“Ricordati che devi rispondere. L’Italia e i diritti umani”: l’Agenda di Amnesty International per i diritti umani

di Redazione The Freak

“Ricordati che devi rispondere. L’Italia e i diritti umani”: l’Agenda di Amnesty International per i diritti umani

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“Ricordati che devi rispondere. L’Italia e i diritti umani”: l’Agenda di Amnesty International per i diritti umani

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di Marina Solimine All rights reserved

Dopo l’Agenda Monti, anche Amnesty International ne propone una peculiare: quella per i diritti umani in Italia, articolata in dieci punti.

Nel comunicato pubblicato il 23 gennaio dall’ONG, infatti, si legge del lancio della campagna denominata “Ricordati che devi rispondere. L’Italia e i diritti umani”.

Si tratta di un appello ai candidati alle prossime elezioni in cui l’ONG chiede loro di esprimere un parere su ogni punto presente nell’Agenda. Non solo, però: esso costituisce al contempo un’effettiva proposta di riforme nel delicato campo dei diritti umani. Su tale programma, gli interpellati dovranno dichiarare se sono a favore o contro: sulla pagina web di Amnesty International dedicata a questa iniziativa sarà possibile leggere le loro eventuali risposte.

Troppo spesso i diritti umani non vengono rispettati nel nostro Paese – come ha sottolineato Christine Weise, Presidente di Amnesty International Italia – nonostante le ripetute richieste da parte di ONG, organizzazioni di settore, esponenti della società civile e delle istituzioni, anche e soprattutto internazionali. È assai recente – ad esempio – la sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per il mancato rispetto dei diritti umani nelle carceri (v. punto 4).

Vediamo, adesso, quali sono i dieci punti di cui si compone l’Agenda di Amnesty International.

Garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura: Amnesty chiede di colmare i vuoti legislativi presenti al fine di prevenire e punire eventuali violazioni dei diritti umani da parte di appartenenti alle forze di polizia, nonché rafforzare il ruolo delle stesse nella protezione di tali diritti. L’ONG domanda, inoltre, di introdurre nel nostro codice penale il reato di tortura e di fare quanto possibile per prevenirlo.

Fermare il femminicidio e la violenza contro le donne: per contrastare tali reati l’ONG chiede la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa del 2011 sulla violenza contro le donne, l’adozione di leggi specifiche su questi temi ed un’effettiva collaborazione di tutte le istituzioni che se ne occupano.

Proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e sospendere gli accordi con la Libia sul controllo dell’immigrazione: per quanto riguarda questo punto, si chiede sostanzialmente che l’Italia rispetti la normativa internazionale presente in materia (viene ricordata – ad esempio – la condanna della Corte Europea dei Diritti Umani sulla pratica dei respingimenti). Si richiede, inoltre, di modificare la politica migratoria e la legislazione attualmente in vigore, tenendo conto soprattutto di questioni importanti come le condizioni nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e la detenzione dei migranti non regolari.

Assicurare condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri: a tutti è, ormai, noto il problema del sovraffollamento delle nostre carceri, il quale porta ad una violazione delle condizioni di detenzione così come richieste dalla normativa internazionale. Esse non rispecchiano l’osservanza dei diritti umani fondamentali (divieto di essere sottoposto a trattamenti disumani e degradanti, dignità ecc.). Le proposte di Amnesty International riguardano, per lo più, la modifica delle norme che disciplinano la detenzione.

Combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate): l’ONG propone di inserire la discriminazione per l’identità di genere e l’orientamento sessuale nella legge antidiscriminazione e di riconoscere a livello legislativo le famiglie costituite da persone dello stesso sesso.

Fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei rom: si chiede di creare le condizioni per applicare la ‘nuova’ Strategia nazionale d’inclusione dei rom, sinti e caminanti – dopo la dichiarazione di illegittimità delle politiche italiane in questo campo da parte del Consiglio di Stato nel 2011 – attraverso: il rispetto dei diritti umani e l’eliminazione delle discriminazioni; la proibizione per legge degli sgomberi forzati; la garanzia di un alloggio adeguato.

Creare un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani: l’Italia avrebbe dovuto già da tempo creare un organismo di questo tipo, come più volte raccomandato dalle Nazioni Unite – in riferimento ai “Principi di Parigi”, adottati dall’Assemblea Generale nel 1993.

Imporre alle multinazionali italiane il rispetto dei diritti umani: Amnesty invita a colmare le lacune legislative in materia, adottando normative con effetti extraterritoriali, in modo tale da permettere il rispetto dei diritti umani anche nei Paesi in cui le multinazionali italiane svolgono il proprio lavoro.

Lottare contro la pena di morte nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli altri stati: l’ONG domanda di impegnarsi maggiormente su questi temi in politica estera, a livello europeo e globale.

Garantire il controllo sul commercio delle armi favorendo l’adozione di un trattato internazionale: questa è una campagna che vede Amnesty International attiva da circa vent’anni, con lo scopo di porre termine alla morte di migliaia di persone a causa di questo commercio.

In attesa di vedere se e cosa risponderanno i vari candidati, è possibile

– per chi lo ritenesse opportuno – aderire all’appello tramite il seguente Link

 

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