Potrai dire con calma io sto colma a Stoccolma

di Ariella Fonsi

Potrai dire con calma io sto colma a Stoccolma

di Ariella Fonsi

Potrai dire con calma io sto colma a Stoccolma

di Ariella Fonsi

Il  recente viaggio a Stoccolma si è inserito in un momento della mia vita pieno di preoccupazioni e di stress. Uno di quei periodi in cui, anche quando “stacchi”, non riesci a distrarti davvero e sei sempre preso dai tuoi pensieri. Uno di quei periodi in cui la vita scorre troppo veloce quando vorresti più tempo per fare ciò che devi e troppo lenta quando vorresti concludere con i tuoi impegni. Insomma, uno di quei periodi che quando finiscono senti la necessità di resettare il cervello e premere il tasto “pausa” sulla tua routine quotidiana. Da questa necessità è nata l’idea di partire, rilassarmi e ritrovare un po’ di spensieratezza. A dire il vero questo viaggio è iniziato in maniera tutt’altro che spensierata e rilassata: sveglia alle tre di notte per prendere la navetta per l’aeroporto di Ciampino, traversata da piazza Bologna fino alla stazione Termini con i notturni (chi vive a Roma può capire la drammaticità del momento) e imbarco sull’aereo alle sei e mezza del mattino. Arrivo a Stoccolma che sono uno zombie (a quel punto non dormivo da circa 29 ore), ma ne vale la pena. Già nell’autobus che collega l’aeroporto di Skavska a Stoccolma rimango stupita dal verde che domina sull’autostrada e mi sorprendo nello scoprire che anche la capitale non delude in tal senso: una città in cui dominano l’azzurro chiaro del cielo, il blu intenso del mar Baltico e il verde smeraldo dei prati e degli alberi.

Stoccolma è strana: si passa dai quartieri ipermoderni come Norrmalm, il cuore commerciale della city svedese, trafficato e rumoroso, a Gamla Stan, il centro storico medievale tranquillo e pittoresco, passando per Sodermalm, il quartiere hipster  e giovane . Il minimo comune multiplo di questa diversità di stile e di paesaggio è la calma. Benché la città di questi periodi (l’estate è l’unico momento dell’anno in cui non rischi di morire di ipotermia in Svezia) sia invasa dai turisti, conserva la sua anima pacifica. La pace la si può assaporare passeggiando lungo il mare che circonda tutta la città (in realtà sono una serie di isole collegate tra loro) o sdraiandosi sull’erba di uno degli innumerevoli parchi sparsi tra un edificio e l’altro. Salta all’occhio la “fame di vita” degli svedesi, che a giugno si vedono  uscire da un inverno pesante (l’estate costantemente illuminata e mite sconta il suo prezzo nei mesi successivi) e passano l’intera giornata tra sport, giri in barca e fika, il rito della colazione svedese (cosa avevate capito?).  Dal punto di vista storico e architettonico c’è davvero poco da dire, mai musei e palazzi meritarono meno il costo del biglietto. Ma Stoccolma si fa perdonare diversamente. Comprare il pranzo al mercato centrale di Ostermalm e consumarlo sdraiata su un prato, a piedi nudi, in pieno centro città non ha prezzo. Come non ha prezzo assistere al tramonto alle undici di sera, vivere mezz’ora di buio completo alle due di notte e vedere di nuovo sorgere il sole alle due e mezza. Se di molte città mi hanno affascinata monumenti, musei, storia e cibo, della capitale svedese ho apprezzato maggiormente il clima sereno che ho vissuto (provate a fare un pranzo al sacco al centro di Roma in piena estate). Direi che, tirando le somme, Rino Gaetano aveva proprio ragione quando cantava “dai andiamo a Stoccolma dove se mangi stai colma, dove potrai dire con calma io sto colma a Stoccolma”.

 

foto di Ariella Fonsi

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