“Piccole donne”, il mondo visto dalla prospettiva femminile

di Redazione The Freak

“Piccole donne”, il mondo visto dalla prospettiva femminile

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Piccole donne

“Piccole donne”, il mondo visto dalla prospettiva femminile

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Le “Piccole donne” di Greta Gerwig sono al cinema dal 9 gennaio e il film ha già guadagnato al botteghino più di due milioni di euro solo in Italia. A ciò si aggiunga che lo scorso 14 gennaio ha portato a casa ben quattro nomination agli Oscar 2020: miglior sceneggiatura non originale e miglior colonna sonora, migliore attrice protagonista – per l’interpretazione di Saoirse Ronan nei panni di Jo – e migliore attrice non protagonista – per l’interpretazione di Florence Pug nel ruolo della piccola Amy.

La storia narrata dalla Gerwig si rifà non solo al primo libro “Piccole donne”, ma anche ai sequel “Piccole donne crescono” e “I ragazzi di Jo” di Louisa May Alcott. La regista, inoltre, utilizza il personaggio di Jo, la più ribelle delle sorelle March, anche per dirci qualcosa in più sull’autrice dei libri, facendo sovrapporre la vita della scrittrice a quella del suo personaggio. D’altronde la Alcott, proprio come le sue piccole donne, proveniva da una famiglia dalle umili origini e come Jo era la seconda di quattro sorelle: molto della sua vita è stato effettivamente portato all’interno della sua opera.

L’abilità della Gerwig è stata proprio quella di riuscire a fondere la spensieratezza del primo romanzo, incentrato sulla narrazione dell’infanzia delle giovani sorelle March, alla durezza del passaggio all’età adulta, caratterizzante il secondo capitolo della trilogia. Questo è stato possibile grazie ad un sapiente montaggio in grado di legare in modo omogeneo i diversi momenti temporali della vita delle sorelle, ed in particolare di Jo (Saoirse Ronan), vero centro narrativo di tutto il film.

Oltre all’interpretazione della Ronan, perfetta nel ruolo di Jo, è senza dubbio degna di nota quella di Florence Pugh nei panni di Amy, che per certi versi è il personaggio che insieme a Jo condivide una forte ambizione personale e che però, al contrario della prima, vuole essere raggiunta senza rinunciare all’essere una donna secondo i canoni e le convenzioni dell’epoca, utilizzandole anzi come una vera e propria forza. Splendida l’interpretazione di Timothée Chalamet nei panni del giovane e dolce Laurie, che perfettamente si adatta al personaggio immaginato dalla Alcott.

 La bellezza del film sta proprio nel far vedere un mondo interamente dal punto di vista di quattro donne che sono allo stesso tempo tanto diverse, quanto simili. Ciò porta a comprenderne i problemi, le lotte quotidiane in un universo che rende loro difficile, se non impossibile, affermarsi ed essere completamente indipendenti; la frivolezza apparente di determinate scene e momenti mostra moltissimo della difficoltà di essere donna all’epoca. Anche il più convenzionale dei personaggi rappresentato dalla primogenita delle sorelle March, Meg, interpretata da Emma Watson, porta alla luce la difficoltà del rispettare il ruolo assegnatole da una società di soli uomini che le impedisce anche semplicemente di poter avere qualcosa di esclusivamente suo.

Le storie del film, seppur lontane nel tempo e nei costumi, sono molto vicine a noi e ci parlano di problemi non difficili da comprendere, purtroppo, anche nel 2020.

Il trailer ufficiale di “Piccole Donne”

di Federica Fusco, all rights reserved

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