Putin può usare
la bomba atomica?

La Russia può usare davvero
la bomba atomica?

Le dichiarazioni di Putin preoccupano il mondo
ma quali vantaggi avrebbe la Russia nel ricorrere all'atomica?

di Simone Pasquini

Putin può usare
la bomba atomica?

La Russia può usare davvero
la bomba atomica?

La Russia può usare davvero
la bomba atomica?

di Simone Pasquini
atomica

Putin può usare
la bomba atomica?

La Russia può usare davvero
la bomba atomica?

Le dichiarazioni di Putin preoccupano il mondo
ma quali vantaggi avrebbe la Russia nel ricorrere all'atomica?

di Simone Pasquini

Le dichiarazioni di Vladimir Putin circa la possibilità da parte delle forze russe di ricorrere all’arma atomica hanno alzato significativamente, e per ovvie ragioni, i toni dello scontro in Ucraina. Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Stoltenberg ha replicato con forza alle gravi affermazioni del presidente russo, minacciando una seria reazione (convenzionale, non nucleare) da parte dei membri della NATO qualora si dovesse verificare uno scenario mai visto dai tempi di Hiroshima e Nagasaki.

Come la crisi dei missili di Cuba del ’62?

Contestualmente, poco più di una settimana fa, il presidente americano Biden non ha esitato a paragonare la situazione attuale degli Stati Uniti a quella vissuta durante la crisi dei missili di Cuba del 1962, quando un conflitto nucleare era parso all’opinione pubblica mondiale quasi certo. Sebbene i portavoce della Casa Bianca abbiano poco dopo precisato come non ci siano prove irrefutabili che il Cremlino si stia concretamente preparando ad un impiego sul campo di ordigni nucleari, le parole di Biden avevano sicuramente avuto l’effetto di consolidare una percezione opposta da parte dell’opinione pubblica.

Quante testate ha la Russia?

Non è possibile fare una stima certa ed esatta dell’arsenale nucleare russo, in quanto le cifre che gli Stati dotati di armi nucleari dichiarano nel foro internazionale circa le proprie dotazioni molto spesso non corrispondono al vero (caso emblematico è quello di Israele, il cui possesso di armi atomiche è stato da tempo dimostrato, ma la cui esistenza viene continuamente negata da Tel Aviv).

Per quanto riguarda la Federazione russa, teoricamente vincolata dalle disposizioni del “New Strategic Arms Reduction Treaty (più semplicemente noto come “New START”), il numero probabile delle testate dovrebbe aggirarsi intorno alle 6.000 unità, delle quali una metà scarsa configurate come ordigni tattici nucleari.

Cosa sono gli ordigni tattici nucleari?

Gli ordigni tattici nucleari sarebbero la tipologia di armi che i russi minacciano di utilizzare in territorio ucraino, in quanto si tratta di ordigni il cui potenziale esplosivo è di gran lunga inferiore agli ordigni cosiddetti “strategici”, essendo i primi pensati per realizzare una esplosione di effetto limitato ma comunque sufficiente a realizzare un vantaggio immediato per le proprie truppe sul campo.

Per intenderci, si potrebbe usare uno o pochi ordigni tattici dietro le linee nemiche durate un attacco, così da impedire ai soldati in prima linea di ricevere rinforzi ed essere sopraffatti; oppure, potrebbero essere utilizzate per distruggere concentrazioni di truppe nemiche o infrastrutture strategiche, come snodi stradali o ferroviari. 

Tuttavia, per quanto limitate, le esplosioni causate da questi ordigni possono ugualmente sprigionare una quantità di energia devastante. Giusto per fare un rapido raffronto, gli ordigni esplosi sulle due città giapponesi nell’agosto del 1945 corrispondevano ad una potenza, rispettivamente, di 15 e 25 chilotoni. Si tenga presente che 1 chilotone corrisponde pressappoco all’energia sprigionata da 1000 tonnellate di tritolo.

Secondo gli standard odierni, il potere distruttivo di questi due ordigni sarebbe collocato in una fascia medio-bassa rispetto al potenziale delle armi nucleari tattiche odierne (sebbene esistano armi tattiche, per così dire, “chirurgiche”, il cui potenziale è di poco superiore ad 1 chilotone). Questo, ovviamente, per quanto riguarda il solo potenziale distruttivo provocato dalla forza meccanica dell’esplosione – l’onda d’urto, per intenderci – ignorando quindi il fattore dell’inquinamento radioattivo.

Che vantaggi avrebbe la Russia?

Ma la domanda fondamentale rimane sempre la stessa: la Russia potrebbe davvero convincersi dell’utilità pratica di un simile strumento? Molti esperti ritengono che procedere con una simile decisione non porterebbe un vantaggio tale da ribaltare le sorti della guerra a favore del Cremlino, le cui truppe sono in ritirata più o meno lungo tutto il fronte nordorientale e meridionale (salvo qualche isolata eccezione), in inferiorità numerica e con equipaggiamento insufficiente.

Diverso potrebbe essere il risultato in seguito ad un uso massiccio di questi ordigni, ma a quel punto il conseguente inquinamento radioattivo potrebbe portare ad una virtuale inabitabilità anche di quelle regioni del Donbass da poche settimane annesse alla Russia. Per di più, le conseguenze politiche di un simile passo potrebbero rivelarsi irreparabili, poiché tutta la comunità internazionale rimarrebbe a dir poco scioccata da un atto di tale inaudita gravità.

Quando la Russia potrebbe sentirsi legittimata a ricorrere ad armi nucleari?

Per parte sua, la Federazione russa ha da tempo reso note le proprie regole di ingaggio in merito alle armi nucleari, ovvero le condizioni alle quali essa si può sentire legittimata a ricorrere a tali armi. Queste condizioni si verificherebbero qualora vi fosse una minaccia alla sopravvivenza del paese, in caso di attacco esterno al proprio territorio, anche qualora tale attacco non fosse di natura atomica (in contraddizione, fra l’altro, con quella che era stata la linea ufficiale della superpotenza sovietica durante la Guerra Fredda, ovvero mai ricorrere all’arma atomica per primi).

Tuttavia, alcuni ritengono che queste regole siano state redatte per essere indirettamente utilizzate con finalità deterrente, la cosiddetta escalation to de-escalation: ovvero, in parole povere, la minaccia da parte della Russia dell’arma nucleare potrebbe indurre le controparti, le quali sono a conoscenza della dottrina russa dell’arma atomica, a diminuire il livello dello scontro ed avvicinarsi nuovamente al tavolo dei negoziati.

Quale che sia il reale scopo delle minacce sull’uso dell’atomica, la campagna di bombardamenti missilistici operata dai russi nei giorni scorsi, in risposta alla distruzione del ponte sito sulla penisola di Kerch, dimostra come sia possibile creare seri danni alle infrastrutture militari e civili, ed a un livello molto più diffuso, utilizzando esclusivamente mezzi convenzionali e senza dover ricorrere ad ordigni capaci di devastare interi territori in maniera irrecuperabile. 

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