dell’album diventa una rivoluzione culturale, con le radio che sembrano non conoscere altro e una serie di musicisti di nota fama letteralmente ipnotizzati dal disco.

L’ultimo, fondamentale album ‘Abbey Road’ uscì nel 1969. I Beatles dimostrano ancora una volta l’incredibile capacità di reinventarsi continuamente. “Here Comes The Sun”, è semplice, di una semplicità disarmante che colpisce al cuore, all’interno di un periodo storico ricco di tensioni. “The End”, riprende il rock and roll tipico degli esordi della band, arricchito da parti corali che annunciano il messaggio definitivo del gruppo: “Alla fine, l’amore che prendi è uguale all’amore che dai”.

Ma ‘Abbey Road’, sotto la patina allegra, svela misteri e intriganti leggende. Se, per esempio, si ascolta al contrario la parte finale della canzone I’m So Tired, si può sentire John Lennon pronunciare “Paul is dead, miss him… miss him”. Nel 1969 fu fatta circolare una voce secondo la quale il bassista sarebbe deceduto nel 1966 in un incidente stradale e sarebbe stato sostituito da un sosia. Inoltre la copertina stessa dell’album mostra i quattro che attraversano la strada, come in una marcia funebre, tutti al passo con lo stesso piede tranne Paul, che fra di loro è il solo scalzo, mentre l’automobile sulla sinistra è targata con la sigla “LMW 28 IF”, interpretabile come ” Vedova Linda McCartney, 28 anni se lui fosse ancora vivo”.

Nel 1969, in seguito ai sempre più frequenti litigi, si prospetta la definitiva separazione del gruppo, che arriva il 10 aprile del 1970: è Paul McCartney che si assume la responsabilità di annunciare al mondo che il gruppo si è sciolto per sempre. La notizia provocò reazioni di shock e incredulità: i Beatles si ritirano nel pieno successo mondiale.

Cercando di ricostruire una cornice storica, non possiamo non rievocare le ideologie di quegli anni. Sono molti, infatti, i fattori esterni che influenzarono la band di Liverpool. Primo fra tutti: il mitico decennio che va dagli anni ’60 ai 70’, passando per l’indimenticabile ’68, con tutto ciò che esso comportò. Erano anni di rivolte, di manifestazioni, di libertà assoluta, di grandi ideali di pace e fratellanza, erano anni giovani. C’erano le droghe naturali e sintetiche, l’LSD che ha prodotto capolavori assoluti come ‘Lucy in the sky with diamonds’ o ‘Strawberry fields forever’. C’erano John Lennon e Yoko Ono che hanno sposato la causa per i diritti e la pace nel mondo. C’erano la meditazione, l’India, il ‘Maggio francese’, le rivolte studentesche e la libertà sessuale. Era un contesto completamente e maledettamente estraneo a quello attuale, nel quale i Beatles attraversarono palchi e oceani portando un messaggio edificante di Amore. Quello che questi quattro ragazzini di Liverpool riuscirono a creare in un solo decennio è il contatto tra problematiche sociali di spessore e dimensione parallela, costruito a partire dal desiderio primordiale di cambiare il mondo, diventando immediatamente una sorta di simbolo di ribellione percettiva. L’eredità culturale che ne deriva è la consapevolezza che mai nessuno riuscirà ad eguagliarli.

di Cristina Comparato 

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