Tende, non sto con gli studenti

La protesta delle tende, perché
non sto con gli studenti

Dopo i casi di Milano e Roma la mobilitazione delle tende si allarga anche ad altre città
La richiesta è sempre la stessa: interventi immediati per limitare per gli affitti

di Cristina de Palma

Tende, non sto con gli studenti

La protesta delle tende, perché
non sto con gli studenti

La protesta delle tende, perché
non sto con gli studenti

di Cristina de Palma

Tende, non sto con gli studenti

La protesta delle tende, perché
non sto con gli studenti

Dopo i casi di Milano e Roma la mobilitazione delle tende si allarga anche ad altre città
La richiesta è sempre la stessa: interventi immediati per limitare per gli affitti

di Cristina de Palma

La protesta delle tende, il tendagate, si sta allargando a macchia di leopardo in tutta Italia. Una mobilitazione organizzata dagli studenti fuori dalle università di Roma, Milano, Torino e Cagliari… che ha un’origine economica ben precisa: il caro affitti.

Non c’è dubbio: a Milano per una stanza in condivisione, e quindi solo per un posto letto, si arriva a spendere anche 500 euro. Per una stanza singola anche 800/900 euro. Un po’ meno se si cerca in periferia. A Roma idem, con prezzi di poco più bassi.

La prima studentessa è stata Ilaria Lamera, al quarto anno di Ingegneria ambientale del Politecnico di Milano, che ha piantato una tenda per una settimana davanti all’università. Dopo di lei anche altri studenti si sono mobilitati per chiedere alle istituzioni di intervenire per calmierare i prezzi degli affitti e garantire così il diritto allo studio.

Che l’emergenza abitativa sia un problema non è un mistero, e sicuramente non riguarda solo gli studenti. Che ci sia una speculazione sui prezzi nemmeno. Ma leggendo le testimonianze raccolte dai vari giornali ho notato un fil rouge: quasi tutti i ragazzi intervistati si lamentavano di dover fare un’ora e mezza di treno o di autobus. Alcuni anche meno. E quindi mi sono chiesta se fossimo su “Scherzi a parte”.

Ragazzi di 20 anni che si lamentano perché devono prendere i mezzi per andare a studiare?

Ho letto la testimonianza di una ragazza di Seregno, hinterland milanese, che si lamentava di essere una pendolare. Ho pensato “poverina”… poi ho guardato gli orari e i costi della tratta Seregno/Milano e ho scoperto che ci volevano una ventina di minuti per raggiungere il capoluogo lombardo. Non proprio una tratta “pesante”.

Stesso discorso per un ragazzo di Civitavecchia che si lamentava delle sue tre ore al giorno di treno per arrivare a Roma. Anche in questo caso, ho guardato Trenitalia e ho scoperto che il tempo di percorrenza media è di un’ora. Poi capisco che il traffico romano non aiuti ad arrivare puntuali, ma non penso che la questione riguardi solamente lui.

E allora mi son detta, ma io alla loro età come mi organizzavo?

Oggi ho 42 anni. Ho seguito i corsi alla Sapienza nella sede di via Salaria per 5 anni. All’epoca abitavo fuori Roma, 26 chilometri fuori dal Raccordo. La macchina la usava mia madre per andare a lavoro e io prendevo il trenino che si fermava a piazzale Flaminio. Da lì prendevo il bus per via Po, non lontano dall’università. In totale impiegavo quasi un’ora e mezzo di viaggio A/R… d’altronde anche all’epoca i bus erano sempre in ritardo e, pensate un po’, anche all’epoca esistevano gli scioperi.

Pioggia, sole, vento e traffico, ero tutti i giorni presente a lezione. Eppure, mai e poi mi sarei sognata di lamentarmi o di pretendere qualcosa dai miei genitori. Mi alzavo, prendevo prima il treno e poi il bus, seguivo il mio corso e tornavo a casa. Durante il tragitto dormivo, o a volte studiavo. E questo per 5 lunghi anni, non per pochi mesi. Non sono un’eroina, non ho salvato il mondo. All’epoca avevo 20 anni e avevo le energie e l’entusiasmo per farlo.

All’università, avevo degli amici, loro sì che erano dei fuori sede e si arrangiavano come potevano. Parliamo di persone che venivano dalla Puglia o dalla Campania, non di certo da città distanti 30 chilometri da Roma. E nessuno di questi miei amici partecipava ai sit-in universitari perché, diciamolo, se vieni da fuori Roma e devi studiare per non gravare troppo sulle finanze familiari, non ti puoi permettere il lusso di perdere tempo con le proteste.

Questo per dire che trovo le lamentele di questi ragazzi veramente esagerate. Mi sembrano la generazione del tutto e subito. Rimboccatevi le maniche, smettete di pensare di diventare tutti famosi facendo video su Tiktok e capirete che cosa sono veramente i sacrifici. Perché a me pare che abbiamo perso un po’ il senso delle cose, e nell’era dei social tutti vogliono studiare alla Bocconi, vivere in centro e sorseggiare drink nei locali alla moda, magari gratuitamente o pagati dagli sponsor.

La vita reale purtroppo è un’altra.

Una risposta

  1. Non c’è dubbio che in Italia vi sia un problema di caro affitti. Ma è anche vero che in molti casi si possa superare con degli spostamenti casa-università che potranno essere complicati ma non impossibili. Finalmente una voce fuori dal coro. Condivido in pieno. Complimenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati