LA NOTTE DI (ZIO) OSCAR

di Fabrizio Lucati

LA NOTTE DI (ZIO) OSCAR

di Fabrizio Lucati

LA NOTTE DI (ZIO) OSCAR

di Fabrizio Lucati

Domenica 28 febbraio. Il secondo mese del 2016 sarebbe stato un mese perfetto, pulito. Iniziato di lunedì e finito di domenica. Quest’anno che stiamo vivendo, però, è un anno bisestile quindi vederlo finire di lunedì 29, un giorno aggiunto a mo’ di toppa ogni quattro anni per coprire un errore di calcolo, fa rodere. I maniaci appassionati di cinema come me, possono consolarsi: alle 17.30 di domenica 28 Febbraio, orario della costa pacifica delle Americhe, si terrà l’88ª edizione della cerimonia degli Acadamy Awards. Cosa sono? Sono quelli che noi in Italia conosciamo come Oscar.

Il vero nome deriva dall’associazione professionale onoraria Academy Motion Pictures Arts and Sciences, per gli amici Academy. Fondata 11 maggio del 1927, dall’idea di Louis Burt Mayer, il dispotico fondatore della Metro Goldwyn Mayer (quella della testa di leone che ruggisce). Lo scopo di questa associazione era, e lo è tutt’ora, il miglioramento e la promozione del cinema nel mondo. I membri fondatori, per lo più registi e produttori, erano 36. L’ultimo censimento ufficiale conta più di 6.000 membri. Non è difficile entrare, basta solamente esserne “degni”, ovvero essere una personalità cinematografica mondiale o essere presentati da un membro perché sei una personalità cinematografica mondiale.

I primi premi furono consegnati due anni dopo la fondazione. Proprio in quella occasione nacque il soprannome della statuetta premio: la segretaria del presidente dell’associazione guardando la piccola scultura di 35 cm placcata in oro esclamò “Sembra proprio mio zio Oscar!”. Volendo precisare non è certo che questa sia la vera storia del nomignolo, è solo la versione più accredita dalla stessa Accademy.

La prima edizione si tenne nella sala di un hotel a Los Angeles. I 36 invitati di cui sopra più signore. Per partecipare il film doveva essere uscito nella contea di Los Angeles entro il 31 luglio dell’anno precedente. 88 edizioni dopo le modalità sono cambiate più volte. Dal 2007 il limite è passato dal 31 luglio al 31 dicembre dell’anno precedente. Le nominations vengono dichiarate in conferenza stampa l’ultima settimana di gennaio; la cerimonia si svolge, maestosamente e in diretta mondiale TV, dal Dolby Theather di Los Angeles l’ultima domenica di Febbraio.

Questa edizione è stata accompagnata da due tormentoni.
Il primo, la scialba, inutile e sciocca contestazione all’Accademy mossa da Spike Lee e Jada Pincket-Smith di razzismo. Il regista di “Do the right Thing” e “Malcom X”, accompagnato dalla moglie di Will Smith (davvero, oltre a quello non può essere ricordata per molto altro) hanno lanciato questa accusa contro l’associazione subito dopo le nominations di gennaio. la lista dei nominati era sprovvista di persone di colore. Non voglio parlare però di vittimisti, mi limiterò a citare Micheal Caine: “Si nomina chi merita, non perché nero”.
Il secondo tormentone è Leonardo Di Caprio: da anni l’attore cerca di mettere le mani intorno a quella statuetta. Di Caprio è strafavorito per la sua cruda interpretazione in The Revenant, ha vinto Golden Globes, Bafta e altri premi votati da esperti e critici vero, ma non può ancora cantare vittoria. L’Accademy gli sta facendo subendo lo stesso trattamento del suo mentore, Martin Scorsese. Il regista italoamericano, dovette aspettare il 2007, trent’anni e cinque nomination per ottenere il premio vinto con “The Departed” consegnato da Spielberg, Coppola e Lucas, praticamente il più grande sovraccarico di talento della storia del cinema.

Gli Academy Awards, o Oscar se preferite, sono si il premio cinematografico più prestigioso e vecchio, ma anche il più Hollywoodiani: sono nati ai tempi d’oro degli studios, l’epoca della nascita dei film d’ intrattenimento, ed è quel tipo di cinema che vanno a premiare.
Inoltre non dimenticate che praticmante si votano tra di loro, perchè i membri dell’Accademy sono professionisti del settore. Spesso ci sono stati vincite discutibili, ovvie o poco meritevoli, come il primo Rocky che fu preferito a Taxi Driver e All the president Man; la vittoria di Slumdog Millionere qualche anno fa; l’esclusione totale di uno Star Wars dai premi artistici a seguito del litigio di Lucas e l’Accademy; la vittoria rubata di Benigni come miglior attore a discapito di un immenso Edward Norton protagonista di American History X.
Il film con Di Caprio, The Revenant di Innarritu, è il film che quest’anno ha più candidature di tutti, concorre per i principali premi sia artistici che tecnici. Dietro di lui, mi rende molto felice la cosa, MadMad:Fury Road di Miller, il 70enne che nel 2015 ha dato una lezione di cinema action al mondo intero. Sia il messicano che l’austrialiano competono con Mckay e Tom McCarthy con rispettivamente The big Shore e Spotlight. Entrambi sono i favoriti nei pronostici e da chi sta scrivendo. La vera sfida però, è il premio per la migliore Colonna Sonora: il nostro immenso Ennio Morricone per le musiche del tarantiniano Hatefull Eight, contro John Williams che firma, come per gli altri sei, le musiche dell’ultimo Star Wars.
Morricone per un western, Williams per uno Star Wars. Due mostri sacri che sfidano con i film che li hanno fatti diventare famosi.

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