LE DONNE DI LAUTREC

di Redazione The Freak

LE DONNE DI LAUTREC

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LE DONNE DI LAUTREC

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Le donne di Lautrec

Qualche giorno fa, sono stata alla mostra Gemme dell’impressionismo presso il museo dell’Ara Pacis. Sì, è innegabile: avere nella stessa stanza la luce di Van Gogh, la mitezza di Renoir, l’incantesimo di Monet, la classe di Manet è un qualcosa che confonde, che ubriaca di eccitazione.

Se ripercorressi lo stesso spazio espositivo mille volte, ne sono certa, vedrei sempre qualcosa di diverso. I colori si mescolerebbero con nuove seduzioni dando vita a conclusioni instancabilmente nuove.

Così, ancora una volta, mi sono innamorata di una donna di Toulouse-Lautrec.

Carmen Gaudin ha posato per il pittore più volte. Di lei l’artista amava il colore dei capelli. Quel rosso ramato lo rapì e lo portò a dipingerla spesso di profilo. La ritraeva sempre con abiti semplici ed essenziali, senza alcuna pretesa.

Una volta disse: «J’ai tâché de faire vrai et non pas idéal». Ho cercato di rappresentare la vita schiettamente per com’è e non per come dovrebbe essere.

Questo è stato il monito di tutta la vita di Lautrec, un imperativo categorico che lo ha spinto a dipingere il sostrato sociale della Montmartre di fine ottocento lasciando ad esso il suo sapore.

Verità, dunque.

Di verità egli cercava di vestire tutte le donne che hanno dominato le sue tele.

Prostitute, ballerine, popolane, borghesi, intellettuali, lavandaie.

Mai, in un quadro che ritragga una prostituta in un bordello, egli ha affiancato un uomo alla sua immagine. Voleva solo la purezza di donna, ritrarre capelli ribelli, svestirle con discrezione, farle ballare con indosso dei guanti neri e un cappello.

Questa era l’autenticità per Lautrec: trovare nelle donne di malaffare e nelle intriganti intellettuali la stessa limpidezza, la stessa innocente eleganza.

 Di Adriana Lagioia

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