Mi vedrà

di Redazione The Freak

Mi vedrà

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Mi vedrà

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Indian

Mi vedrà . E mi sentirà  respirare. Sentirà  il mio odore e quello della polvere. Poi, senza che io nemmeno lo veda, mi girerà  intorno e a un tratto non penserà più, non avrà bersagli. Beh, se non altro non me ne accorgerà, anche se preferirei morire soffrendo, piuttosto che aspettare qui chissà quanto altro ancora. Non so nemmeno com’è fatto. Sembrano tutti uguali. Comunque se non sentirà  odore e respiro, sentirà  battere i miei denti, perché c’è un freddo pungente. E ancora una volta mi ritrovo a pensare che vorrei solo tornarmene a casa; un pensiero che se ne va in fretta, sopraffatto da tutte quelle idee sul dovere che mi hanno ficcato in testa. Mettiamo pure che non mi veda e non mi senta; mettiamo che l’idea del rifugio coperto di foglie funzioni; facciamo anche finta che non veda la punta del fucile, così anomala in un sottobosco che conosce fin troppo bene. Anche se succedono tutte queste cose sarà un tiro impossibile. Sì, è vero, l’ha detto anche il colonnello che sono un buon tiratore, ma sarà  in movimento e sarà  troppo veloce. Dio solo sa cos’hanno in corpo, non si stancano mai. Maledizione eccolo là! Mettermi sulla curva è stata una buona idea, così lo vedo arrivare da lontano. Ecco che si avvicina, maledizione se è veloce! Oh no, si è fermato e ora continua al passo, però non guarda di qua. Forse è solo un modo per depistarmi; appena raggiunge l’imboccatura della curva gli sparerà, è l’unica speranza. Accidenti, ha estratto il coltello! Devo colpirlo, altrimenti sparirà  con un balzo e sarà  qui a lambirmi lo scalpo in un batter di ciglia. Ora! Ma perché non l’ho fatto? Non riesco a premere il grilletto. Ora guarda da questa parte nei miei occhi! Sa che sono qui, l’unica speranza è sparargli, ma non ci riesco ed è come se lui lo sapesse. Sta iniziando a salire il pendio; tutte quelle foglie secche dovrebbero fare un gran fracasso eppure sembra che quei mocassini di cervo non tocchino terra. Puoi sollevarti, inglese, da lontano sembrava meno maestoso, l’acqua della terra fa male alle vostre ossa chiare e se avessi voluto il tuo scalpo, non avresti avuto il tempo di tentare di impedirmelo. Sono stato incaricato di ucciderti. Lo so, e so anche che non lo avresti fatto a sangue freddo. E per questa che vuoi il mio scalpo? Indica la sacca dei dispacci francesi. Che gli rispondo? Ah, sì: forse avrebbero dovuto mandare un indiano per uccidere un indiano. È quello che hanno fatto, hanno mandato me. uoi dire che non sei un Urone? Cioè quelli non sono dispacci francesi? Questa sacca è vuota; sono qui per aiutarti. Mi sento sorridere, anche se involontariamente. Sono contento di non avergli sparato, perché, ma che fa? Ha preso a correre verso la macchia e si nasconde dietro un albero. Maledizione, dev’essere quello coi dispacci! Io però non lo vedo, potrebbe essere ovunque. Sento del movimento dietro al pendio, vado subito, tanto ho il fucile e le pistole cariche. E quello cos’è? Sono i due che combattono nella radura; non posso sparare, rischio di colpire il mio alleato. E in quel polverone non mi sogno nemmeno di intervenire all’arma bianca! Sono formidabili, i loro volti non hanno espressione, devono essere concentratissimi. Ma, un momento, non sono solo ad assistere a questa scena! Vedo spuntare altri indiani e non so se sono Uroni! Beh, da come mi guardano direi di sì, sembrano pregustare la mia fine. Però se sono Uroni perché non aiutano il loro compagno? Ma ecco, ormai l’Urone è perduto! Vedo il mio indiano che gli affonda il coltello nel petto e ora gli taglia lo scalpo. Ma adesso che  succederà ? Gli Uroni ci circondano, non parlano. Sento che è la fine mentre mi separano da quel mio improvvisato amico sento uno di loro estrarre il coltello. Sono disperato, cado in ginocchio e mentre l’indiano tiene con la mano i miei capelli riesco solo a pensare che non dovrei essere qui. Che il Signore ci perdoni, è finita!

Racconto di Alesandro Magliozzi. Su gentile concessione dell’autore.

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