Obbligo vaccinale
la prima pronuncia CEDU

Obbligo vaccinale: la prima pronuncia CEDU

La Corte Europea dei diritti dell'Uomo e l'obbligo vaccinale. Nessun rischio di danno irreparabile alla salute.

di Pietro Maria Sabella

Obbligo vaccinale
la prima pronuncia CEDU

Obbligo vaccinale: la prima pronuncia CEDU

Obbligo vaccinale: la prima pronuncia CEDU

di Pietro Maria Sabella

Obbligo vaccinale
la prima pronuncia CEDU

Obbligo vaccinale: la prima pronuncia CEDU

La Corte Europea dei diritti dell'Uomo e l'obbligo vaccinale. Nessun rischio di danno irreparabile alla salute.

di Pietro Maria Sabella

Obbligo vaccinale. Chi era in attesa che un Deus ex Machina si manifestasse per pronunciarsi con autorevolezza sul tema della legittimità dell’obbligo vaccinale anti Covid-19 è giunto alla fine di un burrascoso avvento.

Promotori del vaccino e scettici di ogni sorta possono ora ammirare una prima piccola pietra miliare, un lampo giuridico che non potrà che lasciare alcuni con il sorriso ed altri con l’amaro in bocca. Ebbene, lo scorso 24 agosto, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, ovvero l’organo giurisdizionale internazionale che si occupa di assicurare l’applicazione e il rispetto della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo all’interno dei 47 Stati del Consiglio d’Europa (fra cui l’Italia), si è pronunciata respingendo quello che potremmo definire come il primo ricorso sul vincolo vaccinale. 

Tuttavia, – va precisato per bene – la Corte non è entrata nel merito della vicenda, non ha come un vero aruspice scavato nelle viscere della questione per dettagliare il futuro del rapporto fra libertà individuali e sicurezza sanitaria pubblica, ma ha “semplicemente” rigettato un ricorso in via cautelare finalizzato a bloccare le disposizioni di immediata efficacia della legge francese 5 agosto 2021, n. 2021-1040.

Eppure gli effetti di questo embrionale verdetto faranno eco per parecchio tempo ancora, sia fra le stanze della giustizia ma soprattutto fra quelle della politica. Del resto, in vari Paesi europei si stanno studiando strumenti normativi finalizzati a imporre il vaccino a chi svolge un servizio pubblico o è in contatto con i più fragili.

In particolare, mediante questa legge, in Francia è stato imposto l’obbligo vaccinale ai vigili del fuoco professionali e volontari. Chi non provvedeva a vaccinarsi per tempo sarebbe stato sospeso dal lavoro, in alcuni casi anche dalla retribuzione.

Avverso tale forma di coercizione, circa 670 vigili hanno promosso e depositato ricorso (protocollato con numero 41950/21, Abgrall e a. 671 c. Francia) domandando, in via principale, la sospensione dell’obbligo vaccinale di cui all’art. 12 della suddetta legge; in via subordinata, la sospensione delle disposizioni interdittive nei confronti dei soggetti che non hanno ottemperato all’obbligo di essere vaccinati dall’esercizio delle loro professione nonché del pagamento delle somme spettanti per stipendio.

Il sindacato di categoria che ha promosso l’azione giudiziaria motivava evidenziando che la sottoposizione al vaccino avrebbe compromesso in modo irreparabile il diritto alla vita (art. 2 Convenzione) e il diritto al rispetto per la vita privata e familiare (art. 8 Convenzione). 

Il sindacato, infatti, chiedeva con urgenza un intervento sospensivo, proprio per evitare – detto fuori dai denti – che l’inoculazione del vaccino potesse creare un danno irreparabile alla salute e alla vita dell’individuo oltre che una limitazione della propria vita privata e familiare.

In questa fase, la Corte, come anticipato, si è limitata a respingere il ricorso, ovvero a non ammetterlo, in virtù del fatto che le richieste di provvedimenti cautelari possono essere accolti solo in via eccezionale, ovvero solo nei casi in cui i richiedenti/ricorrenti correrebbero altrimenti un rischio reale di danni irreversibili ( <<la Cour ne fait droit aux demandes de mesures provisoires qu’à titre exceptionnel, lorsque les requérants seraient exposés – en l’absence de telles mesures – à un risque réel de dommages irréparables>>).

Manifestanti francesi contro l’obbligo vaccinale
© Copyright ANSA/AFP

Con ciò la Corte ha sicuramente voluto allertare i posteri, lasciando intendere che non sarà così semplice poter ottenere un intervento giurisdizionale diretto sulle scelte di sicurezza e sanità pubblica effettuate dai Parlamenti e dai Governi in materia di misure di contrasto alla diffusione del Covid-19, soprattutto quando il ricorrente cerchi di inibire in via emergenziale le disposizioni da esse previste. In questo senso, il ricorso non può diventare strumento di “abolizione” ex cathedra delle disposizioni che obbligano al vaccino.

Allo stesso tempo, la Corte ha voluto far intravedere cosa possa esserci oltre quel velo di Maya, che verrà squarciato quando un prossimo giudizio sul tema verrà esaminato nel merito. In sostanza, i giudici di Strasburgo intendono affermare che, a fronte di tali provvedimenti normativi, non esisterebbe un rischio reale di danno irreparabile alla salute conseguente proprio alla sottoposizione all’obbligo vaccinale e dunque all’inoculazione di uno dei sieri attualmente diffusi nel mercato.

In poche parole, si nega che il vaccino anti Covid-19 abbia conseguenze negative sulla salute, per di più tali da determinare uno squilibrio fra i vari interessi in gioco, ovvero salute pubblica, individuale, lavoro e vita privata ed un conseguente intervento dell’organo giurisdizionale teso a salvaguardare il diritto individuale così frustrato.

Anzi, per certi aspetti, ma questa più che una mera deduzione è una costruzione, sembra difficile poter immaginare che la Corte dei Diritti dell’Uomo potrà intervenire contro l’obbligo vaccinale per le categorie professionali maggiormente esposte o che esercitano un servizio pubblico in assenza di condizioni e di circostanze realmente tali da dimostrare che la salute individuale venga messa in pericolo per la protezione di quella collettiva o per la tutela di beni non particolarmente importanti.

In fondo, scopo del vaccino – almeno in Europa – è proprio quello di raggiungere entrambi gli obiettivi: garantire che possa esistere ancora una collettività democratica e fondata sullo stato diritto, in cui nel bene o nel male chi intenda esercitare diritti e libertà possa rimanere vivo e, si spera, in salute. Intelligenti pauca.

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