Nymphomaniac vol. 2 – Viaggio all’inferno senza ritorno

di Adriano Vinti

Nymphomaniac vol. 2 – Viaggio all’inferno senza ritorno

di Adriano Vinti

Nymphomaniac vol. 2 – Viaggio all’inferno senza ritorno

di Adriano Vinti

 

Il racconto di Joe prosegue, nella seconda parte di Nymphomaniac, in maniera prevedibile: la sua necessità di superare la sopraggiunta incapacità di eccitarsi, problema con cui l’avevamo lasciata alla fine della prima parte, va nella direzione di sperimentazioni sessuali via via più estreme.

Mentre Stacy Martin passa il testimone a Charlotte Gainsbourg nell’interpretare una Joe ormai trentenne e nientemeno che mamma, fanno la loro comparsa nuovi comprimari: la dicottenne P (Mia Goth), il maturo criminale L (William Defoe), il misterioso “terapeuta” del sadismo K (Jamie Bell), in una narrazione che, temporalmente, arriva sino alla notte in cui Joe stessa sta terminando il racconto a Seligman, per un finale che può non apparire scontato solo a chi non conosce Lars Von Trier.nymphomaniac_vol2_4

Da un legno così storto come quello di cui è fatto l’uomo, non si può costruire nulla di perfettamente dritto” diceva Kant, ma se nessuno crede che in quanto essere umani possiamo ambire ad essere perfetti, l’enfasi va posta sulla capacità di mettere radici nel mondo e poi crescere, rinunciando alla perfezione. Allora, sbaglia Von Trier nell’atrribuire a Joe la somiglianza con un albero deforme arrampicato su una montagnola, perché a dispetto della protagonista quell’albero è riuscito a stare in piedi con dignità, laddove invece Joe è intrappolata in un circolo vizioso che la porta a sempre più gravi conseguenze fisiche, nella vita privata e in quella professionale.gig-02

La qualità comunque non manca a un film che offre spunti di riflessione in quantità generose; soprattutto grazie, ancora una volta, alle erudite interpretazioni di Seligman, il quale suggerisce parallelismi e punti di vista nuovi tanto a Joe quanto, ovviamente, a noi spettatori, fino a farci sospettare non so fino a che punto seriamente o provocatoriamente che, in fondo, Joe non sia nient’altro che l’ennesima paladina dell’anticonformismo e del rifiuto delle convenzioni borghesi (altro tema caro all’autore sin dai tempi di Idiots), una sorta di iper-femminista iconoclasta che rivendica il diritto di usare il corpo a proprio piacimento, tesi espressa dalla stessa Joe in una spassosa scena in cui la vediamo mandare al diavolo il gruppo di terapia “per sesso-dipendenza” al quale a un certo punto decide di partecipare.

Viene da chiedersi se la versione integrale non censurata sia in grado di dare al film quello spessore capace di garantirgli un ulteriore salto di qualità, perché è vero tutto scorre fino alle ultime scene, ma senza particolari sussulti, e così Nymphomaniac per gli amanti del cinema diventa un’opera godibile ma, tutto sommato, non necessaria come invece si auspicava – sicuramente lontana dalle vette fin qui raggiunte dal suo creatore.

di Adriano 

 

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