IL MURALISMO ITALIANO ED UN MOLISE CHE RESISTE

di Marco Di Prisco

IL MURALISMO ITALIANO ED UN MOLISE CHE RESISTE

di Marco Di Prisco

IL MURALISMO ITALIANO ED UN MOLISE CHE RESISTE

di Marco Di Prisco

Lo stato della Street Art: un giro alla ricerca dei maggiori esponenti del Muralismo sparsi per l’Italia.

Attraente o provocatoria, figurativa o astratta, bianco e nero o a colori: la street art, denominazione entro la quale vengono etichettate tutte le forme d’arte che coinvolgono lo spazio pubblico, è entrata a far parte dell’immaginario collettivo come qualcosa di “bello”, un valore aggiunto sul piano del decoro urbano, perdendo quella caratteristica di illegalità e autorefenzialità con cui i graffiti hanno iniziato a diffondersi durante gli anni ottanta, arrivando ad essere istituzionalizzata o addirittura diventare una roba da museo.
Mentre c’è chi si interroga e solleva dibattiti sull’attitudine che l’arte di strada e di conseguenza gli artisti devono avere, quello che preferirei si definisse “muralismo”, in Italia sta vivendo un momento di estrema proliferazione, facendo dello stivale il paese con il maggior numero di festival ed eventi legati a questa pratica.

Nel mese di Ottobre il blog Widewalls ha pubblicato una speciale classifica, la “Best Art Murals of the last year”: settimana per settimana, le opere che hanno raggiunto più visibilità sui vari canali social del sito sono entrate a far parte di una rassegna di 50 opere, in cui troviamo il meglio delle produzioni dell’ultimo anno in giro per il mondo.
L’Italia, ha fatto mostra delle sue bellezze, piazzandosi nelle prime posizioni, quindi ho deciso che poteva essere un punto di partenza per parlare di questo fenomeno culturale che pulsa, o almeno provare a farlo, regione per regione e per capire se davvero disegnare sui muri abbia ancora senso, in un paese come il nostro.

E allora partiamo dalla regione più rappresentata nella classifica di widewalls: il Molise. No, non è uno scherzo. Vi spiego la sparata.
Il Molise, oltre ad essere la regione in cui sono cresciuto, negli ultimi dieci anni ha avuto il merito di portare in una realtà a metà tra civiltà e ruralità, la forma d’arte urbana per eccellenza, ospitando artisti di fama internazionale e promuovendo soluzioni al degrado di certe aree urbane in maniera creativa. Ad iniziare questa opera di recupero dello spazio urbano a queste latitudini è stata l’associazione Malatesta con il Draw the Line di Campobasso: il festival con cui l’associazione sta trasformando il capoluogo molisano è presente alla posizione numero 16 della classifica con un’opera monumentale di Peeta, realizzata l’estate scorsa durante l’ultima edizione del festival.

Peeta, Campobasso
Peeta, Campobasso

Maestro del graffito tridimensionale, l’artista italiano è stato capace di trasformare un enorme parete cieca
di un condominio in una pulsante opera architettonica contemporanea, roba da Frank Gehry. L’opera che si trova nel quartiere San Giovani in Gelsi, il “bronx” di Campobasso, è in buona compagnia. Nelle vicinanze sono intervenuti Dado Ferri, con una guida al writing illustrata, che pare essere la pagina di un taccuino d’artista di altri tempi, riprodotta su grandissima scala con la freschezza di uno schizzo, o la Roccia sospesa, citazione a Magritte e dedica ad un amico scomparso, dell’immenso Blu.

Blu, Roccia Sospesa, Campobasso e Dado Ferri
Campobasso, Roccia Sospesa, BLU

Tutto questo grazie all’impegno profuso di un collettivo di giovani che oltre all’organizzazione di un festival capace di portare in Molise artisti del calibro di StenLex, Alice Pasquini, Pixelpancho, Hitnes, Etnik. ICKS, per citarne qualcuno, sperimenta workshop e campi estivi per ragazzi giovanissimi che, in una realtà come quella molisana, faticano a trovare stimoli alternativi.
Sulla stessa scia, a pochi chilometri di distanza, nasce il Premio Giordano, che in tre anni è riuscito a far intervenire sulle pareti di Santa Croce di Magliano, artisti come Mr. Thoms, Francisco Bosoletti o Millo, tutti presenti nella classifica dei 50 di Widewalls. Marianna Giordano, figlia di Antonio Giordano, artista molisano scomparso nel 2013, insieme all’associazione ACAG ha messo in atto un esperimento di trasformazione urbana su piccola scala, oltre ai già citati da Widewalls, Alberonero, Camilla Falsini, Guerilla Spam, Giulio Vesprini e Zed 1, in una passeggiata di un quarto d’ora. Una settimana di residenza artistica durante i mesi estivi, in cui ogni artista diviene l’ospite di una piccola comunità ed il lavoro di trasformazione di una o più pareti diviene anche occasione di confronto tra abitanti e ospiti, per un arricchimento umano e creativo.

Dal più grande al più piccolo, arriviamo a parlare del Cvtà street fest. Civitacampomarano è un paesino in cui abitano poco più di 400 persone in provincia di Campobasso, raggiungibile solo per mezzo di una strada poiché l’altra via d’accesso è franata insieme a parte del borgo antico. Beh qui, Alice Pasquini, in arte Alicè, che a Civitacampomarano aveva un nonno, fu invitata nel 2015.

Alicè, Civitacampomarano (CB)
Alicè, Civitacampomarano (CB)

Durante la sua permanenza lasciò dei piccoli interventi, quasi nascosti tra le piccole abitazioni del borgo, istantanee di una realtà rurale in via di estinzione. Oltre a questi piccoli interventi sulle porte, un murale di medie dimensioni all’ingresso del paese ritrae una bambina che si copre il volto con le mani, forse per non guardare al futuro o un riferimento giocoso all’innocenza di una fase della vita. A distanza di un anno da questi interventi, Alice torna, portandosi dietro un po’ di amici come David De La Mano, artista uruguaiano (alla posizione 28 di widewalls), che realizza un’opera ispirata proprio a Civitacampomarano: una visione poetica del mondo in cui prodi uomini guerrieri vengono raffigurati alla guida di zolle di terra che, al contrario della realtà, non franano ma volano, oltrepassando qualsiasi limite, anche quello della parete stessa. Insieme a loro Pablo S. Herrero, Hitnes, ICKS, UNO hanno rianimato un borgo che di fatto sta scomparendo ma che attraverso l’arte ha visto fluire migliaia di persone tra le sue strade in pochissimi giorni.

 

David De La Mano, Civitacampomarano
David De La Mano, Civitacampomarano

Biancoshok, altro artista presente al Cvtà Fest, si è divertito a giocare con questo contesto rurale, utilizzando elementi di arredo urbano come vecchie bacheche, insegne, cabine telefoniche e ape car per rivestirli di brand contemporanei che, di fatto, hanno sostituito la loro funzionalità. Alla fine si fa aiutare da Giuseppe, 7 anni, simbolo di un futuro che non accetta più i luoghi comuni, ma cerca di trasformare le difficoltà logistiche, in grandi qualità.

Biancoshock, Civitacampomarano
Biancoshock, Civitacampomarano

Una visione parallela del mondo, un cortocircuito in un tempo troppo veloce per dei luoghi che non esistono (alla fine l’ho detto) che, nel preservare le proprie tradizioni popolari, i propri valori e la propria cultura, nell’arte hanno trovato un modo per resistere.

BiancoShock, Il Molise Resiste
BiancoShock, Il Molise Resiste

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