Le donne di un clown: il nuovo disco di Gaspare Tancredi

di Redazione The Freak

Le donne di un clown: il nuovo disco di Gaspare Tancredi

di Redazione The Freak

Le donne di un clown: il nuovo disco di Gaspare Tancredi

di Redazione The Freak

Le donne di un clown: un dipinto realista in salsa folk 

La capacità con cui Gaspare Tancredi è riuscito a dipingere squarci di vita, in un unico album è sicuramente sorprendente. Le realtà che vengono raccontante in questo disco sono molte e come ci suggerisce il titolo dell’album, l’espediente è quello di farlo attraverso nomi di donne che fanno parte delle canzoni. Queste sono le donne di molti personaggi di eventi e luoghi narrati nelle canzoni dal giovane cantautore calabrese che con una cadenza poetica e una scrittura ai limiti della narrativa neorealista disegna un Italia che fu e immagini che ancora adesso porta con sé. Ma quali sono queste realtà? Il disco è un percorso nella storia più recente (ma sempre più spesso dimenticata) di un Italia non sottoposta alle egemonie del commercio, della frenesia della modernità e del progresso. La storia di un clown e del suo modo di vedere il mondo, i suoi pensieri è il racconto al centro del brano che dà il titolo al disco; ma c’è anche la storia di un paese in guerra, di quella guerra che è passata per il sud Italia, questa parte di paese che viene cantata come fosse la descrizione di quadro realista in Mr. Sam balla la polka. Tra le prime immagini che prendono forma dall’ascolto di questo lavoro, ci sono quelle di un paese fatto di ruralità, pesca e vita bucolica. Ai più attenti non staranno sfuggendo certo i riferimenti letterari che, come ha ammesso più volte lo stesso cantautore sono parte integrante del suo lavoro artistico; un certo gusto per il verismo per la descrizione dei paesaggi del sud che ricorda molto i racconti di Giovanni Verga, così come la grande capacità di mettere in musica una battuta di pesca, è qui il caso del brano Andrè, brano che sembra mettere in musica una versione alternativa de Il vecchio e il mare di Hemingway. 

A prevalere sono anche le melodie poetiche novecentesche che, come lo stesso autore ha precedentemente dichiarato, fanno parte dei suoi riferimenti culturali; le strutture delle canzoni, infatti, escono dalle forme tradizionali di stampo pop fatte di strofe e ritornelli, questi ultimi spesso assenti, ma senza che ciò faccia perdere di qualità o bellezza i brani. Molto presenti sono anche le forti ispirazioni dei cantautori italiani che hanno segnato la canzone italiana come De André, De Gregori e Dalla che spuntano qua e là nei versi delle canzoni attraverso l’uso di parole e descrizioni degne dei migliori narratori di storie.

Gli arrangiamenti sono curati al dettaglio, come d’altronde non sarebbe potuto essere diversamente per un artista, che oltre alle sue doti di scrittura riesce anche a sfoggiare le capacità musicali coltivate durante i suoi studi di jazz al conservatorio, e che vengono portate alla luce nel disco da musicisti di qualità ne risultano dunque delle sonorità che non sono mai stantie. Si va dai brani più delicati come L’ uva di Marta (brano che chiude il disco) alla più movimentata Canzone d’autunno dai ritmi latino americani, ma sempre conservando il piacere per una musica folk di qualità. Un ottimo disco di esordio (reperibile in tutti i maggiori store digitali) per un ragazzo che sembra avere ben chiaro il suo percorso artistico e che a giudicare dalle premesse, possiamo solo aspettarci un ottimo seguito.

di Tommaso Fossella, all rights reserved

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