L’affido – una storia di violenza

di Gianluca D’Alessandro

L’affido – una storia di violenza

di Gianluca D’Alessandro

L’affido – una storia di violenza

di Gianluca D’Alessandro

Miglior opera prima e Leone d’argento alla 74esima Mostra del cinema di Venezia, L’affido – Una storia di violenza era stata presentata durante le fasi finali del concorso e pochi si aspettavano un’accoglienza così importante dalla giuria che premiò la pellicola con due riconoscimenti molto prestigiosi.

Xavier Legrand, regista del film, esordisce con un lungometraggio che tratta un argomento molto attuale, dove una coppia divorziata sembrerà combattere unicamente per la custodia dei propri figli ma proseguendo con la visione ci saranno svelati i veri desideri del padre, autoproclamatosi vittima di un amore che non esiste più. Definita dal cineasta come un atto politico, la pellicola inizia come un dramma giudiziario per poi non evolvere, ma rivelare la vera natura del rapporto tra gli ex coniugi, finendo per assumere i toni di un thriller.

Il matrimonio tra Miriam e Antoine Besson si è sfaldato definitivamente e la custodia dei figli diventa per i genitori motivo di grande interesse. Nonostante Antoine sia rifiutato dalla sua progenie, il giudice gli affida il diritto di partecipare come tutore di suo figlio Julien nei fine settimana. Dal soggetto ordinario, Xavier Legrand indaga sul rapporto tra donna e uomo, dove quest’ultimo tende a prevaricare il sesso opposto con una violenza psicologica e fisica, creando un racconto di violenza domestica in cui il vittimismo dell’uomo danneggerà moltissimo le altre persone intorno a lui. È una storia di manipolazione, sia cinematografica sia umana. Cinematografica perché il carattere del padre è nascosto; lui inizialmente sembra voler, a tutti i costi, continuare ad avere spazio nella vita dei figli, non capendo perché questi ultimi sono contro di lui, trovando una perfetta collaborazione tra messa in scena e sceneggiatura, con il preciso scopo di installare il dubbio di ciò che vedi sullo schermo, su chi sia realmente colpevole nella coppia.

Umana perché Antoine è un manipolatore che sfrutta le persone che lo circondano, in special modo Julien, per riconquistare la sua ex moglie, la quale giustamente non vuole riprendere la relazione pericolosa che potrebbe sfociare nel “delitto passionale”, definizione che non rende giustizia all’omicidio puro e semplice. Il regista condanna questa denominazione della violenza sull’essere umano, come se (in questo caso un uomo) fosse spinto al limite da un amore non corrisposto e quindi “giustamente” costretto a uccidere sua moglie.

Interpretato benissimo, compatto e a tratti interessante, il film intimista di Xavier Legrand non è potente come ci saremmo aspettati ma sicuramente ben realizzato.

 

di Gianluca D’Alessandro, all rights reserved

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