Ridere del tempo
della pioggia che diventa sabbia
e ritorna nelle foglie d’autunno
a ricordare che nulla è più,
che tutto è luce sospesa in ombra
una candela nel vuoto
nell’infinita solitudine dell’universo.
Ridere del tempo
della sua falsità
della crudeltà
della felicità svanita
nelle ossa rotte
negli occhi pieni del bambino
e svuotati dell’adulto.
Ridere del tempo
in cima al mondo e negli abissi
in apnea
ancora un attimo
prima di riemergere in briciole
in sabbia che diventa foglia d’autunno,
neve e poi di nuovo mare
e poi nulla è più.
di Pietro Maria Sabella, all rights reserved