L’alveare – il nuovo album de “Le maschere di Clara”

di Cristina

L’alveare – il nuovo album de “Le maschere di Clara”

di Cristina

L’alveare – il nuovo album de “Le maschere di Clara”

di Cristina

Inventare un linguaggio adatto a trascrivere la poesia sul pentagramma ricavandone emozioni è quello che provano a fare Laura Masotto (voce e violino elettrico) , Lorenzo Masotto (voce, basso, piano) e Bruce Turri (batteria). Loro sono ‘Le maschere di Clara’, trio indie-rock giunto alla terza pubblicazione musicale.

LE MASCHERE DI CLARA (è un elogio a Clara Wieck, moglie di Schumann ) tentano un approccio anticonformista percorrendo sentieri inesplorati dai più, riuscendoci. ‘L’alveare’ è il loro ultimo cd, registrato al “The Basement” Studio di Federico Pelle con la collaborazione di Davide Venco, sound engineer londinese degli Abbey road, Strongroom e Britannia Row Studios.

Anni di studi classici alle spalle e una forte passione per il rock hanno permesso loro di sviluppare un solido progetto musicale in grado di coniugare le due sfere. Non solo, l’avvicinamento di termini contraddittori si fa ancora più evidente nei testi, violenti, a volte inquietanti ma ricchi di spunti letterari. Ogni brano è un omaggio ad alcuni dei massimi esponenti della letteratura italiana, come si evince già dai titoli.

Il trio veronese dopo una prima esperienza discografica nel 2010 e il fortunato cd d’esordio ‘Anamorfosi’, torna sulle scene con nuovo album, il cui titolo ‘L’alveare’ è emblema di un luogo in cui regnano dedizione e operosità. L’ape regina è personificata tanto in Laura , con la sua voce profonda e carnale, quanto in Bruce che, con il martellante ritmo della batteria, sembra dirigere i lavori del gruppo. Compaiono anche il violino e il violoncello di un ospite speciale: Andrea Battistoni, il più giovane direttore d’orchestra del Teatro alla Scala.

È un lavoro studiato dettagliatamente e concepito per stupire il pubblico. Il ventaglio di tematiche affrontate nei testi si apre con la sfiducia nell’esistenza Leopardiana (“A se stesso”), le stragi di innocenti in guerra collegate al pensiero di Quasimodo (“Forse il cuore”), riflessioni morali nel brano ‘Se questo è un uomo’. E ancora, il tema pirandelliano dell’alienazione che spinge l’essere umano a confrontarsi con la propria solitudine, esplode in un brano particolarissimo: ‘Il fu Mattia Pascal’. L’apice del disco viene raggiunta, a mio avviso, in ‘Notturno’, in cui la dolcezza del pianoforte accompagna un testo d’amore struggente. Il disco si conclude, in bellezza, con ‘Fatti non foste a viver come bruti’, brano strumentale, non cantato, in cui è facile rintracciare le atmosfere cupe dell’inferno dantesco.

Il fondere insieme musica classica e rock è la vera innovazione de Le Maschere di Clara, che trovano il giusto equilibrio tra i vari generi, senza che nessuno prevalga in particolare. È questo un gruppo che ha la straordinaria capacità di valicare i confini spazio-temporali, passando dai suoni orchestrali a quelli più psichedelici, risvegliando i fantasmi delle epoche passate. È un disco avanguardistico, intelligente e mai noioso. Alla fine delle nove tracce, ci si rende conto di aver attraversato secoli di letteratura ed esperimenti musicali. Siamo di fronte ad un gruppo poliedrico, che ha studiato sul pentagramma e non improvvisa nulla. ‘L’alveare’ è un valido esempio di come l’arte incontra l’arte, creando un connubio vincente e degno di nota.

Di Cristina Comparato

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