Lotta Digitale

di Redazione The Freak

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Tempi difficili per la navigazione. Tranquilli! Non vi proporremo l’ennesima interpretazione antropologica  della metafora Concordia -Italia.  Oggi, con questo numero dell’Osservatorio Web, cercheremo di affrontare le cattive acque  in cui naviga il web occidentale.

SOPA e PIPA, WikiLeaks, Megaupload: il web, fino ad oggi conosciuto come free (libero o gratuito ancora bisogna capirlo) sta per cambiare.

Iniziamo dai due disegni di legge made in USA: la SOPA (Stop Online Piracy Act) e la PIPA ( Protect IP act) sono state bloccate a tempo indeterminato dai loro rispettivi promotori al Congresso e al Senato. Lo stop non viene solo dal mancato accordo della politica (i due testi impopolari provengono rispettivamente dall’ala repubblicana e democratica degli states), ma soprattutto per via dello sciopero messo in atto dai cittadini digitali lo scorso 18 gennaio, con la pagina nera di Wikipedia pronta a sensibilizzare una buona fetta degli internauti.

Se la SOPA cerca di limitare i danni della pirateria in rete, la PIPA vuole tutelare  il copyright e la proprietà  intellettuale. Il problema ovviamente risiede nel fatto che la “spinta” a queste forme di tutela viene dai grossi attori dell’industria dell’intrattenimento a stelle e strisce, quali la RIAA o la MPAA, dando vita ad uno scontro con le principali aziende che investono nel web.

Ma il vero nodo della crisi risiede in un semplice fatto: la mancanza di un sistema capace di integrare la libertà  della rete ed i profitti delle opere coperte da copyright. L’assenza di leggi come SOPA e PIPA di certo non ferma lâ’influenza delle lobbies dell’intrattenimento: la chiusura di Megaupload e Megavideo, a seguito di una operazione del dipartimento di giustizia statunitense chiamata “Mega conspiracy” ne è la prova.

Il ritratto degli amministratori di MegaUpload,  così come emerge dall’accusa è probabilmente non ricorda quello di umili servitori della nobile causa della libertà  della rete, visto  che i proventi da attività  definite “criminali” si aggirerebbero sui 175 milioni di dollari. Anche se sembra azzardato parlare – nel caso della chiusura di Megaupload -di repressione digitale, la questione sulla libertà  d’espressione rimane aperta. Una vicenda infuocata,  a seguito della quale Anonymous ha lanciato un attacco bloccando per ore i siti della RIAA, del MPAA e del Dipartimento di Giustizia e Filesonic  ha deciso  l’autosospensione del servizio di filesharing. Ora anche l’Italia cerca di aggiornarsi con l’emendamento medievale dell’Onorevole Fava (Lega Nord) che prevede il filtraggio da parte dei provider dei contenuti oggetti di richiamo da soggetti interessati (talmente vago che potrebbe essere chiunque il soggetto interessato).

Altro problema da affrontare è quello degli Open Data. Nel 2012, secondo Tim Barners-Lee (padre del www), le aziende che lavoreranno all’incremento dei dati aperti daranno una spinta positiva all’economia. Ma è impossibile parlare di Open data senza citare la questione WikiLeaks, viste le novità processuali riguardanti Bradley Manning, la presunta “gola profond” dell’organizzazione. Un processo  probabilmente più legato alla voglia di punire l’azione di WikiLeaks  -e quindi arrivare ad Assange – piuttosto che i presunti reati commessi dal militare Manning  il quale, vale la pena ricordare, è tenuto in stato di prigionia da oltre 600 giorni senza neanche esser stato condannato.

E per capire qualcosa in più su WikiLeaks, abbiamo intervistato Fabio Chiusi “ giornalista e blogger con Ilnichilista , autore di “Nessun segreto- guida minima a WikiLeaks”  il quale ha cercato di darci ulteriori chiarimenti su un fenomeno assolutamente rivoluzionario non solo per il mondo dell’informazione, ma per tutto il web.

Vista l’attualità , vale la pena riflettere su di un punto: potrà  mai una classe dirigente digitalmente analfabeta produrre disegni di legge in grado di tutelare tutti gli attori in scena e non solo le lobbies? Viste le premesse, difficile sperare per il meglio.

Scarica di seguito l’Osservatorio in PDF:

OWII

2 risposte

  1. La bestia gli è scappata di mano già anni fa…e ne ha beneficiato tutta l’umanità. Il progresso tecnologico ha sempre comportato il crollo di alcuni settori a favore di altri, ma in questo caso (in particolare per cinema e musica) i vantaggi sono andati in direzione di un’effettiva condivisione e accesso pubblico, con l’esclusione quasi totale dai meccanismi di mercato sul lato della distribuzione. Ciò non toglie che le aziende i profitti li facciano lo stesso (vedi ad esempio l’impennata degli ultimi anni nei prezzi dei biglietti dei concerti)

  2. Andrea, non posso che darti ragione. Ma se tu compensi una mancanza, in qualsiasi modo – magari ottenendo anche un ottimo profitto come nel caso dei biglietti dei concerti – sempre un deficit hai e prima o poi devi affrontarlo. E poi, perché si protegge solo il diritto d’autore dei grandi nomi e non quello del piccolo blogger o videomaker, il cui materiale viene saccheggiato dalle grandi società editoriali?

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