M5S, che ne
sarà di loro?

M5S, che ne sarà di loro?

Lotte intestine e incertezze. Un'analisi della caduta del Movimento

di Leonardo Naccarelli

M5S, che ne
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di Leonardo Naccarelli

M5S, che ne
sarà di loro?

M5S, che ne sarà di loro?

Lotte intestine e incertezze. Un'analisi della caduta del Movimento

di Leonardo Naccarelli

M5S. Scenario apocalittico. Onde di 4 metri che si abbattono sulla costa: morti e feriti a centinaia. Presente il contesto? Bene, cosa direste se vi dicessi che i primi ad annegare sono stati i pesci?

Ecco, forse solo così posso far capire quanto assurda sia la condizione dei Cinque Stelle settimane dopo l’elezione del nuovo, si fa per dire, Presidente della Repubblica. Il risultato, infatti, è stato un disastro per tutta la classe politica, nessuno escluso. Eppure, rimettendo in fila gli eventi ed analizzando le condizioni del gioco, non capisco davvero come tra gli sconfitti rientrino pure i grillini. Non vale neanche l’argomento dell’accanimento mediatico, della capacità di mistificazione della realtà da parte di certa stampa. Infatti, gli stessi grillini sono in una crisi di nervi perenne: tutti contro tutti e si salvi chi può.

M5S, bandiera

Eppure, che Sergio Mattarella dovesse rimanere al Quirinale i parlamentari Cinque Stelle (particolare importante) sono stati i primi a sostenerlo pubblicamente, allora senza troppa compagnia. Inoltre, si sostiene da più parti che siano stati i tanti e inattesi voti per l’attuale inquilino del Quirinale nelle prime votazioni ad indirizzare con decisione l’esito dell’elezione. Certo, sono d’accordo che di lungimiranza politica ce ne fosse ben poca: a far da padrone erano l’assenza di idee e lo smodato desiderio di evitare ad ogni costo il ritorno alle urne. Tuttavia, rimane il fatto che hanno puntato, almeno a parole, sull’uomo che alla fine è diventato Presidente della Repubblica.

In secondo luogo, si sente tanto parlare della crisi della politica, del fallimento dei partiti e della disgregazione delle classi dirigenti nelle relative segreterie. Non è proprio questo il terreno fertile per la proliferazione del Movimento Cinque Stelle? Il dissenso sempre più dilagante nel Paese non è forse il bacino elettorale preferito da quella forza politica. Esiste in questo momento un universo parallelo in cui il Governo è caduto, il ritorno alle urne è prossimo e i 5 Stelle sono in decollo verticale in tutti i sondaggi. Per i più sensibili, va tutto bene e tutto questo non succederà. E ora mettete giù quel fucile, per favore.

Non succederà perché questo articolo, semplicemente, è sulla rielezione di Mattarella, non di Napolitano. Non è più il 2013 e questo quasi decennio ha lasciato solchi nei volti e negli animi della classe dirigente del Movimento Cinque Stelle. Fantasmi del loro passato e rappresentazione nel presente dei loro vecchi incubi sul futuro,  si guardano intorno e sperimentano il panico di non sapere cosa fare. Ecco perché, a mio avviso, nonostante quanto detto sopra, loro sono i veri annientati dalle ultime vicende politiche. La destra, uscita ammaccata, troverà di nuovo la quadra del cerchio spostandosi su posizioni estreme; la sinistra tenterà di limitare i danni cercando di compattarsi. Dei Cinque Stelle, invece, cosa sarà?

Molto poco, mi sento dire. Non soltanto perché non basterebbe il tempo di una vita per elencare tutte le loro promesse mancate, i loro voltafaccia, le loro ambiguità. Piuttosto la ragione è che sono semplicemente diventati quelli contro cui si battevano all’inizio, quella classe politica stantia che volevano riformare.

Forse era un disastro annunciato ed adesso non stiamo che commentando l’evoluzione naturale delle cose: infatti, una forza politica nata e cresciuta a suon di no doveva per forza sgretolarsi al momento di governare. Nota a margine: spero che la vicenda dei 5 Stelle metta fine alla fesseria secondo cui non esiste più destra e sinistra. Esse, se intese seriamente, sono le rispettive opposte visioni di società e prima o poi, se si vuole contare qualcosa politicamente, una scelta bisogna farla.

Tuttavia, prima che alla De Andrè si accompagni tra i flauti il cadavere di Utopia, c’è un’ultima cosa da dire. La prossima fine dei 5 Stelle potrà pure portare dei benefici: non vedremo più il calpestio delle competenze, non sentiremo più la loro insopportabile retorica e propaganda. Però, in fondo, tra i grillini presenti e passati in tanti hanno genuinamente creduto di cambiare dalle fondamenta questo Paese.

A costoro la politica era tenuta a dare delle risposte, ad opporre al bieco populismo grillino un solido e radicale riformismo. Nulla di ciò, però, è successo in quanto si è preferito assorbire i 5 Stelle con le lusinghe del potere. Il timore ora è che gli ex grillini, cadano nelle lusinghe di una nuova forma di populismo ancora più feroce ed estremo contro cui potremmo non avere gli anticorpi. Oppure, e non so se è meglio, li perderemo definitivamente: si disinteresseranno definitivamente alla cosa pubblica limitandosi, per dirla alla Gaber, “ a raccontare che noi si buttava tutto in aria e c’era un senso di vittoria; come se tenesse conto del coraggio la Storia”.

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