L’Italia e la riproduzione medicalmente assistita – The Freak incontra il Prof. Aragona del policlinico Umberto I

di Redazione The Freak

L’Italia e la riproduzione medicalmente assistita – The Freak incontra il Prof. Aragona del policlinico Umberto I

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L’Italia e la riproduzione medicalmente assistita – The Freak incontra il Prof. Aragona del policlinico Umberto I

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The Freak ha chiesto al Professor Cesare Aragona – Direttore del Centro di Riproduzione Assistita del Policlinico Umberto I di Roma – di spiegarci qual è la situazione in Italia riguardo questa pratica.

Professore può spiegarci a cosa va incontro una coppia con problemi di fertilità che decida di rivolgersi ad un centro di Procreazione Medicalmente Assistita del Sistema Sanitario Nazionale?

La PMA è un insieme di tecniche avanzate che affrontano la sterilità di coppia allo scopo di ottenere un figlio sano, in situazioni in cui ciò non sia possibile con i trattamenti tradizionali medici o chirurgici dei fattori maschili e femminili di sterilità.

Infatti l’accesso alle tecniche di PMA è consentito solo quando l’infertilità opportunamente diagnosticata non sia risolvibile altrimenti e sia stato rispettato un percorso di gradualità. Le tecniche di PMA si dividono in 1°,2° e 3° livello. Pur potendosi utilizzare in ogni caso il follicolo ovarico normalmente prodotto nel ciclo spontaneo, generalmente si usa una terapia ormonale di stimolazione ovarica controllata in grado di produrre più ovociti. L’attento monitoraggio ormonale ed ecografico in tal caso mira a prevenire possibili effetti collaterali legati ad iperstimolazione. Il livello 1° è rappresentato da tecniche che prevedono l’inseminazione intracorporea, che inserisce al momento opportuno gli spermatozoi trattati in vitro direttamente nella cavità uterina. Il 2° e 3° livello sono rappresentati da metodiche che si avvalgono della fecondazione extracorporea con successivo trasferimento dell’embrione in utero (FIVET/ICSI).

In pratica, al fine di poter accedere alle suddette tecniche di riproduzione assistita, la coppia con certificata diagnosi di sterilità, potrà seguire per quanto riguarda il nostro Centro, attivo ormai da 30 anni, il seguente iter:

1. Contattare il CUP regionale o direttamente il CUP del nostro Dipartimento (0649976350) per ottenere l’appuntamento per la prima visita (si ottiene rapidamente in poche settimane);

2. Incontrare un medico del centro PMA che informerà la coppia sul percorso clinico e somministrerà il consenso informato prescrivendo altresì una serie di accertamenti volti ad evidenziare lo stato di salute della coppia;

3. Infine la coppia verrà preparata all’attuazione della tecnica ritenuta più idonea, previa formalizzazione della parte amministrativa e pagamento dei ticket per un costo totale di circa 500 €.

Quali sono i tempi d’attesa, che trafila bisogna seguire, quanti e come sono distribuiti i centri di PMA sul territorio italiano?

Visti i tempi mediamente lunghi di attesa nelle strutture pubbliche, molte coppie si rivolgono a centri privati o convenzionati col SSN. Sa dirci come funzionano questi enti, se a suo avviso sono equiparabili – a livello di qualità – a quelli pubblici se sono sottoposti a controlli efficienti, costituendo – dunque – un’alternativa valida alle strutture pubbliche?

Per quanto riguarda il nostro centro del Policlinico Umberto I, in effetti non si può parlare di liste d’attesa, ma solo del tempo necessario ad eseguire gli accertamenti propedeutici all’intervento previsti dalla Legge 40 ed eventuali trattamenti che si rendessero necessari. Il tempo necessario è stimato in 3-8 mesi, in media 6.

Per quanto riguarda la distribuzione dei centri PMA sul territorio italiano essa si evince dalla Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di PMA (v. tabella) che riporta la ripartizione dei centri di PMA sul territorio nazionale. Per quanto riguarda l’offerta pubblica e privata, risultano entrambe in grado, nei rispettivi ambiti, di fornire risposte adeguate alle esigenze terapeutiche anche alla luce della trasposizione nella legislazione italiana della Direttiva Europea del 2004 che assimila il trattamento di PMA a quelli di trapianti di cellule e tessuti sul corpo umano. Tutti i centri PMA sono quindi suscettibili di controlli periodici da parte delle competenti autorità volti non solo ad accertare quali trattamenti vengono praticati ma anche con quali condizioni di qualità.

La Legge n. 40 del 2004, all’articolo2, disciplina anche la ricerca nel campo della Procreazione Medicalmente Assistita. Potrebbe dirci qual è lo stato attuale degli studi italiani in questo ambito?

Essendo la procreazione medicalmente assistita in continua evoluzione, diversi centri di PMA si dedicano alla ricerca, clinica e di base, nel rispetto della Legge 40 vigente. La legge 40 del 2004 effettivamente all’articolo 2 incentivò gli studi e le ricerche sulle tecniche di crioconservazione dei gameti al punto che oggi l’Italia è all’avanguardia in particolare nella crioconservazione dell’ovocita mediante una nuova metodica chiamata vitrificazione. Tale possibilità sta attualmente diffondendosi in ambito clinico, consentendo, da una parte di ridurre il numero di stimolazioni ormonali nella paziente infertile, spesso destinata a trattamenti ripetuti, e dall’altra permettendo la salvaguardia della fertilità nelle pazienti giovani che dovranno andare incontro a riduzione del tessuto ovarico per patologia ginecologica (endometriosi) o per trattamenti oncologici. Per quanto riguarda infine la scuola romana possiamo citare una lunga esperienza di ricerca nel settore della morfologia strutturale ed ultrastrutturale dell’ovocita umano, nell’ottica di approfondire le nostre conoscenze sulla qualità dell’embrione al fine di giungere al trasferimento di un solo embrione di ottima qualità onde minimizzare il rischio delle gravidanze multiple.

A fronte della sentenza n.151 del 2009 della Corte Costituzionale (che dichiarò l’illegittimità di alcuni aspetti della Legge 40) e delle successive modifiche apportate al testo della norma, può dirci se essa limita anche la ricerca in campo di PMA?

Anche alla luce delle modifiche apportate dalla Corte Costituzionale, rimangono in vigore i limiti relativi alla sperimentazione sull’embrione umano secondo cui “la ricerca clinica e sperimentale è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell’embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative”.

A cura di Marina Solimine

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