UN CESTO DI-VINO AL R’NB RYTHM AND BASKET

di Fabrizio Spaolonzi

UN CESTO DI-VINO AL R’NB RYTHM AND BASKET

di Fabrizio Spaolonzi

UN CESTO DI-VINO AL R’NB RYTHM AND BASKET

di Fabrizio Spaolonzi

Saliamo sul pullman che ci deve portare a Rimini. Andata e ritorno nel weekend, sveglia ore 4.30 di sabato mattina, ritorno entro la mezzanotte di domenica. Motivo? Le finali di Coppa Italia di basket di serie C, B e A2. Motivo vero? Seguire un amico che cura l’ufficio stampa dell’Eurobasket Roma; in sintesi, procedere nella mia improvvisata fede da ultras di questa società. Strategia per il viaggio? Parlare di vino per tutte le 10 ore tra andata e ritorno. Come fare? Chiamo Avico, ovvio. Matteo Avico. Si, proprio quel famoso M.A. del tour Barolo in langa. Con lui, ma ci arrivo dopo, ci attende un weekend con ritorno in treno Vienna-Roma, prima del Vinitaly, ma al momento è la E45 ad offrirci lo spunto per qualche scambio di opinioni, gusti, emozioni e storie tra Roma e Rimini.

mappa Roma Rimini Al telefono scappano subito due battute sui vini romani, e senza soffermarsi troppo su “li vini de le castelli” che “so’ mejo de questa zozza società”, arriviamo a parlare del Falesco e del Cesanese. Ma ben presto, essendo in direzione Alto Lazio, la conversazione vira su un vino dalla Storia più curiosa, ad oggi ancora molto popolare. È l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone. E degli altri due, quindi, ne parleremo un’altra volta.

Il nome di questo vino bianco deriva da un Racconto tramandato, dal sapore di leggenda. Si dice che nel 1111 Enrico V di Germania stesse raggiungendo Roma con il suo esercito per ricevere dal papa Pasquale II la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero. Al suo seguito vi era anche tale vescovo, Johannes Defuk, appassionato conoscitore di vini. Il vescovo, da buon intenditore come è prassi nell’ambito della Curia, mandava lungo il tragitto il suo coppiere Martino in avanscoperta, con l’incarico di precederlo lungo la via per Roma, per assaggiare e scegliere i vini migliori in ogni luogo in cui passavano. I due, a questo fine, si dice avessero concordato un segnale in codice: qualora Martino avesse trovato del buon vino in una locanda, avrebbe dovuto scrivere “Est” (dal latino, “c’è”) vicino alla porta della locanda, e, se il vino era molto buono, avrebbe dovuto scrivere Est Est. Il servo, una volta giunto a Montefiascone, e avendo assaggiato il vino locale, non trovò altro modo per comunicarne la qualità eccezionale se non quello di trascrivere per tre volte il segnale convenuto, enfatizzando inoltre il messaggio con ben sei punti esclamativi: Est! Est!! Est!!! Il vescovo, giunto dunque in paese, non poté esimersi dal provare il vino segnalato, e condivise a tal punto il giudizio del suo coppiere che prolungò la sua permanenza a Montefiascone, addirittura fermandovisi sulla via del ritorno, e rimanendovi fino al giorno della sua morte (avvenuta, Racconto vuole, per un eccesso di bevute!). Sepolto nella chiesa di san Flaviano, dove ancora si può leggere sulla lapide l’iscrizione: «Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk», lasciò alla cittadinanza di Montefiascone un’eredità di 24.000 scudi, a condizione che ad ogni anniversario della sua morte una botticella di vino venisse versata sul sepolcro, tradizione che venne ripetuta per diversi secoli.

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Tra un sorso telefonico e l’altro, varchiamo la linea che demarca il confine tra Lazio e Umbria. Per rimanere in tema “monti” (con la “m” minuscola perché non sono certo qui a parlare di tasse!), alla seconda telefonata – trattasi infatti di chiamate brevi, che divergono dalle comuni telefonate del o con il genere femminile, tendenzialmente di durata mai inferiore all’ora e mezza! – ci viene in mente Montefalco. Questa volta quindi terra di rossi, non più, come l’Est! Est!! Est!!! un bianco, peraltro bevuto miriadi di volte dato il mio particolare affezionamento alla storia che porta con sé. Nel territorio di Montefalco e zone limitrofe, nella provincia di Perugia, da uve Sangiovese e Sagrantino nasce il Rosso di Montefalco, da cui, dopo 30 mesi di affinamento in legno, deriva il Montefalco Rosso Riserva. E proprio dalle stesse uve Sagrantino che compongono in parte il Montefalco Rosso, nasce l’omonimo vino, anch’esso un rosso (affinato almeno 12 mesi in legno), che ha un “cugino” passito. Ovviamente DOC e DOCG in queste zone sono di casa, e la produzione è chiaramente consentita solo nelle provincia di Perugia, specificamente nei territori di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria in una fascia altimetrica di coltivazione che va dai 220 m. s.l.m. ai 472 dei rilievi collinari più elevati. “Va bin, senti, sto per arrivare, sentiamoci in settimana per gli ultimi dettagli del Vienna-Roma!”

E giungo infine a destinazione: Rimini Fiera, Final Eight, Final Six e Final Four di Coppa Italia. Mi immergo subito nel clima del R’nB Rythm and Basket; e benvenuta nuovamente Romagna. Ma questa volta è una Romagna diversa che mi attende. Il clima dentro la Fiera è festaiolo, le semifinali e le finali sono un evento molto seguito, ci sono numerosi stand nell’area centrale, da cui si diramano i vari padiglioni, all’interno dei quali sono stati allestiti campi di basket e rispettive tribune.

Per quel che mi riguarda, da tifoso interessato seppur occasionale – nonostante, come detto, una mia folgorante fede nella nuova società che seguo, l’Eurobasket Roma – vinta la semifinale, mi dedico alla curiosità, vuoi mai che trovo uno stand interessante dove fare aperitivo. Neanche il tempo dell’attesa. Degustazione vini, stand Montegranaro. Marchigiani, bene, assolutamente da provare, vediamo cos’hanno da offrire. Il menu prevede assaggini vari o piatto composto con abbinamento vino. Cosa scegliere? Grande classico, entrambi. Dopo qualche oliva ascolana introduttiva – d’obbligo – mi dedico quindi al binomio salumi-formaggi annaffiando con del bianco. Lo stand è un composto di diversi produttori della zona, che seguono la Poderosa Basket qui a Rimini. E quindi si parla di olio, si parla di salumi, di birre e, chiaramente di vino. Rio Maggio, produttore delle zone, ad esempio, ha un’ampia serie di prodotti in cantina: Sauvignon, Chardonnay, Pinot nero, ma anche vini che sono stati preferiti ai più diffusi Trebbiano Toscano, Pecorino e Passerina (che vengono comunque prodotti, come dimostra il Colle Monteverde, Pecorino, o il Vigneto Contrada Vallone, uve Montepulciano e Sangiovese), puntando quindi, anche, su vitigni autoctoni meno “celebri”. L’attaccamento al territorio è forte, ed il centro di produzione su cui punta questo produttore è quella del Falerio Dei colli ascolani Doc, da cui si ottengono il Monte del Grano e il Telusiano. Come rossi il Rio, che richiama il nome stesso del produttore, è infatti un vino dai tratti marcatamente marchigiani, ottenuto nelle zone tra il fiume Tronto e Senigallia interessando il territorio della fascia collinare delle quattro province (Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Ancona), che coincidono con l’antico areale settentrionale dei Piceni (Ager Picenus Baccus). Nota interessante che non sono riuscito ad approfondire come avrei voluto, il Vino cotto, ma qui ho trovato, e potete trovare, i riferimenti dell’associazione del Piceno, anche loro allo stand di Rimini. Ebbene, toccata e fuga, un sorso e quattro parole, breve ma intenso, come un buon vino. E corro subito alle finali. Per la cronaca: la finale di B l’abbiamo persa, ma la C l’abbiamo portata a Roma!

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E sì, anche questo weekend, tra vini al telefono e vini a bordo campo, se n’è andato in un sorso. Ripercorrendo la strada del ritorno già so che il prossimo weekend mi attende un’ulteriore sfida in termini di viaggio. E anche in termini di vino. E poi? E poi ci sarà il Vinitaly a Verona, ça va sans dire. Per ora, pullman, appuntamento alla prossima conversazione sul treno Eurocity night Vienna-Roma!

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