MAREMMA
Dalle viscere trasudavi echi di foschia umida
in un Settembre a metĂ tra l’incerto e l’ossessione.
E la voce tua distesa appannava i vetri
di un’anima in corsa e senza sosta.
Nelle criniere zollose dei campi tuoi figli
scorrerevan gli stenti di butteri estinti.
Sparve l’impressione di te
dietro la laguna di Orbetello
dove l’Argentario sorveglia i sensi
bastione del Tirenno
e la tua sembianza si flette ancora
fino all’azzurro dell’apuana Versilia.
Immensa e promessa ai superstiti romantici
dove le rovine dei casolari tuoi?
Perle terrestri di cemento e sudore.
Palustre campagna di fiele e briganti
di flora selvaggia e stagioni andanti,
resisti amara alla logica dei giorni
ed alla morte seminata dai mille malanni.
Un senile tramonto
e ora tu sei il rimedio
nel rientro forzato
in una caotica Roma.
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