Roma si tinge di giallo nell'intreccio di "Carne innocente"

di Marica Dazzi

Roma si tinge di giallo nell'intreccio di "Carne innocente"

di Marica Dazzi

Roma si tinge di giallo nell'intreccio di "Carne innocente"

di Marica Dazzi

La stessa Roma spaccata in due epoche storiche fa da sfondo all’incrocio temporale di due donne intriganti il cui destino è legato misteriosamente da una foto.

E’ il 1943 quando Elide Manenti, trascinata su un camion dai nazisti, decide di non rivendicare la sua appartenenza alla razza ariana. Ha sentito parlare degli ebrei come di “povera carne innocente” ed è per questo che lei, prostituta e omicida, mai stata innocente, quasi incantata da un sodalizio di disgrazia, sceglie di restare accanto a Ester Zarfati, giovane donna ebrea, e solcare i cancelli dell’orrore, preludio dell’inferno.

Ed è invece il 2011 quando Rachel Vaganov mette piede nella nostra capitale, ed una sera d’agosto prende un appuntamento al quale non si presenterà mai.

Dopo giorni di ricerche il suo cadavere viene rinvenuto nella pineta di Fregene.

Rachel è stata strangolata e sulla sua morte gravano dei grossi interrogativi: cosa l’aveva portata a Roma? E perché era in possesso di una foto di Ester?

“Carne innocente “ è l’ultimo libro nato dal fortunato sodalizio letterario tra Loredana Falcone Laura Costantini.

Le due scrittrici per Historica Edizioni avevano già pubblicato “Le colpe dei padri” (2008), “New York is a woman” (2011), “Cronache di inizio millennio” (2011) e “Fiume pagano” (2010) il primo dei libri della trilogia thriller che vede protagonisti il giornalista Nemo Rossini e l’investigatore Quirino Vergassola, e di cui il loro ultimo lavoro costituisce il secondo episodio.

Maricia Dazzi per TheFreak le ha intervistate:
 

“Carne innocente” è un altro romanzo che avete ideato e steso a “due penne”.  Raccontateci del vostro incontro.

Correva l’anno ’19… No, meglio non dirlo. Comunque, ci siamo conosciute sui banchi di scuola del liceo classico, abbiamo scoperto che ci piaceva scrivere, il nostro primo lavoro fu un romanzo di fantascienza che vedeva protagonisti tutti i nostri compagni di classe lanciati su un’astronave verso un buco nero per capire cosa ci fosse al di là. I lettori, i nostri amici, ne furono entusiasti.

 Come sviluppate le vostre storie?

Sono le storie che sviluppano noi. Arrivano, non chiedono permesso, Pretendono di essere raccontate e noi non possiamo fare altro che fungere da tramite tra loro e la carta stampata.

 Vi siete mai trovate in disaccordo riguardo la conclusione di uno dei vostri lavori?

Ci siamo trovate in disaccordo sugli sviluppi della vicenda, mai sul finale. Abbiamo litigato, urlato, tenuto il muso l’una all’altra e… no, prima che ce lo chiediate, mai prese a capelli. Lo so, siamo una delusione. Due donne che collaborano senza ripicche, dispetti, gelosie e invidie. ‘Na roba stranissima. 

 Ancora una volta avete deciso di modellare il vostro romanzo scegliendo come pilastri della vostra storia dei personaggi femminili, perché questa scelta? 

Perché le donne hanno una marcia in più, anche come personaggi da inventare. Ma non vorremmo passasse il messaggio che non ci piacciono gli uomini, anzi. In questo romanzo, a ben guardare, la coppia investigativa Nemo Rossini/Quirino Vergassola la fa da padrona e trova un nuovo spessore.

 “Carne innocente” fa parte della vostra trilogia storica, come avete deciso di realizzarla?

Ci era stato chiesto un romanzo che parlasse di Roma, possibilmente con rimandi storici. E noi abbiamo scritto “Fiume pagano”, il primo della trilogia. Lì il binario procedeva attraverso una vicenda gialla ambientata ai giorni nostri, ma con evidenti rimandi al culto della dea Vesta nella Roma delle origini. 

 Perché avete optato per questa tipologia di romanzo? 

Non siamo gialliste, ma ci piace sperimentare. L’amore per la storia ce lo portiamo dietro da sempre, abbiamo scritto almeno quattro romanzi storici (di cui due pubblicati, uno di prossima uscita e uno inedito) e la ricostruzione di epoche più o meno lontane ci esalta e, dicono i lettori, ci riesce bene. Quindi abbiamo provato a intrecciare presente e passato.

 Un giallo ad incastro cronologico, “Carne innocente” si presenta come un romanzo intrigante ed avvincente, come descrivereste il vostro libro? Raccontateci della sua nascita.

Volevamo seguire ancora la vita e le vicende di Nemo e Quirino. Questo era il punto di partenza. Ma ci affascinava, anche, il terribile periodo storico vissuto da Roma durante la seconda guerra mondiale. Così abbiamo deciso di partire dal momento più buio, dal rastrellamento del ghetto del 16 ottobre 1943. Elide ed Ester, le due donne simboleggiate dal quadro in copertina (autrice ne è una pittrice francese di grande talento, Francine Van Hove), vivono e agiscono tra vagoni piombati e campi di concentramento. E da quella terribile esperienza nasce tutto l’intreccio del presente. Questo romanzo, come molti dei nostri, è un omaggio al valore della memoria e alla consapevolezza che noi siamo il nostro passato prima che qualsiasi altra cosa.

 Avete già nuove storie in mente? 

Le storie non ci danno tregua, ci sussurrano costantemente dell’orecchio e fanno a gara a chi riuscirà per prima a passare su carta. Adesso stiamo lavorando a un romanzo che è una sorta di divertissement narrativo. Quattro eredi di una fortuna chiusi in un castello sull’Appennino tosco-emiliano, isolati dal mondo e costretti a fare i conti con ciò che realmente vogliono dalla vita. Quasi una piece teatrale.

 Intervista a cura di Maricia Dazzi.

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