Sanremo popolare
vs politically correct

Viva il Sanremo popolare,
non quello politically correct

Da incorniciare la performance del trio Al Bano, Ranieri, Morandi
da buttare il gesto di Fedez che strappa la foto del viceministro

di Claudio Rinaldi

Sanremo popolare
vs politically correct

Viva il Sanremo popolare,
non quello politically correct

Viva il Sanremo popolare,
non quello politically correct

di Claudio Rinaldi
sanremo

Sanremo popolare
vs politically correct

Viva il Sanremo popolare,
non quello politically correct

Da incorniciare la performance del trio Al Bano, Ranieri, Morandi
da buttare il gesto di Fedez che strappa la foto del viceministro

di Claudio Rinaldi

Ci sono stati due Sanremo: uno nazional-popolare e uno politically correct. Uno che ha fatto ballare, cantare, divertire. E uno che ha infastidito, almeno il sottoscritto. 

Sul palco infatti si sono alternati i grandi della canzone italiana, pensate che il picco della seconda serata con quasi 17 milioni di telespettatori si è avuto quando si sono esibiti Al Bano, Massimo Ranieri e Gianni Morandi… tanta roba!

È stato premiato il mitico Peppino Di Capri – eroe di un’Italia di rinascita – che al pianoforte ci ha fatto tremare con la sua Champagne. Si sono visti duetti pazzeschi: Elisa e Giorgia, patrimonio dell’umanità. Grignani e l’orgoglio lucano Arisa, elogio della follia. Eros Ramazzotti ed Ultimo, ultimi dei romantici. Marco Mengoni con il Kingdom Choir, allora la perfezione esiste? E poi… il tributo a Gigi D’Agostino di Mara Sattei e Noemi, ma che ne sanno i ragazzini della trap?

Ecco, tutto questo è stato quello che deve essere Sanremo. La festa di tutti: nonni e nipoti, terroni e polentoni, guelfi e ghibellini.

Peccato che invece Amadeus, democristiano fino a lunedì scorso, abbia deciso di infilarci dentro anche altro, anche qualcosa che con la musica c’ha poco a che fare. Perché bellissimo il Fedez della ritrovata amicizia con J-Ax. Meno bello, anzi di pessimo gusto invece il Fedez che strappa la foto di un giovane Galeazzo Bignami, attuale viceministro del governo Meloni, travestito da nazista. Una foto brutta, non c’è dubbio, ma che risale a parecchi anni fa e sulla quale Bignami ha già ampiamente risposto. Come se qualcuno dal palco dell’Ariston ricordasse al rapper delle sue canzoni misogini di un tempo. Moralizzatori no grazie, anche perché di solito sono i primi ad avere scheletri nell’armadio. 

Così come parmigiano sulla pasta con le vongole sono stati i monologhi di Chiara Ferragni sul sessismo e di Paola Egonu sul razzismo. Inutilmente divisivi e retorici, politicamente corretti e orientati. Così come di dubbia utilità pure la performance di Roberto Benigni… perché scusate, cosa ci voleva dire? Che chi prova a cambiare la Costituzione è un delinquente?

Insomma, un Sanremo a due facce, come avviene ormai da anni. Per fortuna a quelli che la pensano come me non resta che il telecomando, grande strumento di libertà, per cambiare canale quando la Chiara nazionale sproloquia e tornare su Rai 1 quando dalle finestre del vicino si sente cantare a squarciagola “Felicità”.

Perché Sanremo è Sanremo…

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