Lavrov, un’intervista
che fa discutere

Lavrov, assurdo criticare
l'intervista di Rete4

Le critiche più nette sono arrivate dai politici di sinistra
Ecco perché si tratta di attacchi ingiustificati

di Cristina de Palma

Lavrov, un’intervista
che fa discutere

Lavrov, assurdo criticare
l'intervista di Rete4

Lavrov, assurdo criticare
l'intervista di Rete4

di Cristina de Palma
Lavrov

Lavrov, un’intervista
che fa discutere

Lavrov, assurdo criticare
l'intervista di Rete4

Le critiche più nette sono arrivate dai politici di sinistra
Ecco perché si tratta di attacchi ingiustificati

di Cristina de Palma

Non si parla di altro: l’intervista al ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, andata in onda nella trasmissione di Rete4, Zona Bianca, domenica sera ha aperto un acceso dibattito sul giornalismo italiano e sulla libertà d’espressione . Quarantadue minuti di intervista – perché sì, lo chiarisco subito, per me si è trattata di un’intervista con domande e risposte – tra il conduttore, Giuseppe Brindisi, e Lavrov sul futuro della guerra in Ucraina, sul ruolo degli Stati Uniti nel conflitto europeo e sui rapporti con Zelensky

Numerosi sono stati i commenti, ma tantissime le critiche anche da parte di giornalisti, direttori di riviste e quotidiani, indignati perché Lavrov non avrebbe avuto un contraddittorio. Più che di un’intervista si sarebbe trattato di un comizio russo – è questa l’accusa dei detrattori – infarcito delle peggiori falsità. Hanno espresso su Twitter il loro sdegno politici, come il leader del Pd Enrico Letta, che ha parlato di “un’onta per l’Italia”. 

Si è espresso sulla questione persino il premier Mario Draghi che ieri sera, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, ci è andato giù pesante: “Si è trattato di un comizio e non è granché professionalmente”.

Per me, da giornalista, è stato uno scoop, un’intervista che andava fatta senza alcun dubbio. Dall’inizio della guerra è la prima intervista di Lavrov a media europei e una rete italiana è stata in grado di far capire il pensiero di Putin al mondo.

Chi parla di filo-putinismo, complicità al regime dittatoriale di Putin non ha capito bene – secondo me – qual è il lavoro di un giornalista. Perché invitare la controparte e fare sentire anche quella versione dei fatti rientra sicuramente nel ruolo che un bravo giornalista deve avere. Brindisi è stato accusato di dare voce ad un assassino, di non aver controbattuto alle oscenità dette. Chi ha visto l’intervista, avrà notato che Lavrov per tutto il tempo ha letto dei fogli.

L’intervista era concordata e solo una persona totalmente in mala fede o ingenua poteva pensare che il numero 2 del Cremlino si sarebbe collegato in una trasmissione televisiva e avrebbe risposto a tutte le domande senza problemi. Le interviste le concordano anche i nostri amati politici, dai più importanti a quelli di seconda fila, dunque di cosa ci sorprendiamo? Avete mai visto una conferenza stampa di Conte o di Draghi?

Proprio parlando del presidente del Consiglio, penso anche che la sua uscita di ieri sera alla giornalista dell’AdnKronos che gli chiedeva un parere sull’intervista a Lavrov, sia stata fuori luogo. Poteva semplicemente fermarsi prima al merito delle vergognose (anche questo va detto) risposte di Lavrov, invece ha tenuto a sottolineare la poca professionalità di un giornalista e di una rete televisiva. Da un politico di quel calibro non mi sarei mai aspettata uno scivolone così evidente. 

Detto ciò, comizio o intervista, l’intervista è stata molto utile per capire come ragionano i russi, per capire la loro strategia e il loro modo di fare propaganda. E sono certa che moltissimi telespettatori abbiano notato questo e non il presunto asservimento di Brindisi. Anche perché verrebbe da pensare che i nostri politici, che tanto hanno criticato Mediaset e Brindisi,  forse pensano che gli italiani siano tutti stupidi. Ma gli italiani non sono stupidi, non si bevono ogni tipo di informazione senza riuscire ad avere una mente critica. Non sono idioti. Pensare il contrario, non fa molto onore alla nostra classe politica. 

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