REM – NEW ADVENTURES IN HI FI

di Redazione The Freak

REM – NEW ADVENTURES IN HI FI

di Redazione The Freak

REM – NEW ADVENTURES IN HI FI

di Redazione The Freak
E’ con poche e stranianti note di piano che vede la luce l’ultimo album dei R.E.M. con la formazione originaria (Berry, Buck, Mills, Stipe) al suo completo.
E’ il 1996 e il leader Michael Stipe è  l’icona di una band alternativa ma non troppo, popolare ma non troppo, sempre in equilibrio fra diversi modi di fare musica.
Il batterista Bill Berry di lì a poco nel 1997 lascerà, a causa dei problemi di salute accusati nel Monster tour del 1995, e l’ originario quartetto diventerà un trio in grado, nonostante il cambio di secolo, di ascoltatori e persino di piattaforme musicali, di calcare le scene e lasciare nuovamente il segno per diversi anni.
Ma veniamo a questo “New Adventures in hi-fi“. Si presenta come un cd da ascoltare ‘on the road’, presentato come adatto ai percorsi da viaggio, maturo nell’offrire agli ascoltatori il ricco panorama sonoro e immaginifico del gruppo di Athens.
Si può definire New Adventures come la fine di un certo percorso, una prova al tempo stesso di coraggio e di maturità.
Di maturità perché i tempi e gli arrangiamenti delle canzoni sono ben impostati, registrati come soltanto i gruppi esperti sanno fare e spesso è il piccolo particolare a creare la differenza nelle canzoni (una chitarra suonata con una certa ispirazione… il piccolo ma fragoroso irrompere di una batteria, una voce che spunta ‘a sorpresa’, un basso denso e profondo).
Di coraggio, in quanto composta attraverso un’ispirazione carpita e riprodotta – incredibile a dirsi – nelle pause dei concerti del ‘Monster tour’ del 1995, i cosiddetti sound-check, cioè i momenti in cui i R.E.M. erano a stretto contatto con il loro pubblico, in quegli anni molto caloroso ed estremamente numeroso. La band negli anni 90′ godeva di un grande seguito sia da parte dei fans di vecchia data, che dei fans della nuova era, iniziata nel 91′ con “Out of time“. Si potrebbe definirlo un disco ‘camaleontico’ per la sua varietà compositiva e legata ad umori cangianti (da qui i riferimenti al viaggio).
Il resto lo lascio volentieri all’ascolto, citando come tracce preferite l’iniziale “How the west was won” e la ballata pianistica “Electrolite“, oltre al rock di “Leave“, “Bittersweet me” e “So fast so numb“, all’emozione suscitata da “E-bow the letter“, ai respiri dal taglio western di “Low desert” e alla lenta poesia “Be mine“. Un cenno anche per l’elegia acustica “New test leper“.
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di Piero Corigliano, all rights reserved

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