LUMI handpanduo

di Elisabetta Rapisarda

LUMI handpanduo

di Elisabetta Rapisarda

LUMI handpanduo

di Elisabetta Rapisarda

LUMI handpanduo nasce poco tempo fa, quando Luca Bertelli e Mumi si incontrano sotto il Colosseo per un test di compatibilità dei loro strumenti, entrambi appartenenti alla famiglia degli handpans. Dalla sinergia tra un hang di origine svizzera e un echosound thailandese prende avvio un progetto Milano-Roma che porta il duo in Francia e tra qualche mese in Portogallo, dove a Lisbona verrà registrato l’album.

LUMI è la fusione istintiva di due strumenti che nascono solisti a tutti gli effetti. “L’hang è molto personale, ti vibra addosso, produce delle vibrazioni e devi interagire con lui. Riflette tanto quello che provi e si sente perfino quando sei di cattivo umore.”

L’individualismo è fortemente percepibile nella performance live, nella quale l’artista si mette a nudo diventando un tutt’uno con questo strumento che fa vibrare le sue corde più intime, emettendo suoni e all’unisono emozioni. Non c’è possibilità di finzione, non c’è prova che tenga, è nell’improvvisazione che l’hang esprime tutto il suo fascino. Infatti il duo ha eseguito in Calzoleria per la rassegna I-N-T-I-M-I-S-M-I, oltre a una cover di Hallelujah, pezzi strumentali, alcuni dei quali accompagnati da archi, definibili come delle idee di brano che partono da uno schema ma che spesso si sviluppano in improvvisazioni. “Poi, a seconda del pubblico che hai davanti, cambia quello che fai: se c’è tanta attenzione ci possiamo permettere di lavorare a dinamiche piuttosto basse e delicate. Ma il posto migliore per capire se sta piacendo quello che fai è la strada. Suoniamo spesso in strada da soli o insieme, il bello è che chiunque può passare e impari tanto anche a livello di concentrazione, pratica, relazioni. Vedi quello che succede realmente.”

Ma lo strumento è modulato dall’artista che può fargli dire tutto il contrario di quello che è nato per dire. Luca e Mumi, infatti, riescono a superare il naturale personalismo che l’hang porta con sé, o meglio riescono ad arricchirlo, fondendo i propri passati trascorsi e le tecniche di suono che li differenziano. La sonorità si spinge fino a sciogliersi e a disperdersi nella molteplicità, ma il risultato è un’unica armonia che esclude ogni opposizione.

LUMI ci trasmette così l’amore per la musica, non per quella che si presume di possedere ma per la sincera fatica compiuta per raggiungerla, attraversando percorsi di sonorità diramate e vertiginose che approdano a risultati tanto diversi quanto autentici. LUMI è il dinamismo musicale che si contrappone allo statico possesso. Il possesso rende la musica quieta, indolente, superba; la scoperta di essa come costante ricerca di verità aumenta la perfettibilità dell’artista. Come, del resto, dell’uomo.

Di Elisabetta Rapisarda

HANG

Chi si avvicina al mondo dell’hang dovrebbe sapere, come prima cosa, che acquistare un hang non è semplice come acquistare un classico strumento musicale.

Gli artigiani e l’azienda PANArt che li produce sono molto esigenti e severi da questo punto di vista e andare direttamente a Berna, in Svizzera, per cercare di “abbattere” i tempi di attesa è del tutto inutile!

Attualmente viene costruita una versione di hang in Re minore (unica tonalità costruita, quindi non c’è possibilità di scelta): questa versione prende il nome di Free Integral Hang. “Free” poiché viene accordato liberamente a orecchio, non vengono infatti utilizzati gli accordatori. In questo modo tutti gli hang sono diversi fra loro. Non è quindi possibile suonare hang con altri strumenti che non abbiano la possibilità di essere accordati a piacimento.

Il prezzo si aggira intorno ai 2000 euro.

L’hang è il frutto della ricerca di due artigiani di Berna, Felix Rohner e Sabina Schärer, che già negli anni Novanta producevano steelpan e studiavano le percussioni etniche di varie parti del mondo. Nel 2000 hanno messo a punto il primo modello di hang, presentato l’anno successivo alla fiera musicale di Francoforte.

Nel corso degli anni si sono succedute almeno tre “generazioni” di strumenti, che hanno apportato numerose modifiche rispetto ai primi modelli.

Nel corso degli ultimi anni sono nate altre imprese artigiane che producono strumenti simili all’hang, tuttavia i materiali e il suono differiscono sensibilmente da quest’ultimo. Dal momento che hang è un marchio registrato, questi strumenti vengono chiamati con il nome generico di handpan.

I più noti sono il BellartBells, prodotto in Spagna, il Caisa, prodotto in Germania, lo Halo, prodotto negli Stati Uniti, lo Spacedrum, prodotto in Francia, lo SpB, prodotto in Russia e il Disco Armonico prodotto in Italia. Alcuni, come lo steeltonguedrum, pur essendo dichiaratamente ispirati allo hang, hanno una modalità completamente diversa di produzione dei diversi suoni.

L’hang è composto da due semisfere appiattite in acciaio che, unite, gli conferiscono la tipica forma. Ha un diametro di circa 53 cm e un’altezza di circa 24 cm. Nella parte superiore troviamo una parte centrale e sette piccole cavità laterali; la parte inferiore è liscia con un’apertura al centro.

Viene suonato con il polso, il palmo e le dita delle mani.

La parola hang, nel dialetto di Berna, indica la mano.

Il suono è metallico ma, rispetto allo steel pan, risulta essere più caldo e leggero. Generalmente viene suonato tenendolo appoggiato sulle ginocchia, talvolta può anche essere utilizzato un supporto.

A cura di Enzo Bello

La Calzolerialumi 2

 

La Calzoleria apre il portoncino di via Prenestina 28 a the Freak. Il luogo dove per anni ha vissuto e lavorato uno dei migliori calzolai di Roma, da Aprile 2012 si è trasformato in un Circolo di promozione sociale. Un ambiente dal gusto rétro ma che ospita l’arte in tutte le sue forme, un luogo in cui assistere a rassegne di musica accompagnate da esposizioni di artisti emergenti, assaggiando birra o degustando del buon vino. Ma soprattutto, una volta aperto il portoncino, La Calzoleria si presenta da sola perché “ogni scarpa è una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo”.

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