“Mattarella decisivo
come Napolitano”

Scafi: "Mattarella è stato decisivo
come Napolitano"

Per il giornalista del Giornale: "Al Quirinale si preparava il terreno per Draghi
almeno da un mese. Non è un nome che si può bruciare"

di Flaminia Camilletti
di Redazione The Freak

“Mattarella decisivo
come Napolitano”

Scafi: "Mattarella è stato decisivo
come Napolitano"

Scafi: "Mattarella è stato decisivo
come Napolitano"

di Flaminia Camilletti
di Redazione The Freak
Scafi: "Mattarella è stato decisivo come Napolitano"

“Mattarella decisivo
come Napolitano”

Scafi: "Mattarella è stato decisivo
come Napolitano"

Per il giornalista del Giornale: "Al Quirinale si preparava il terreno per Draghi
almeno da un mese. Non è un nome che si può bruciare"

di Redazione The Freak
di Flaminia Camilletti

Massimiliano Scafi scrive per il Giornale dai tempi di Montanelli ed è uno dei pochi quirinalisti rimasti in circolazione. Inviato speciale da trent’anni, ha scritto di mafie, guerre, terremoti e presidenti. Si occupa di Quirinale da sempre, lo fa sul serio e lo fa tutto l’anno. A prescindere dalle crisi. In questi giorni di consultazioni ci regala uno sguardo ed un’interpretazione di esperienza sulla situazione politica attuale, dai retroscena del Quirinale alla formazione del governo Draghi.

Il mandato di Mattarella era partito con uno stile diverso da quello di Giorgio Napolitano. Qualcosa è cambiato?

I quirinalisti lo chiamano potere a fisarmonica: ogni Presidente interpreta il mandato in maniera diversa. Napolitano era molto interventista, ma Mattarella è stato decisivo ugualmente. Basti pensare a quando ha impedito la nomina di Paolo Savona a Ministro dell’Economia. Senza andare troppo indietro, anche questa scelta di cancellare il potere dei partiti e affidarsi ad un governo di alto profilo è una cosa rivoluzionaria.

Sarà un governo diverso da quello di Mario Monti, ad iniziare dalla mission: nel 2011 bisognava tagliare, oggi bisogna spendere. Il compito di Mario Draghi sarà quello di spendere in maniera intelligente e costruire quello che lui definisce “debito buono”. 

Mario Draghi sarà il prossimo presidente della Repubblica?

Molti pensano di sì. La stessa maggioranza che si costruirà in questi giorni potrebbe eleggerlo al Quirinale tra un anno. Certo che se come premier lavorasse solo un anno lascerebbe qualcosa a metà, bisognerebbe trovare un nuovo premier oppure andare al voto. Il suo profilo ha una grande caratura e i suoi rapporti internazionali sono preziosi. Dove è più utile? A Palazzo Chigi oppure al Quirinale? Questa è la domanda da porsi. 

Mario Draghi

La scelta di Mario Draghi non è una scelta dell’ultimo minuto. Da quanto era nel cassetto di Mattarella?

Almeno da un mese. Il nome di Mario Draghi non è un nome che si può bruciare, bisognava preparare il terreno. Il lavoro è cominciato da quando la crisi si è concretizzata a inizio gennaio, ma Draghi è almeno un anno che viene consultato da tutti in Europa. Da Giancarlo Giorgetti ad Angela Merkel, passando per Ursula von der Leyen e Macron, in molti si sono consultati con lui in questo anno in cui non ha avuto incarichi. 

È vero che non si può votare? Oppure non si vuole?

Io credo che non si possa, lo ha spiegato bene il presidente della Repubblica. Non per la pandemia, ma per i tempi: in Italia dallo scioglimento delle Camere alla formazione del governo i tempi sono lunghissimi. Si arriverebbe alla trattativa con Bruxelles per il Recovery fund con un governo dimissionario e quindi debole. È un rischio che non possiamo correre. L’aspetto sanitario è molto meno rilevante e sarebbe comunque risolvibile con un po’ di organizzazione. 

Fratelli d’Italia ha fatto bene a tenersi fuori?

Secondo me no. Giorgia Meloni scommette sul fallimento del governo Draghi, ma se così non dovesse essere si ritroverebbe emarginata. Sarebbe una sconfitta per una destra che ci ha messo anni a tirarsi fuori dall’emarginazione in cui inizialmente era relegata. Con questa mossa spera di prendersi i consensi di Salvini ed effettuare il sorpasso sulla Lega, ma secondo me avrebbe fatto meglio ad accordarsi per governare in un vero governo di scopo con tutti dentro. 

Hai fatto il quirinalista per tanti anni e sei una firma conosciutissima de il Giornale. Come è cambiata la comunicazione del Quirinale?

Non grandi cambiamenti. Diciamo che sicuramente si è sviluppata la parte telematica e digitale ma era un processo in atto già da qualche anno. Rispetto a prima si sono aperti un po’ di più, prima non volevano che si scrivesse dei retroscena. Il portavoce di adesso, Giovanni Grasso, è un professionista e conosce il mestiere.

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