IL LIUTO ANTICONFORMISTA

di Leonardo Gallato

IL LIUTO ANTICONFORMISTA

di Leonardo Gallato

IL LIUTO ANTICONFORMISTA

di Leonardo Gallato

Intervista a Diego Leveric, Edicole Grevi

In un panorama musicale sempre più vario e differenziato come quello contemporaneo, l’attenzione del pubblico è proporzionalmente minore al numero di dischi e album in uscita che si fiondano sul mercato. Se si parla poi di un caso limite, ossia di un disco di musica barocca eseguita da un liutista giovanissimo, l’attenzione della pubblica opinione sarà decisamente ai minimi. È proprio per dare rilievo e importanza ad un lavoro più che valido che ho scambiato due chiacchere con Diego Leveric, in arte Edicole Grevi, un giovane liutista barocco che ci presenta il suo primo disco solista, Weiss à Rome.

  • Ciao Diego, ti chiedo la prima cosa che a chiunque verrebbe in mente da chiederti: chi è Edicole Grevi?

Edicole Grevi è il mio alter ego. È ovviamente un anagramma del mio nome. Può sembrare banale, ma per me è di fondamentale importanza, se mi si vuole capire davvero. È un gioco che fa parte di me. Sono sempre stato affascinato dai giochi di parole, dagli acrostici, dai giochi con i numeri. Rispecchiano fedelmente una parte di me. E in seguito, queste mie fissazioni sono diventate il mio alter ego. Si può dire che mi sia preceduto da solo!

  • Perdonerai a questo punto la marzullianità della prossima domanda: chi è Diego Leveric?

Diego Leveric sono io. O meglio, è la persona che lavora per diventare Edicole Grevi. Sono due personaggi diversi: Edicole Grevi sta sul palco, Diego Leveric è un bambino felice.. ma anche un ciarlatano. No, questo non lo scrivere, forse è troppo [ride, ndr]. Se vogliamo, possiamo riassumere dicendo che Edicole Grevi è la maschera seria, Diego quella comica: è un equilibrio perfetto. Edicole Grevi

  • Direi che hai le idee molto chiare sui ruoli da attribuire alle tue persone. Bene: dopo aver distinto le tue personalità, proviamo allora ad approfondire qualche aspetto della tua vita che più da vicino ci riguarda per quest’intervista. Innanzitutto, perché hai scelto di suonare il liuto?

La storia non è tanto entusiasmante o romantica. Quando stavo finendo il liceo musicale in Croazia [Diego è istriano, ndr] dissi al mio maestro di chitarra di voler continuare gli studi nell’ambito della composizione o della musicologia. La chitarra non mi bastava: ascoltavo Beethoven, e poi suonavo Giuliani. Volevo di più. Il mio maestro, che già vedeva per me un futuro di studi in Germania o in Olanda, ci restò malissimo e mi diede sufficiente all’ultimo esame. Questo fatto mi colpì tantissimo. Chiusa la mia parentesi liceale, quella stessa estate partecipai come maschera ad una rappresentazione in un teatro della mia città, Rovigno. Facevo il pagliaccio.

  • Facevi il pagliaccio, quindi eri Diego Leveric, non Edicole Grevi, giusto?

Sì, esatto [ride, ndr]. Ma è proprio qui, a teatro, mentre faccio (come al solito) il buffone che vedo per la prima volta un liuto. E come chiunque vede un liuto per la prima volta, resto esterrefatto per il numero di corde che possiede. E poi… bhè, subentra un altro fattore nella vita: il culo. Quando mi trasferii a Cremona per studiare Musicologia vicino a casa mia abitava un maestro liutista, lo stesso  che poco dopo avrei conosciuto in un concerto nella mia nuova città. Dal primo anno in cui mi sono trasferito ho iniziato allora ad imparare a suonare il liuto. Infine, alla base della scelta del liuto come strumento, c’è anche un terzo fattore: il mio perenne anticonformismo. Edicole Grevi stesso, in fondo, non è che l’ennesima espressione del mio essere anticonformista.

  • Direi che ti stiamo conoscendo davvero a fondo. Ma è giunta l’ora di parlare del disco. Come ce lo presenteresti?

 

Innanzitutto ci terrei a sottolineare una peculiarità del disco: è un disco di musica barocca eseguita da un liuto solista. E non è roba che si trova tutti i giorni. Ma l’elemento sicuramente più interessante è il fatto che le musiche sono inedite. Il disco è la prima esecuzione moderna di questi spartiti (questo è usuale però nel mondo della musica barocca), che tra l’altro, non sono mai stati pubblicati nemmeno dall’autore, Weiss.

  • Ecco, hai quasi anticipato la domanda successiva, che mi appresto a farti: chi è Weiss?

Weiss è un compositore di massima importanza per il liuto, senza ombra di dubbio il più grande. Dopo di lui la fortuna del liuto andrà a scemare, e non si troverà più un compositore della sua levatura. L’importanza di Weiss come compositore è testimoniata anche dall’attenzione nei suoi confronti di un ben noto contemporaneo, J. S. Bach, che trascrive e arrangia per violino e cembalo (BWV 1025) un’intera sonata per liuto di Weiss. Stupisce quindi la scarsa attenzione nei secoli a venire nei confronti di Weiss da parte di studiosi e non. Le cause di ciò sono molte: in primis perché il liuto ha una fortuna limitata nel tempo e dopo Weiss praticamente muore; in secundis perché la sua musica è scritta in notazione per liuto, il che ne impedisce lo studio da parte della stragrande maggioranza dei musicologi.

  • Nel disco però non c’è solo Weiss. Le ultime tre tracce sono di Georg Gebel. Chi è? E perché fa parte del disco?

La motivazione è più semplice di quanto possa sembrare. Semplicemente nel disco ho inciso la prima metà del manoscritto di Weiss (F-PnI Rés Vma ms. 1213), e alla fine di questa prima parte c’è anche questa Tombeau di Gebel. La prima parte del manoscritto sembrerebbe appartenere agli anni giovanili di Weiss, in cui possiamo notare uno sperimentalismo più audace rispetto alla musica che comporrà in età matura. Che Gebel sia inserito nel manoscritto di un altro compositore non deve stupire: era prassi assai normale. Di quest’autore però non si sa quasi nulla. Ci resta solo questa Tombeau (una musica strumentale per un defunto divisa in tre movimenti), anch’essa inedita.

  • È dunque un lavoro filologico il tuo, dato che segui pedissequamente l’ordine del manoscritto. Non è così?

Sì e no. È filologico perché seguo l’ordine del manoscritto e i brani che vi sono all’interno. Ad esempio il Capriccio in G e la Fantasia in F si trovano solo in questo manoscritto, e non in altri. Dall’altra parte invece non si può considerare filologica la mia esecuzione. Weis à Rome

  • E la tua esecuzione poco filologica non è l’unica stranezza del disco. Esteticamente, ad esempio, è davvero molto strano. C’è un tuo primissimo piano in copertina, quando ci si aspetterebbe magari qualcosa legato a Weiss, o una tua foto in veste di liutista. Ce ne spieghi il motivo?

 

Qui mi si apre davvero una porta. Oserei dire che questa per me è stata una vera e propria rivoluzione, nel mio piccolo, contro il sistema della musica barocca odierna. Perché se sei un artista emergente, anche nel mio campo devi assecondare le leggi delle case discografiche. Io invece, da bravo anticonformista, ho voluto fare come dicevo io. Ho usato un altro nome, Edicole Grevi, ed ho usato una foto che nessuno si aspetterebbe. Perché il protagonista di questo disco è Edicole Grevi, non Weiss. Per questa mia piccola rivoluzione, te lo confesso, vado a dormire con il sorriso.

  • E a chi si rivolge allora questo disco? E soprattutto, cosa può dare la musica barocca oggi?

Il disco si rivolge ovviamente a tutti gli appasionati e interessati di musica barocca, anche se vuole dare la possibilità di rendere fruibile la musica per liuto a tutti. Mi chiedi poi cosa può dare la musica barocca oggi… Un cazzo, non ti può dare un cazzo. Può darti solo l’immagine della musica come era all’epoca, e nient’altro.

  • Bene, direi che la nostra conversazione sià già abbastanza ricca. Vuoi aggiungere qualcosa?

Certo. Vorrei ringraziare mia madre, Arijeta Antolovic, che ha buttato una marea di soldi per me. Le dedico ogni nota sbagliata (e tutte le altre buone, dai).

Grazie mille Diego, o Edicole… come devo chiamarti? Insomma, grazie per questa splendida chiaccherata. Ricordiamo ai nostri lettori che Edicole Grevi sarà impegnato, da marzo in poi, in un tour di presentazione del disco che toccherà anche gli altri continenti: dal Brasile, alla Turchia, alla Cina, passando ovviamente per l’Europa (Italia, Francia, Russia). Tutte le informazioni su Edicole e sui suoi concerti (sempre in aggiornamento) si possono trovare sul suo sito web http://www.diegoleveric.com/concerts/ o sulla sua pagina facebook https://www.facebook.com/diego.leveric/.

Un grosso in bocca al lupo, caro Diego, per la tua carriera, per il tour e per le tue piccole rivoluzioni!

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