LE CONFESSIONI DI ROBERTO ANDÒ: UNA DANZA TRA POTERE E UMANITÀ

di Natalina Rossi

LE CONFESSIONI DI ROBERTO ANDÒ: UNA DANZA TRA POTERE E UMANITÀ

di Natalina Rossi

LE CONFESSIONI DI ROBERTO ANDÒ: UNA DANZA TRA POTERE E UMANITÀ

di Natalina Rossi

«Stiamo defraudando il mondo della speranza, potremmo almeno restituirgli qualche illusione»

Così si apre il film di Roberto Andò Le confessioni, uscito nelle sale il 21 aprile. Gli uomini più potenti della terra, invitati dal proprietario del Fondo Monetario Internazionale Daniel Rochè a un summit che consacra il loro potere d’indirizzo sulle sorti del mondo, giustificano la presenza di un intellettuale monaco certosino vestito di bianco, di una scrittrice per bambini che disegna racconti e cerca verità, e di uno stravagante scrittore. le-confessioni-prime-foto-e-teaser-trailer-del-nuovo-film-di-roberto-ando-v3-256075-1280x720

Uno scambio di sguardi tra Roberto Salus (il monaco certosino) e Daniel Rochè anticipa una relazione che sottende segreti e umanità nascoste. Una relazione che si fonda sulla diversità di visioni, ideali, segreti e poteri. E si consolida dentro una confessione. Il potere di un uomo che crede di essere il padrone dei destini del mondo guarda in faccia quello di chi crede di non essere neppure padrone di se stesso. Così come il silenzio, definito dallo stesso regista una forma di potere da un lato, una scelta che racconta il respiro della coscienza individuale dall’altro.

Anima e denaro. Economia ed etica. Parole scelte silenziando i rumori superflui, e silenzi imposti. E poi una comunicazione asettica che si trasforma in un racconto intimo e umano. Roberto Andò, dopo la dolce danza del doppio con Viva la Libertà, riesce a mettere sulla pellicola il terzo gemello del precedente film, Salus, interpretato magistralmente da Toni Servillo. Un monaco vestito di bianco che si pone davanti agli altri personaggi come se li obbligasse a una rimessa in discussione di se stessi.

Un concentrato di pietà e dignità in mezzo alla brutalità del potere di un’Europa che, persa dietro i numeri, ha smarrito la propria anima.

confessioni

Il materialismo più spinto e la spiritualità più alta si fondono in una pellicola seducente e interessante che lascia spazio alla meditazione intesa come costruzione di un pensiero critico dello spettatore.

Ed è proprio il dubbio al centro dell’opera: le convinzioni di uomini che abitano regole asettiche perdono forza davanti al mistero della vita. Salus concede a uomini abituati alle leggi del mercato la possibilità di dubitare senza considerare il dubbio un inceppo del sistema. La bellezza di Salus è tutta nella sua credibilità, come dignità umana e non come credo.

Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Daniel Auteil, Connie Nielsen riescono a intrepretare meravigliosamente un film che è un vero è proprio testamento, ovvero una confessione.

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