La salute prima
di altre libertà?

La salute viene prima
di qualsiasi altra libertà?

La sfida del momento: assicurare all’individuo alti standard di tutela
senza però dimenticarsi di altri principi e valori fondamentali

di Pietro Maria Sabella

La salute prima
di altre libertà?

La salute viene prima
di qualsiasi altra libertà?

La salute viene prima
di qualsiasi altra libertà?

di Pietro Maria Sabella
Salute

La salute prima
di altre libertà?

La salute viene prima
di qualsiasi altra libertà?

La sfida del momento: assicurare all’individuo alti standard di tutela
senza però dimenticarsi di altri principi e valori fondamentali

di Pietro Maria Sabella

Quasi senza far alcun rumore, lo scorso 31 marzo 2021 è stato approvato un Decreto-Legge che interviene in materia sanitaria, regolando la responsabilità degli operatori che somministrano i vaccini (art. 3) e sancendone l’obbligatorietà per tutto il personale medico e sanitario che opera nel settore (art.4).

Eppure, la novella legislativa tocca alcuni punti molto delicati e mostra come, in tempi di pandemia, l’equilibrio fra i valori costituzionali, indispensabile in uno stato liberale, non sia più così scontato.

In particolare, se per un verso, il Governo è probabilmente intervenuto prendendo una posizione dovuta sulle responsabilità penali del medico o dell’infermiere che somministra il vaccino (è esclusa la responsabilità penale per omicidio e lesioni colpose allorché la vaccinazione avvenga in modo conforme alle circolari e ai provvedimenti che ne regolano e autorizzano la somministrazione), per un altro, disponendo l’obbligatorietà del vaccino stesso per gli operatori sanitari, non si è soffermato a riflettere sulle conseguenze sul lavoro, quale altrettanto fondamentale diritto costituzionale del cittadino.

Infatti, senza particolari problemi è stato previsto che, in assenza di consenso alla vaccinazione, l’operatore possa essere sottoposto ad altre mansioni, anche inferiori e, in mancanza, alla sospensione della retribuzione. Vien da rispondere: giusto. Ma fino a che punto? Fino a che punto continueremo a subordinare alle ragioni della sicurezza sanitaria pubblica e collettiva, altri fondamentali valori? E poi, messo e concesso che sia opportuno concederlo, per quanto tempo? 

In questo contesto, ciò che appare emergere, è la “solitudine del numero primo”, del cittadino quale individuo, nel rapporto con il Pubblico e con l’onda lunga della pandemia. Il singolo individuo soffre dell’incertezza derivante dalle conseguenze della vaccinazione sulla salute e, allo stesso tempo, soffre di limitazioni in termini di lavoro, libertà personale e di circolazione.

In questo senso, la sfida contro il Covid-19, condotta da ciascuno, assume una dimensione totalmente individuale e parcellizzata, che rischia di esser persa innanzi alla mancanza di sicurezze sulla fine dell’emergenza.

Al pari, più nello specifico, il medico o l’operatore sanitario, per godere della tutela penale soffre di una limitazione alla sua autodeterminazione che può sfociare anche nella perdita del proprio lavoro.

Bisogna effettuare una riflessione di massima.

In generale, infatti, la crisi sanitaria ha evidenziato alcune debolezze dei sistemi democratici e la fragilità di molte conquiste di diritto, pronte a retrocedere senza alcun fremito innanzi all’esigenza di tutelare la sicurezza sanitaria collettiva, ormai principale obiettivo politico, che sembra, però, iniziare a corrispondere ad un nuovo sinonimo di ordine pubblico.

Infatti, ciò che sembra emergere è che la salute, più che nella veste di diritto dell’individuo, sia confortata dal Legislatore quale interesse superindividuale, la cui tutela viene ad assumere immanenza nella sua dimensione collettiva. Il timore è che nel medio termine, a livello nazionale, europeo e globale, la salute diventi terreno di scontro che, superando la dimensione giuridica, attiri intorno a sé elementi di conflittualità etica, risultando l’epicentro del confronto fra doveri e libertà, fra individualità e collettività.

Non v’è dubbio, tuttavia, che non possa esserci tutela per il singolo in assenza di quella collettiva, ma ciò che è certo è che entrambe le dimensioni dovrebbero viaggiare parallelamente, poiché interdipendenti.

La sfida reale è proprio questa: assicurare all’individuo alti standard di tutela, senza però arrivare a tale scopo a discapito di altri principi e valori fondamentali, i quali, finirebbero per essere delimitati in assenza di una piena efficacia degli apparati istituzionali nazionali ed europei nell’attuare campagne di prevenzione e vaccinazione.  E qui è sufficiente pensare alla proposta del Covid-Pass che segna un punto di svolta nella libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione Europea.

Ciò che dunque bisogna chiedersi e chiedere è se effettivamente la salute vada assolutamente protetta al di là e al di sopra di ogni altra espressione della dimensione morale, fisica e spirituale dell’individuo e se questa disperata ricerca non finirà per restituire una società di monadi e del tutto sfilacciata, indebolita e incapace di reagire.

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