Multa per i no-vax:
100 euro sono pochi?

Multa per i no-vax:
100 euro sono pochi?

Qual è lo scopo di questa sanzione?
Retribuire, prevenire, colpire, riparare, risocializzare o incentivare?

di Pietro Maria Sabella

Multa per i no-vax:
100 euro sono pochi?

Multa per i no-vax:
100 euro sono pochi?

Multa per i no-vax:
100 euro sono pochi?

di Pietro Maria Sabella
100 euro

Multa per i no-vax:
100 euro sono pochi?

Multa per i no-vax:
100 euro sono pochi?

Qual è lo scopo di questa sanzione?
Retribuire, prevenire, colpire, riparare, risocializzare o incentivare?

di Pietro Maria Sabella
6 minuti di lettura

La sanzione una tantum di 100 euro per chi non si vaccina non poteva che creare ulteriori dissidi e polarizzazioni. Ogni volta che si discute di Covid e affini, tutto rientra in un approccio manicheista, o bianco o nero. Difficilmente si scava, o meglio ancora, si prova a riflettere assumendo una prospettiva completa o quantomeno non del tutto parziale, ancorata agli effetti immediati che una notizia o un provvedimento possono destare.

Si tratta ormai di una regola comportamentale comune e che caratterizza anche tutto ciò che abbia a che fare con il virus e con tutti i tentativi di reazione ad esso. Il dibattito generale ha teso a radicalizzarsi e, in un certo qual modo, ad appiattirsi, ora a favore ora contro ogni misura che viene adottata dal Governo. 

Sembra così lontana la stagione primaverile del 2020, in cui le restrizioni emergenziali, seppur necessarie, non ci avevano ancora abituato ad un certo modo di vivere, ad un’idea di convivenza con il virus che non può che svilupparsi anche attraverso forme di limitazione delle libertà personali e di movimento in primis, ma che tuttavia meritano sempre grande prudenza.

Ricordo ancora, fra gli altri, un dialogo fra Habermas e Gunther, sull’opportunità di salvaguardare un bilanciamento fra gli interessi che possono essere colpiti dalle misure anti-covid e sull’esigenza di considerare la libertà, in generale, quale valore assoluto e preminente per una società democratica moderna che, per assurdo, scavalca anche la tutela della salute collettiva. Ma non solo loro. Il prof. Michele Ainis, anche recentemente, ha posto poi in evidenza il tema del rispetto del principio di eguaglianza e la necessità di evitare forme di discriminazione, probabilmente tollerabili in questa fase ma che possano però creare difficoltà nell’accettare limitazioni e sanzioni, nell’incentivare alla vaccinazione e ad una comune presa di posizione da parte di tutta la società. 

Ecco, queste brevi battute servono, prima di tutto, a considerare pur sempre che ob torto collo ci troviamo ancora in piena emergenza e che l’emergenza stessa non consente di elaborare provvedimenti “perfetti”, che quadrino il cerchio. Allo stesso tempo, la permanenza in uno stato di emergenza ci dovrebbe sempre mantenere vigili, impedirci di assuefarci a condotte e strumenti potenzialmente lontani da quelli tipici di uno stato liberale. Azioni e misure devono sempre mantenere un certo rigore costituzionale per conservare integro il nostro sistema di valori quando verremo fuori da questo caos.

E allora, analizzare criticamente i provvedimenti può essere d’aiuto, a patto che i punti cardinali siano quelli descritti in Costituzione o nei Trattati internazionali a cui l’Italia ha aderito. Commenti anestetizzati, invece, finiscono per scivolare su un piano inclinato facendoci rotolare tutti già con ancora più forza.

In questo contesto convulso, si inserisce pienamente anche il dibattito sulla sanzione una tantum di 100 euro, che verrà appunto irrogata nei confronti degli over 50 che non adempieranno all’obbligo vaccinale entro il prossimo 30 gennaio. 

Ebbene, anche se finalmente si è deciso di squarciare il velo di Maya e assumersi la responsabilità di obbligare al vaccino la popolazione, anche se in modo graduale, non bisogna cadere in facili populismi sulla risposta sanzionatoria che questo nuovo provvedimento applica e giudicarla bene o male solo in base alla “squadra” a cui si appartiene (pro e no-vax, per sintetizzare).

Infatti, il rischio è quello di non essere più lucidi, di scaricare ogni responsabilità e mancanza verso “il basso”, individuare negli ultimi no-vax gli unici colpevoli della curva dei contagi che ancora non viene giù. In questo caso, infatti, neanche una multa da un milione di euro potrebbe essere adeguata a ripagare o a riparare alle migliaia di vittime del virus, alle scuole chiuse, agli ospedali in affanno. Questa posizione, però, appunto, rischierebbe di essere miope, di impedirci di guardare ai fatti partendo dalla loro origine, attribuendo le diverse responsabilità a tutti gli attori che, in modo diverso, hanno subito o preso parte a questa immane tragedia.

Se guardiamo al singolo cittadino che decide di non ottemperare all’obbligo di vaccinarsi, e se lo analizzassimo in concreto, dovremmo intanto porci una sola primaria domanda: a che scopo sanziono? Da sempre, infatti giuristi e filosofi (Kant, Hegel, Hommel, Bentham, solo per citarne alcuni) si sono interrogati sul senso della sanzione e della “pena”. Retribuire, prevenire, colpire, riparare, risocializzare, incentivare. In estrema sintesi, è possibile dire che prevedere un divieto o un obbligo risponda ad esigenze politiche, ad un modo di affrontare un problema da parte dello stato e la sanzione che viene disposta alla violazione dell’obbligo e le finalità che le si attribuiscono ci dice tutto sulla salute democratica di una data comunità.

In questo contesto, la finalità e la coerenza di una sanzione con il tessuto costituzionale dipendono anche da una serie di principali fattori: chi la applica, quando (se e dopo un processo), quali sono i controlli e le garanzie fornite. Più stringente e afflittiva è una sanzione, maggiori dovrebbero essere le garanzie attribuite a chi la subisce. Ciò almeno in uno stato di diritto, in cui, poi, oltre allo scopo, bisognerebbe assicurare che la sanzione sia proporzionata, ragionevole, necessaria.

Ecco che è probabile che la multa di 100 euro, così come viene oggi prevista, all’ente (Agenzia delle Entrate) che dovrebbe applicarla e al modo in cui viene applicata (una tantum in base all’incrocio dei dati) difficilmente potrebbe assumere quei connotati tipici della sanzione che molti vorrebbero che invece avesse. Ovvero, afflittività, repressione. Manca proprio l’impalcatura per ritenerla tale. Piuttosto sembrerebbe assumere le vesti di un incentivo, seppur blando, da dare a chi ancora non si sbriga a metterci tutti in sicurezza. 

Eppure, qui le considerazioni non sono terminate e forse la nostra coscienza comune merita uno presa di consapevolezza maggiore. Se infatti ampliamo il raggio e non ci limitiamo a guardare alla sola multa pecuniaria riservata, per ora, ai soli over 50 che non si vaccineranno, è probabile che il quadro complessivo e la dimensione dei provvedimenti adottati nei loro confronti assuma indirettamente i tratti di una sanzione tout court, a tratti davvero molto pesante. 

Infatti, i cittadini inottemperanti, oltre a poter essere sospesi dal posto di lavoro, non potranno accedere ad una innumerevole quantità e qualità di servizi, venendo di fatto costretti moltissimo nella loro libertà personale e di movimento. Insomma, nel suo complesso, se misuriamo la sanzione come la somma della piccola multa e della privazione di fatto di alcune libertà fondamentali, ecco che questa non ci appare più ridicola ed inefficace. Probabilmente forse eccessiva e disancorata da una tutta una serie di garanzie costituzionali. Chiara è la prevalenza della tutela della salute pubblica.

Rimane da capire infine se la sanzione sia “meritata”, ovvero se chi la subisce la merita come conseguenza della sua omissione. Questa valutazione, come è ovvio che sia, non può dipendere dal quisque de populo, ma è una chiara scelta politica. Giudicarla non è affatto semplice e in una situazione emergenziale, come detto, trovare la quadratura al cerchio è di fatto impossibile. Sicuramente è d’obbligo uscire da questa pandemia, il più possibile sani e salvi e fare tutti noi la nostra parte, anche con tre o quattro dosi e senza tanti indugi.

Ciò che però dovremmo fare tutti noi è restare vigili, continuare a considerare tutta questa situazione come qualcosa di emergenziale, che non può trasformarsi in ordinaria neanche nelle sue espressioni più accogliente e consolatorie. E proprio perché è una fase emergenziale, merita, in tutti i sensi, presto una fine.

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