L’Europa senza Grecia sarebbe una terra senza origini.

di Pietro Maria Sabella

L’Europa senza Grecia sarebbe una terra senza origini.

di Pietro Maria Sabella

L’Europa senza Grecia sarebbe una terra senza origini.

di Pietro Maria Sabella

L’Europa senza Grecia sarebbe una terra senza origini.

Dal punto di vista sociale e culturale, credo, non possano essere espressi dei commenti più sinceri.

Abituati alla violenza delle immagini, alla voce alta dei media, i cittadini Europei, se tali possono ancora essere denominati, si sono completamente dimenticati dell’idea stessa di Europa e della forza intrinseca che tale idea avrebbe dovuto ispirare le nostre singole vite a partire dal 1992 e a maggior ragione dal 2002.

Quel Gennaio, una moneta nuova ha sepolto la lira, che per tradizione di Zecca, è sempre stata una tra le banconote più belle d’Europa, convincendoci astrattamente che da quel momento non esistevano più confini per il cittadino europeo.

Ciò che ci siamo dimenticati di comprendere nel tempo è che, in realtà, venivano soppressi i confini per il consumatore Europeo, per le banche, le aziende, le attività commerciali, i capitali.

Ciò che abbiamo lamentato per la nostra Italia, costruita senza avere prima dato corpo agli italiani, lo stiamo rivivendo esattamente oggi, con un’Europa dalle istituzioni democratiche inefficaci e culturalmente eterogenee.

La Costituzione Europea avrebbe potuto forse evitare questo crollo, avrebbe almeno dato una prospettiva diversa alla nostra esistenza in comune dentro questo continente.

La partita è stata però veicolata in altro modo, dominata da vincoli economici e da prospettive di crescita e di competizione all’interno di un mercato mondiale globalizzato.

In un mercato mondiale che raggiunge livelli di crescita a discapito della tutela dell’ambiente, delle risorse e soprattutto dei diritti umani.

Noi Europei avremmo dovuto impartire una lezione diversa al mondo circostante.

Se l’asse economico mondiale dal Mediterraneo è confluito nell’Atlantico ed infine nel Pacifico non è certo solo responsabilità di economie in espansione, ma piuttosto della progressiva atarassia dell’homo europeus.

L’Europa è stata – e da Europeista convinto mi sento di affermarlo – il luogo in cui ogni singolo movimento umano ha avuto la possibilità di manifestarsi liberamente, attraverso il raggiungimento di diritti frutto di lotte democratiche o di liberazione e sicuramente di tanto sangue.

Sangue sparso nei secoli, a causa dell’avvicendamento di classi monarchiche, oligarchiche ed ecclesiastiche, fino al raggiungimento delle terribili ferite e dei milioni di morti della seconda guerra mondiale.

Una lezione di vita durata secoli, cominciata proprio ad Atene e dintorni, dove già secoli fa politici, filosofi e uomini di scienza parlavano di bene comune, di solidarietà, di valori, di onestà.

Le poleis greche non venivano sicuramente meno alla contrapposizione, sfociante in guerre e lotte frequenti, ma conoscevano il rispetto ed al momento opportuno compresero che per sopravvivere all’onda barbara proveniente da oriente era necessario essere solidali, coalizzarsi, allearsi.

La politica, la democrazia, i valori sociali e culturali espressi in quei secoli dovevano sopravvivere; nessuna polis greca avrebbe potuto mantenere il rispetto, la dignità, l’onore il prestigio in altro modo.

Sopravvivere tutti, con grandi sacrifici, o nessuno con grande onore.

Questi valori rappresentano le nostre origini europee, l’idea di Stato, di democrazia, di libertà.

L’Europa di oggi sembra più esprimersi e parlare attraverso i canoni della plutocrazia, posti da enti privati o piccole combriccole più o meno legittimate.

Oggi sembra ancora una volta riproporsi un’esperienza storica già vissuta. I mercati barbari, le economie in espansione, un modello culturale e sociale lontano dal nostro, stanno invadendo le nostre vite, le nostre città, costringendoci ad una vita che non abbiamo scelto, alla disoccupazione, all’emigrazione.

Una generazione di giovani Spagnoli, Greci, Portoghesi, Italiani, costretta a fare i conti con una classe dirigente anziana, inabile, da ricostruire ed un vento mordace che ci lascia privi di prospettive, che ci induce a dovere essere tutti dei self made man per potere sopravvivere.

L’Europa democratica è un’Europa che parla per principi, regole e valori in prima istanza, che dai Trattati e dalle Convenzioni deve trarre insegnamenti concreti di vita da applicare realmente all’interno di tutte le istituzioni democratiche europee che dovrebbero accaparrarsi quel ruolo occultamente distratto da singoli Premier o Banche private.

Questa Europa dovrebbe lottare per l’idea stessa che ne risiede alla base, e prima di vendere la propria anima al mercato globale e incosciente dovrebbe fare di tutto per salvare la Grecia, perchè noi singole poleis saremmo immediatamente inghiottite dal vuoto mondiale.

Perchè l’Europa è l’insieme totale dei Paesi firmatari dei Trattati nati a partire dagli anni ’50 e non può sopravvivere altrimenti.

 

Perchè realmente l’Europa senza Grecia sarebbe una terra senza origini.

 

di Pietro Maria Sabella

Una risposta

  1. Carissimo Pietro, ho letto il tuo articolo l’Europa senza Grecia…. e mi complimento. E’ profondo, e si evince il tuo amore per le nostre origini. Mi hai commossa!

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