Il Capo dello Stato tra king-makers e sciocchezze

Quirinale: tra rose, king-maker e altre sciocchezze

Brevi cronache dal quarto scrutinio

di Luca Molinari
di Redazione The Freak

Il Capo dello Stato tra king-makers e sciocchezze

Quirinale: tra rose, king-maker e altre sciocchezze

Quirinale: tra rose, king-maker e altre sciocchezze

di Luca Molinari
di Redazione The Freak

Il Capo dello Stato tra king-makers e sciocchezze

Quirinale: tra rose, king-maker e altre sciocchezze

Brevi cronache dal quarto scrutinio

di Redazione The Freak
di Luca Molinari
4 minuti di lettura

Quirinale 2022.

Marco Damilano, con una definizione davvero felice, l’ha definita il gran ballo della Politica.

L’elezione del Presidente della Repubblica rappresenta, in effetti, il momento forse più politicamente “stimolante” per partiti e gruppi parlamentari. Un po’ perché la cadenza settennale svincola questa ricorrenza dai consueti (e, in Italia, piuttosto frequenti) giochi di parte legati alle sorti del Governo, un po’ perché è l’occasione per la politica di misurare sé stessa, non avendo, sul tema (o, per meglio dire, sul “nome”), alcun diretto afflato dai propri rispettivi elettori.

In questo senso, dunque, pur nella grande confusione ed improvvisazione che sembra oggi (27 gennaio, quarto scrutinio) tessere la tela che porterà al Colle, è forse ingeneroso stracciarsi le vesti nella consueta laduatio temporis acti. Anche nelle scorse tornate, e sin dagli albori della Repubblica, la elezione del Presidente della Repubblica ha sempre avuto percorsi e risvolti piuttosto movimentati. Stiamoci.

Certo, di nuovo, questa volta, c’è una narrazione (mediatica, ma anche politica, tramite lo sconsiderato uso di twitter e comunicati stampa) continua, estenuante e ridondante, che probabilmente finirà con l’influire anche sulla scelta finale, bruciando nomi, percorsi, opzioni e (per dirla con un termine oramai politico), “rose” intere (ciò, complice forse anche la grande lentezza con cui, a causa del Covid, lo scrutinio sta procedendo).

Su questo palcoscenico, in qualche modo nuovo e non ancora del tutto esplorato, si muovono come in una confusa partita di scacchi noti protagonisti e leader politici, “grandi elettori” (anche questo, termine nuovo ed entrato solo in questa occasione nel linguaggio politico dei commentatori), peones (questo, invece, termine in uso da parecchio tempo),  giornalisti e tutti gli altri necessari co-protagonisti.

Allo stato, vista la grande incertezza generale (anche oggi ulteriore fumata nera), si può procedere più per sensazioni che per analisi compiute. Ecco dunque alcune di quelle che ho maturato sin qui:

(i) king-maker: per settimane il linguaggio politico-giornalistico si è arrovellato (in modo quasi compulsivo) intorno alla individuazione di chi, tra i leader, avrebbe assunto il ruolo decisivo nella corsa al Colle, volendo affibbiargli, a tutti i costi, questo epiteto “inglesizzante”; si è arrivati al dunque e, invece, ci si è resi conto che i king-maker(s) sono più di uno, e che rispondono al nome di parlamentari: delle brutte bestie da mettere d’accordo;

Quirinale: il tweet congiunto di Letta, Conte e Speranza

(ii) rose di nomi: una novità di rilievo, mi sembra, è che i partiti e le coalizioni non disdegnino di rendere pubblici, sovente ancora prima di aver alcun accordo in merito, nomi e (addirittura) “rose” di nomi per la Presidenza; mi sembra una tendenza destinata (e forse finalizzata) a bruciare nomi e candidature, più che una via realistica e possibile per arrivare a trovare la “quadra”; è nell’ombra del Palazzo che si tessono le tele, non alla luce del sole;

(iii) strategia e tattica: la narrazione mediatica esasperata cui assistiamo in questi giorni sta sicuramente giocando un ruolo nelle mosse dei leader e dei partiti, cercando di rilevarne la strategia; sono quindi in pieno atto tutte le contromisure del caso: annunci, smentite, mosse e contromosse; nomi e rose (appunto); tutti tatticismi di cui si nutre da sempre la politica italiana, galvanizzandone i commentatori più attenti;

(iv) peones: un’altra figura epica che emerge in questo genere di circostanze; dallo sterminato numero di parlamentari i corrispondenti da Montecitorio si divertono ad andare alla ricerca di quelli meno noti e di rilievo, dando vita ad (indimenticabili) interviste dal sapore caustico; non si deve tuttavia esagerare, sono pur sempre parlamentari (!);

(v) voti dispersi: per i primi scrutini e sino a quando non si trova un accordo abbastanza ampio per convergere sul possibile candidato forte, un’altra tradizione conclamata dell’elezione del Presidente della Repubblica è quella dei grandi elettori burloni, che dispensano voti a personaggi dello spettacolo, dello sport, del passato, e chi più ne ha più ne metta; se ne potrebbe trarre una vera e propria antologia, peccato che chi riceve un solo voto finisce tra i “voti dispersi”, che non vengono nemmeno riletti dal Presidente della Camera alla fine dello scrutinio, ci sarebbe da ridere.

Sino a ieri, complice anche il quorum rafforzato dei 2/3 (che in un qualche modo “scuda” la politica dalle scelte troppo affrettate, o poco ragionate), si è visto abbastanza di tutto (compreso un centrodestra mai così disunito alla vigilia di un appuntamento così importante).

Oggi, con il quarto scrutinio, ed il quorum sceso a 505, ci si aspettava forse qualcosa di diverso (specie dopo le febbrili notizie di ieri, che in meno di 24 ore hanno individuato – e orse bruciato – tre diversi possibili “quirinabili”: Casellati, Casini e Cassese). Astensioni e schede bianche l’hanno però ancora fatta da padrone, segno che le trattative (quelle, sì, davvero febbrili) sono ancora in atto, senza strappi.

Domani, con il quinto scrutinio (e forse il sesto, come sembrano chiedere alcuni gruppi parlamentari), qualcosa probabilmente si muoverà; vedremo in che direzione. Per il momento, non possiamo che continuare ad assistere, vigili e divertiti (e con le dita ben incrociate) a questo, così italico e confuso, “gran ballo”.

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