Ritorno al proibizionismo

di Federico De Giorgi

Ritorno al proibizionismo

di Federico De Giorgi

Ritorno al proibizionismo

di Federico De Giorgi

In Italia da sempre i problemi si affrontano giorno per giorno e, invece che seguire un percorso ragionato che offra soluzioni a lungo termine, si preferisce offrire al popolo una decisione presa “di pancia”, la più semplice ed immediata, ma spesso anche la meno efficace.

Sarà che abbiamo troppi problemi da risolvere, sarà che i nostri amministratori sono spesso incapaci, sarà che siamo un popolo in media ignorante e che cerca sempre scorciatoie. Sarà tutto quello che volete, ma fatto sta che ci si accorge dei problemi e si prova a metterci mano solo dopo l’ennesima tragedia, con tutto quello che ciò comporta: necessità di offrire una soluzione che tranquillizzi il popolo nel minor tempo possibile, approccio ai problemi sempre di stampo emergenziale, ricerca di un capro espiatorio nel caso concreto.

Nella vita di ogni cittadino c’è una continua ed insanabile tensione tra libertà e sicurezza, un perenne bilanciamento che, a seconda del periodo storico in cui si vive, fa sì che l’ago della bilancia penda da una parte o dall’altra: se ciò è stato sempre percepito in Italia (si pensi in particolare agli anni di piombo e al terrorismo mafioso degli anni ’80 e ’90), in questi ultimi anni la questione è più attuale che mai, principalmente a causa della minaccia terrorismo, ma senza scordarsi altri “generici” problemi di ordine pubblico.

In questi ultimi rientra ad esempio il caso San Lorenzo, negli ultimi giorni salito alla ribalta delle cronache per la triste vicenda che ha interessato la giovane Desirée.

Chiunque abiti a Roma e sia mai uscito nel quartiere che ospita La Sapienza, conosce la situazione di degrado che puntualmente si presenta. Certo, come sempre non bisogna fare di tutta l’erba un fascio: a “San Lollo” ci sono un sacco di locali molto carini e originali, decisamente economici rispetto ai vicini quartieri Trieste e Parioli, che spesso ospitano eventi interessanti e alternativi.

Allo stesso tempo non può non venire in mente a chiunque sia stato almeno una volta nella Piazzetta la tranquillità con cui si viene in continuazione avvicinati da spacciatori, i quali, tutto d’un fiato, propongono l’intero inventario a chiunque passi lì vicino.

Quel “Marijuana, Cocaina, Eroina, Ashish” che ironicamente un po’ ricorda il “Cocco fresco mandorle fresche” strillato in tutte le spiagge durante l’estate.

Così come, più di una volta si è assistito allo scoppio di una rissa, poi prontamente sedata dalle forze dell’ordine accorse sul posto.

Insomma, qualche giorno fa è successo un fatto gravissimo: una ragazza di sedici anni è stata violentata e uccisa proprio nel cuore di San Lorenzo.

Di tutta risposta, la soluzione offerta dalla Sindaca Raggi è stata prorogare l’ordinanza estiva anti-alcol fino al 6 Marzo 2019, anticipando ulteriormente l’orario limite (alle 21 anziché alle 22) per quanto riguarda il consumo all’aperto e la vendita d’asporto in determinati quartieri, considerati “a rischio” (San Lorenzo, Esquilino, l’area della stazione Termini, Piazza Bologna, viale Ippocrate, piazzale delle Provincie), rimanendo per il resto uguale quanto stabilito dalla precedente ordinanza.

Su questa ordinanza ci sarebbero tantissime cose da dire, ma ci limiteremo a far risaltare le più evidenti storture.

La prima osservazione è tanto banale quanto fondamentale: appare evidente come manchi un vero e proprio nesso di causalità tra il vietare il consumo e la vendita di alcol dopo una certa ora e il rischio che episodi del genere accadano nuovamente; gli spacciatori continueranno a spacciare, gli stupratori continueranno a stuprare, e così via. Cercare di risolvere il problema del degrado urbano e della criminalità violenta anticipando e obbligando a non vendere alcolici dopo una certa ora, anticipando ulteriormente un orario già piuttosto severo, è una utopica follia, per scomodare una citazione importante “non è tanto di cattivo gusto quanto arrogante”.

Inoltre non si tengono in considerazione i danni che ricadranno (e già ricadono da quando l’ordinanza anti-alcol è stata originariamente emanata) sui commercianti che in quel business hanno investito: non solo pub e bar, ma anche enoteche e venditori d’asporto.

San Lorenzo è riconosciuta come la zona universitaria più frequentata di Roma: i ragazzi continueranno a bere ma, invece che comprare la birra o il cocktail dal pub che più li aggrada, li prenderanno dai vari mini market sottobanco o da venditori abusivi che naturalmente proveranno a sfruttare la situazione (o meglio, già lo fanno).

Quindi a rimetterci è l’onesto commerciante, il titolare del baretto che si vede vietata la possibilità di guadagnare a discapito del sommerso, che ha così trovato una nuova fonte di approvvigionamento. A quel punto anche lui potrebbe restare aperto e continuare a vendere anche dopo l’orario limite individuato dall’ordinanza, calcolando se, economicamente parlando e a discapito delle possibili multe, gli convenga disattendere le previsioni.

Insomma, c’è da chiedersi se nel rapporto tra libertà e sicurezza sia giustificato quanto stabilito nel caso di specie.

Se, ogni volta che sono in aeroporto e al momento dei controlli di sicurezza, mi viene chiesto di togliermi cintura, giacca, orologio e scarpe, non mi pesa: è giusto che sia così, sono dei piccoli gesti necessari per evitare catastrofi.

Se, quando entro allo stadio, mi ispezionano per controllare che io non porti con me armi, se aprono la borsa ad una mia amica per controllare che non nasconda nessun’arma, è giusto: è necessario per evitare che succeda qualche tragedia in un luogo che riunisce decine di migliaia di persone.

Se il sabato sera esco con i miei amici a San Lorenzo o in qualunque altro posto che l’ordinanza ha individuato come “a rischio” (e vi assicuro che sono davvero tanti, leggere per credere) e ho voglia di prendermi una birra, e dalle 21:01 non posso farlo, mi incazzo. Mi incazzo perché non è giustificato, perché è un sacrificio per me che non giustifica il raggiungimento di un risultato concreto.

Che poi uno quando dovrebbe bere? La mattina? Dopo pranzo? Bah

Se è vero che non può esserci libertà senza responsabilità, è anche vero che non può esserci responsabilità senza ragione e comprensione.

di Federico De Giorgi, all rights reserved

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